La siccità e il cambiamento climatico stanno mettendo a dura prova uno dei pilastri dell'agricoltura italiana. È fondamentale agire in modo rapido ed efficace per salvaguardare un patrimonio agroalimentare unico al mondo.
L'Italia, patria dell‘olio extravergine d'oliva, sta affrontando una grave crisi produttiva a causa della prolungata siccità e delle ondate di calore che hanno colpito il Paese negli ultimi mesi. Le regioni meridionali, in particolare Puglia, Calabria e Sicilia, pilastri della produzione olivicola nazionale, sono quelle che hanno subito i colpi più duri. La scarsità di piogge e le temperature record hanno messo a dura prova gli oliveti, riducendo drasticamente la fioritura e l'allegagione delle olive. Si stima che la produzione di olio d'oliva nel Sud Italia sia praticamente dimezzata rispetto all'anno precedente. A fronte di questa situazione critica al Sud, le regioni del Nord e del Centro Italia hanno registrato un aumento significativo della produzione, grazie a condizioni climatiche più favorevoli. Tuttavia, questo incremento non è sufficiente a compensare le pesanti perdite del Sud secondo i dati Ismea pubblicati dall'Ansa.
Le stime più recenti indicano una produzione nazionale di olio d'oliva di circa 224.000 tonnellate, con un calo del 32% rispetto all'anno precedente. Questo crollo produttivo fa retrocedere l'Italia dal secondo al quinto posto tra i maggiori produttori mondiali di olio d'oliva, lasciando spazio ad altri Paesi come Spagna, Turchia, Tunisia e Grecia, che invece prevedono un aumento della produzione del 50-60%.
Quali saranno le conseguenze per i consumatori? La riduzione della produzione di olio d'oliva italiano avrà inevitabili ripercussioni sul mercato. Si prevede un aumento dei prezzi e una maggiore difficoltà nell'approvvigionamento, soprattutto per quanto riguarda gli oli extravergini di alta qualità.
La crisi che sta attraversando il settore olivicolo italiano richiede interventi urgenti per garantire la sostenibilità e la competitività del comparto. Sono necessari investimenti in ricerca e sviluppo per selezionare cultivar più resistenti ai cambiamenti climatici, promuovere pratiche agricole sostenibili e migliorare la gestione delle risorse idriche.
In linea generale, come sottolinea ISMEA nel report Tendenze, gli imbottigliatori si trovano a fare i conti con un raccolto sempre più incerto e soggetto ai cambiamenti climatici. Questo provoca molti danni all'economia delle aziende perché la programmazione degli approvvigionamenti è fondamentale per l'equilibrio finanziario di un settore. Oltre a questo c'è la crescente difficoltà dei produttori alle prese con epidemie e cali di produzione. Ovviamente a farne le spese sono sempre i consumatori che in due anni hanno visto aumentare i prezzi del prodotto soprattutto nei canali della Gdo.