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14 Gennaio 2022 11:14

Cronaca semiseria della quinta puntata di Masterchef: l’esterna spacca in due la classe

Quinta serata dell'undicesima edizione di Masterchef. I concorrenti alla prova con le radici proprie e dei giudici: esaltati i piatti della memoria. La prova in esterna in Trentino deflagra che manco una bomba: classe spaccata in due.

A cura di Alessandro Creta
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Va in archivio anche la quinta puntata di Masterchef. Due episodi in cui si è delineata una spaccatura netta tra concorrenti: cipolle, patate, montagne, punzecchiature e accuse gli ingredienti della serata dell'ultimo giovedì. Ecco com'è andata.

Mistery Box e Invention Test: semplicità e radici

La puntata si apre con una prova all'insegna dell'essenzialità, e infatti anche la Mistery Box dopo gli sfarzi dorati della scorsa settimana torna "normale", di semplice legno.

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Qualora avessimo avuto dei dubbi questi vengono subito dipanati: l'undicesima di Masterchef è un'edizione che vuole evidentemente puntare sul sentimentalismo che Barbara D'Urso scansati proprio. In classe si inizia a parlare di radici, di origini: si piange dopo appena 3 minuti di trasmissione. Va bene che per gli chef emozione significa energia, ma questo incipit di trasmissione sembra più degno del libro Cuore piuttosto che di un talent gastronomico. Capiamo l'esigenza di fare show, ma così pare esagerato. Meno moine, più cucina, please.

I giudici provano a far versare qualche lacrima anche alla ferrea Dalia, la quale fortunatamente non casca nel tranello, anzi. Tra il sentimentalismo generale emerge il "lato criminale" del suo passato a Vancouver. "Non avevo il permesso di lavoro … facevo finta di andare a scuola… sono stata cacciata dal Canada" dice tra l'incredulità di tutti, ma almeno col sorriso. Ringraziamo.

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Finalmente è tempo di cucinare: sotto alla Mistery Box pane, cipolle e patate. È l'ora dell'essenzialità, semplicità, e gli scarti disponibili in dispensa sono un altro segnale della chiamata al cucinare povero. Scopriamo che l'infanzia di molti nella masterclass è stata a base di cipolle e patate. "Me le preparava mia nonna" dicono in tanti, mentre Carmine fa il bastian contrario: "Quel tipo di cucina non mi appartiene". Stesso discorso per Mime: "I poveri in Giappone mangiano le cavallette", rivela. A casa avrete storto il naso ma tranquilli, a breve questi insetti arriveranno anche tra i nostri scaffali.

Il ciuffo di Federico intanto diventa sempre più importante, e stavolta il dj argentino ha anche una camicia da far invidia a Barbieri. Andrea nella sua postazione invece tenta di fare all in con il basilico gourmet. La mossa lo premierà. Nel frattempo a Carmine sorge il dubbio: "Forse il mio è un piatto troppo fighetto". I giudici: "Vogliamo qualcosa più di pancia e meno fighetto", dissipato ogni quesito. Alla fine al giudizio ci va l'arancina (fimmina, ma rimandiamo il dibattito in altre sedi) di Pietro, Andrea col suo basilico gourmet e Tracy, la cui "Dignità" convince davvero tutti sia per gusto sia per storia. "Tecnicamente perfetto".

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Suo insomma il vantaggio per l'Invention Test: ancora le radici protagoniste assieme al concetto di mangiare essenziale. Stavolta i giudici portano i loro piatti della memoria, da replicare nel modo più fedele possibile. Tracy sfrutta il suo vantaggio e assegna le preparazioni: c'è l'uovo in camicia con le polpette al sugo di Cannavacciuolo, le tagliatelle con rigaglie, aceto balsamico e uovo barzotto di Barbieri e il merluzzo con lenticchie e salsa al prezzemolo di Locatelli.

È il piatto dello chef bolognese a creare i maggiori timori. Mery non prende l'assegnazione proprio con sportività, al punto di parlare di "tradimento": non saranno due puntate facili per la personal trainer di Roma. Barbieri intanto si assicura che i concorrenti stiano preparando al meglio le sue tagliatelle e passa tra le postazioni con l'autorità (ma non la stazza) del Sergente Hartman al grido di "Il ragù va girato", "Tagliatelle sottili", "Fallo andare, fallo andare" indicando il sugo; e i nervi già salgono a fior di pelle. "Forse Barbieri è lo chef che mi ha capito di più" afferma Carmine. "Carmine ma cosa c***o stai facendo" urla Barbieri a Carmine. Ci siamo persi qualcosa?

È però Cannavacciuolo a vestire i panni del cattivo e come un cane da guardia controlla che i colleghi non diano troppi consigli ai concorrenti. Lo chef campano nonostante ciò dispensa alcuni suggerimenti ma non tutti colgono a pieno. "Chef non ho sentito bene non avevo su gli occhiali" afferma Bruno… ma in che senso? Tra urlacci e rimproveri si arriva comunque al momento dell'assaggio.

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Dalia ci ha messo 9 puntate prima di abbozzare un sorriso, ora azzarda anche una battuta ma Barbieri la fulmina con lo sguardo. Forse non è ancora tempo di fare la simpatica, o forse proprio non è nelle sue corde. Intanto capiamo che, come per Nando Martellone in Boris, il filone comico di questa edizione di Masterchef è affidato al duo Mime-Bruno.

Federico confonde il piatto per la sua testa e l'aceto balsamico per gel, ma nonostante tutto non è la sua la resa peggiore. Ad andarsene, infatti, è il maître Andrea. Il quale, almeno, esce con sportività e il sorriso. A vincere la prova è invece Lia (Tina è ancora pietrificata in postazione dopo il giudizio degli chef) e sarà lei la capitana della prova in esterna.

Seconda puntata: il Trentino non perdona

Aria di montagna nella seconda puntata della serata: si va in Trentino, fra le malghe della Val di Sole, dove 24 pastori e contadini si ritrovano nei panni di giudici d'eccezione. Una prova a base dei prodotti e delle ricette del territorio con il fieno protagonista, sia come ingrediente (squadra blu) sia come tecnica di cottura (squadra rossa).

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Gli animi si accendono già al momento della formazione delle squadre: Lia (grembiule rosso) designa Mery come capitana avversaria e la romana non sembra prenderla bene. "Era quello che volevo" dice, ma la sua espressione rivela tutt'altro. I problemi proseguono con la scelta dei compagni: la vincitrice dell'Invention opta per Christian, e le reazioni sembrano quelle del furto della Monna Lisa al Louvre. "Mi sarei fidato più di Mery" dice il ragazzone piemontese con la faccia di chi è stato appena condannato a falciare i prati dell'intera malga. Segnali di ammutinamento? Cannavacciuolo fiuta il clima teso e decide di abbandonare il gruppo: meglio falciare l'erba coi pastori locali invece di assistere a certe scenate. Cristian, intanto, ogni 5 minuti ricorda che avrebbe voluto lavorare con Mery.

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A metà prova Lia sfrutta il suo secondo vantaggio: cambiare compagno in corso d'opera. Via Polone, dentro Pietro. "È uno svantaggio prendere un'altra persona durante la sfida" dice Chri. La sintonia con Lia non pervenuta proprio. Mentre, nelle battute finali dell'esterna, Lia chiama tutti a raccolta per fare squadra Mery pare sul punto di abbandonare la nave. Ma non era contenta di fare il capitano?

Cannavacciuolo passa tra i tavoli dei pastori e tasta l'umore generale. "È una bella gara, mi piace", afferma: risultato finale 23 a 1 per la squadra rossa. Lasciamo allo chef la cucina, non gli exit poll. Christian, che non si lamentava da 10 minuti, prende la notizia quasi come un'eliminazione.

Lo showdown nella masterclass tra i grembiuli neri è un continuo scaricabarile e accuse reciproche. La maturità sembra quella di una capricciosa scolaresca di terza elementare: volano attacchi, rimproveri di tradimenti e quant'altro. È un contest, una competizione da vincere in solitaria: per le attività di squadra provare il canottaggio.

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Il Pressure Test è a base di uova, nello specifico omelette. "Non l'ho mai preparata" il mantra tra i tavoli, ma di riffa o di raffa tutti portano a casa la pelle tranne Nicholas, autore invece di una frittata. Compiuta la profezia di Cannavacciuolo nella puntata della scorsa settimana, ma il ragazzo toscano almeno esce con dignità, a testa alta e senza versare nemmeno una lacrima. Se non altro oggi gli eliminati l'hanno presa con modo decoubertiano.

Ma cosa abbiamo imparato in questa quinta serata di Masterchef? Che lo zucchero non va aggiunto alla salsa di pomodoro, che la "maledizione delle uova" può colpire chiunque (Carmine docet), e che non bisogna dire a Barbieri come si mangia l'arancina. Soprattutto, però, abbiamo capito che a Bruno servono gli occhiali anche per ascoltare…

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Quello che i piatti non dicono
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