La chiamano la “bevanda degli dei” e non a caso: l’idromele non ha pari a livello di gusto, un incrocio tra dolce e alcolico degno di essere bevuto, appunto, persino dalle divinità. Ma che cos’è l’idromele e quali sono le sue particolarità? Scopriamo la storia e le caratteristiche di uno degli alcolici più antichi del mondo.
Dolce come il miele, forte come un alcolico: l’idromele non ha pari a livello di sapore. Si tratta di una delle bevande fermentate più antiche del mondo, ottenuto dalla fermentazione del miele con il lievito la cui preparazione richiede tempo e pazienza, ma il cui risultato è impagabile. Amatissimo da Greci e Romani, consumato in grande quantità da Celti e da Vichinghi, di cui è diventata la bevanda simbolo, l’idromele è conosciuto anche come “bevanda degli dei” per il suo gusto, ma anche per le proprietà benefiche che gli sono state attribuite nel corso dei secoli. Protagonista di leggende e miti, perpetuata attraverso le epoche, l’idromele è un vero gioiello della cultura europea da conoscere e continuare a tramandare.
Più antico della birra, del vino e di altre bevande storiche amate dalle popolazioni del passato come il sidro e il mulsum, l’idromele è una bevanda alcolica preparata con tre ingredienti base: acqua, miele e lievito, a cui si aggiunge il quarto “ingrediente” fondamentale per tutte le bevande che prevedono fermentazione, il tempo.
Le prime tracce dell’uso dell’idromele risalgono addirittura all’Antico Egitto, circa 2.000 anni prima dell’anno 0, e proseguono in epoca Greca e Romana: presso i Greci non diventerà troppo popolare a causa dell’alto costo della materia prima, mentre i Romani lo tennero in grandissima considerazione; si trovano citazioni dell’idromele sia nelle opere di Columella sia in quelle di Plinio. Non solo: alcune testimonianze archeologiche legano il culto di Dioniso (diventato poi Bacco per i Romani) in una prima fase non era legato al vino ma proprio all’idromele, solo in seguito soppiantato dal vino presso queste popolazioni.
I Greci e i Romani, dopo aver scoperto il vino, lo preferirono come bevanda, ma l’idromele non sparì anzi si “trasferì” in altre zone, in particolare nell’Europa Settentrionale dove attecchì così tanto da diventarne un vero e proprio simbolo. A rendere celebre l’utilizzo dell’idromele furono infatti le popolazioni dei Celti e dei Vichinghi, per cui assunse in entrambi i casi anche significati fortemente simbolici.
Nella mitologia norrena l'idromele (mjöðr) veniva infatti rappresentato come la bevanda dell’immortalità, la preferita di Odino e degli Dei (Aesir) – motivo per cui venne chiamata la “bevanda degli dei” – mentre i druidi Celti usavano l’idromele come vera e propria bevanda sacra per il suo essere a base di miele e acqua, simboli della linfa vitale di Madre Terra, e la usavano nel corso delle cerimonie che scandivano il ritmo delle stagioni.
Anche nel Medioevo l’idromele godette di un grande successo e di un’ampia diffusione, in particolare in Inghilterra ma in realtà anche nelle regioni più meridionali, Italia compresa. Erano principalmente i monaci nei monasteri a produrre l’idromele, soprattutto perché spesso avevano i propri alveari e il proprio miele, e in questo modo contribuirono in modo significativo al perfezionamento delle tecniche di produzione e alla diffusione della bevanda. In questo periodo l’idromele divenne bevanda delle classi superiori, servito in occasioni di festa, ma anche una bevanda a cui vennero attribuite tutta una serie di proprietà curative.
Con il tempo la produzione di vino prese sempre più piede in Europa e la nuova bevanda andò a sostituire l’idromele, che però rimase la bibita per eccellenza delle popolazioni germaniche e nord-europee impossibilitate a coltivare le vigne per via delle temperature rigide; proprio grazie alla loro cultura l’idromele è sopravvissuto ed è stato tramandato fino ai giorni nostri.
Per noi oggi l’idromele è una piacevole bevanda da sorseggiare, ma in passato e soprattutto in epoca medioevale era considerato un vero e proprio elisir di benessere e infatti si diffusero tutta una serie di credenze sulle sue molteplici proprietà. La credenza derivava, principalmente dal fatto che fosse a base di miele, a cui venivano attribuite grandi proprietà curative (non a caso: il miele è uno dei prodotti più benefici che troviamo in natura).
L’idromele trovava quindi applicazione anche in medicina e veniva utilizzato per il trattamento di vari disturbi, tra cui problemi digestivi e raffreddori: alcuni medici medioevali raccomandavano persino l'idromele come tonico per i convalescenti. Inoltre, in diversi parti d’Europa, si usava regalare ai novelli sposi una scorta di idromele sufficiente per la durata di un mese lunare, perché si riteneva che la bevanda fosse un tonico e una bibita energetica in grado si aiutare la coppia a fare figli. Proprio da questa usanza deriva il termine "luna di miele" usato per descrivere il primo periodo dopo il matrimonio.
Oggi sappiamo che molte di queste storie, per quanto affascinanti, sono solo dei miti e delle superstizioni, ma è in parte vero che l’idromele è una bevanda benefica: il miele fermentato è ricco di sali minerali, calcio, magnesio ed ha proprietà antinfiammatorie e antibiotiche, mantenute intatte grazie alla sua gradazione alcolica. L’idromele ha quindi delle vere proprietà benefiche per l’organismo, ma ricorda che si tratta appunto di una bevanda alcolica con gradazione che varia dal 6% al 18% e quindi non può essere trattata come faresti con uno sciroppo.
L’idromele generalmente ha un sapore piacevole, molto dolce per via del miele, motivo per cui spesso si usa per accompagnare dolci di pasticceria secca proprio come un vin santo o un passito. La bevanda può assumere però sfumature di gusto diverse in base a diversi fattori: prima di tutto la gradazione alcolica, che è più o meno bassa in base a quanto lievito si usa nella fermentazione (più lievito si usa, più la gradazione sarà alta).
Il sapore dipende anche dalla quantità di zuccheri residui nella bevanda alla fine del processo di fermentazione e in base a questa caratteristica si possono ottenere diverse tipologie di idromele, che quindi può essere molto secco, secco, demi-sec, dolce o liquoroso. L’idromele si trova in commercio già pronto in tutte queste varietà, ma se vuoi provare a realizzarlo in casa è possibile seguendo il processo giusto e armandoti di pazienza.
Per preparare l’idromele devi versare 3 litri di acqua in una pentola e riscaldarla fino a una temperatura di 45° C, poi aggiungere 2 kg di miele e mescolare il tutto con movimenti energetici che permettono di inglobare aria e favorire la fermentazione. Poco alla volta aggiungi 3 gr di lievito (quello specifico per l’idromele o il più generico lievito enologico) e continua a mescolare fino ad ottenere un composto omogeneo.
Sigilla poi il recipiente con della pellicola e lascia riposare il composto per 30 minuti, poi travasalo in una damigiana: dovrai riporla in un luogo fresco e asciutto e lasciarlo fermentare per 30 giorni; per la prima settimana è necessario scuotere il liquido in senso rotatorio una volta al giorno. Passato il tempo necessario imbottiglia l’idromele e lascialo stabilizzare per un periodo che varia dai 3 ai 12 mesi.