Da ben sette anni uno chef francese è l'addetto alle cucine di una stazione scientifica situata nel luogo più remoto e inospitale del mondo. A quasi 1400 metri e con temperature che raggiungono i -50, Thomas Duconseille cucina per i ricercatori che qui arrivano per 100 giorni l'anno.
Cucinare in un luogo letteralmente, unico, forse il più inospitale e ostile del pianeta. Nel luogo più freddo del mondo, in cui di notte si superano anche i -50 gradi sotto zero. Un luogo raggiunto da poche decine di ricercatori all'anno i quali, ovviamente, devono mangiare. E per i quali, ovviamente, qualcuno deve pur cucinare. Quel qualcuno in questo caso è tale Thomas Duconseille, un francese che può vantare il primato di essere lo chef che cucina e lavora nel luogo dalle temperature più rigide nell'intero pianeta. Da ben sette ‘stagioni', definiamole così.
Thomas è il responsabile delle cucine della stazione scientifica belga Princess Elisabeth Antarctica, in Antartide orientale, dove periodicamente si recano poche decine di ricercatori approfittando dei quasi quattro mesi di sole continuo (da novembre a febbraio) per completare i loro studi. La base si trova a un’altitudine di poco meno di 1400 m, dove le temperature spesso e volentieri raggiungono i -50 °C e le raffiche di vento soffiano a quasi 250 km/h. Il centro abitato più vicino? Città del Capo, praticamente a 5000 chilometri di distanza.
Non proprio il luogo più ospitale del mondo insomma. Thomas Duconseille scegliendo di operare in questo contesto non così comodo si è ritrovato forzato a reinventare, anzi meglio dire riadattare, il proprio lavoro. Le materie prime ovviamente non gli arrivano giorno per giorno, come può accadere in un ristorante normale, ma i rifornimenti di viveri sono per lo più mensili per alcune tipologie di prodotti (per esempio le insalate o il latte, direttamente da Città del Capo), mentre gran parte del cibo, di ogni genere, arriva surgelato per diventare poi la base della maggior parte delle ricette. "Sempre più mi sono abituato ad aspettare un mese tra le consegne di cibo fresco – ha detto lo chef alla CNN – Anni fa, quando ho iniziato a lavorare, era difficile perché il cibo fresco si consuma velocemente. Con l'esperienza, so cosa andrà a male prima, quindi per la prima settimana abbiamo un sacco di insalate fresche, me la gestisco per far durare questi ingredienti il più a lungo possibile, in queste quattro settimane me la cavo e fino alla quarta settimana posso ancora offrire qualcosa di appetitoso a mangiare"
La necessità dei ricercatori che in questa base stazionano per circa 100 giorni l'anno è quella di consumare cibi sostanziosi e nutrienti, e il compito dello chef Duconseille è quello di prepararli nel miglior modo possibile. Per far sì, insomma, che siano pure invitanti e buoni da mangiare e condividere. L'importanza della convivialità, in un posto del genere, assume ancor più valore per tenere alto il morale.
Di cosa si compongono i menu ideati e realizzati dal cuoco francese? Non c'è una vera e propria linea di cucina e a quanto pare a Thomas piace improvvisare, seguendo l'istinto e la disponibilità degli ingredienti. Si parte dalle colazioni, in cui spesso e volentieri compaiono croissant e brioche, a pranzo e cena ecco piatti in grado di contrastare le rigide temperature esterne come carni, zuppe, raclette oppure fondute. Il pane, così come tutti gli altri prodotti da forno, per ovvie ragioni viene realizzato direttamente in loco. Giusto celebrare anche le occasioni speciali, come le festività, anche a migliaia di chilometri dagli altri esseri umani più vicini. In questi frangenti non manca il tacchino ripieno, così come anche il foie gras.
E quando la base antartica rimane vuota cosa fa lo chef francese? A Thomas sembra non piacere proprio rilassarsi, magari trascorrendo qualche settimana al mare. In parte degli altri mesi dell'anno, infatti, lo possiamo ritrovare sul Monte Bianco a cucinare nel rifugio più alto, il Goûter Hut a 3800 metri.