Chi ha inventato il pandoro? Quando è nato questo piatto? Perché si chiama così? Rispondiamo a queste e molte altre domande su uno dei dolci più amati dagli italiani. Il pandoro è uno dei simboli del Natale, con il suo aspetto invitante; un pane soffice, ideale per un fine pasto o inzuppato in una tazza di latte a colazione.
Il pandoro è il dolce tipico veronese, uno dei simboli del Natale per eccellenza. Il piatto più famoso della città di Romeo e Giulietta, consumato soprattutto durante le festività. Ogni anno si ripresenta la sfida tra il pandoro veronese e il panettone milanese nelle case di tutti gli italiani. C'è chi preferisce la morbidezza e la dolcezza dello zucchero, c'è soprattutto chi odia i canditi, e poi c'è chi preferisce il panettone. Una "Civil War" degna della Marvel che divide generazioni, famiglie, fidanzati, prima di riconciliarsi con una fetta gustosa dell'uno e dell'altro dolce.
La particolarità del pandoro sta nella sua forma e nella sua consistenza: è bello da vedere, perché soffice come un cuscino, profuma di vaniglia e ha uno splendido colore dorato. La forma è a tronco, con rilievi a forma di stella, di solito a otto punte. A dispetto di quanto si pensa è anche molto difficile da fare, con tantissime fasi di preparazione. Ha una storia secolare e tantissime curiosità che lo accompagnano.
Il pandoro è uno dei dolci più venduti a Natale, secondo solo all'onnipresente panettone. Gli italiani dalla Valle d'Aosta alla Sicilia si accalcano nei supermercati per accaparrarsi i propri pandori del cuore. Negli ultimi anni sta nascendo anche la cultura del pandoro artigianale, creando un movimento incentrato sul pandoro di qualità che sicuramente farà bene a tutta l'industria dolciaria. Proviamo a conoscere meglio questo iconico dolce attraverso 7 curiosità che lo riguardano.
Le origini del pandoro risalgono al 1200 e sono riconducibili alle cene dei nobili di Venezia. A Natale veniva servito "il pan de oro", un dolce dalla forma conica, ricoperto da foglie d'oro, destinato ai palati dei più ricchi. Nello stesso periodo a Verona si serviva il nadalin, un dolce a forma di stella con farina, latte e lievito. Da questi due dolci e dal levà, altra preparazione dolciaria tipica della città veronese, nasce il pandoro moderno.
L'inventore del pandoro è stato Domenico Melegatti, fondatore dell'omonima industria dolciaria, che il 14 ottobre 1894 ha depositato all'ufficio brevetti un dolce morbido e dal caratteristico corpo a forma di stella a otto punte, la cui forma è opera dell'artista Angelo Dall'Oca Bianca, pittore impressionista. Melegatti ai dolci storici sopracitati ha aggiunto uova e burro, eliminando le mandorle e i granelli di zucchero dalla superficie del nadalin. Il nome non sarebbe solo un omaggio al dolce veneziano: la leggenda vuole che un garzone, prendendo in mano la prima fetta illuminata dal sole, abbia esclamato l’è proprio un pan de oro.
Abbiamo detto che la preparazione del pandoro è tutt'altro che semplice, ma gli ingredienti invece lo sono ed erano molto utilizzati ai tempi dell'Impero Romano. Tra gli scritti di Plinio il Vecchio risalenti al I secolo d.C. esiste una ricetta realizzata con farina, burro, olio ideata da un certo Vergilius Stephanus Senex che segue un procedimento molto simile a quello ideato da Domenico Melegatti alla fine del 1800.
Il successo del pandoro inventato da Domenico Melegatti è stato pressoché immediato. Tutto il Veneto ha voluto assaggiare questa nuova preparazione, così soffice e gustosa. Nei primi anni del ‘900 il pandoro è un prodotto ormai affermato in tutto il Nord Italia, al punto da poter entrare in concorrenza con il panettone di Milano, città in cui Melegatti ha aperto un suo negozio destinato a rimanere attivo fino all'inizio della guerra.
Più il dolce si è diffuso, più gli imitatori convinti di poter replicare questo famoso pandoro sono aumentati. Il pasticciere nativo di Verona ha preso la cosa molto sportivamente indicendo una sfida: chiunque si fosse presentato con la ricetta originale di un pandoro e relativa preparazione avrebbe vinto 1000 lire (corrispettivo di circa 5000 euro di oggi). Non si presentò nessuno.
Proprio così. Per gustare al meglio il dolce tipico di Verona il consiglio è quello di riscaldarlo prima di assaggiarne una fetta succulenta. Magari un termosifone, un calorifero, una qualunque fonte di calore che faccia sprigionare tutte le sostanze volatili racchiuse in quello scrigno color oro.
In Italia non ci facciamo mancare nulla, soprattutto quando si parla di cibo e politica. Sul fronte dello scontro di cui abbiamo parlato all'inizio dell'articolo, quindi pandoro contro panettone, è scesa in campo addirittura Giulia Grillo, all'epoca ministra della Salute. La politica nel 2018 affermò che il pandoro "è pesante, senza un'anima e senza sostanza" paragonandolo poi al Partito Democratico; al contrario "meglio il panettone, più saporito, proprio come il Movimento 5 Stelle". Apriti cielo: la Regione Veneto protesta veemente contro questa dichiarazioni "intollerabili verso una delle istituzioni della città di Verona, soprattutto a ridosso delle festività natalizie". Un caso politico, diplomatico, risoltosi con un nulla di fatto. Povero pandoro, sempre così bistrattato.
Tra l'uno e l'altro dei due tipici dolci che a Natale mettiamo sulle nostre tavole c'è qualche secolo di differenza a vantaggio del panettone. La ricetta del tipico dolce natalizio, infatti, iniziò a circolare già nel XVI secolo se non consideriamo "buona" la ricetta di Plinio il Vecchio. Il primo a parlare del panettone ufficialmente è stato Cristoforo di Messisburgo, un cuoco di Ferrara, che nel 1549 descriveva un dolce a base di farina, burro, zucchero uova e latte con gli impasti uguali a quelli del panettone, anche se mancano uvette e canditi. Dice che questo dolce sta facendo furore "dalle parti di Milano". Inconfondibile il riferimento.
Il pandoro va mangiato rigorosamente con le mani. Non è solo un gesto che ci riporta a quando eravamo bambini spensierati, è proprio il bon ton che lo impone. Questo dubbio lo risolse qualche anno fa la giornalista e studiosa Barbara Ronchi Della Rocca: "Il bon ton prescrive che i dolci natalizi – panettone, pandoro, panforte, e tutti i mille ‘pani dolci' della tradizione – vadano mangiati rigorosamente con le mani, per non toccare con il metallo delle posate quello che la simbologia cristiana ci presenta come Pane di Vita".