Quello dei frutti antichi e (quasi) dimenticati è un universo che parla di storia e ricchezza del territorio, proprio come fanno questi pomi in miniatura, da gustare in confetture, liquori e sotto spirito.
Ha dimensioni poco più grandi di una noce, colore rosso e giallo e un gusto leggermente acidulo. Stiamo parlando dell’azzeruola, una piccola mela ormai (quasi) sconosciuta che come le sorbole o le giuggiole condivide le peculiarità dei frutti antichi. Questi pomi dalle dimensioni ridotte, infatti, sono un simbolo di biodiversità che rischia di essere dimenticato, quindi perso, dato che la coltivazione dell’albero, l’azzeruolo, fiorente fino al secolo scorso, ora è andata in disuso, favorendo i big che si trovano nel banchi del supermercato, ma anche del fruttivendolo. Come per tutte le piante rurali, anche i suoi frutti sono stati utilizzati tradizionalmente dai contadini, consumati freschi oppure ridotti in confetture o sotto spirito. Conosciamo meglio l’azzeruola, tra origini, caratteristiche, proprietà e usi in cucina.
L’azzeruolo è un albero cespuglioso che solitamente non supera i 5 metri di altezza e che fiorisce di bianco vestito in primavera, con i frutti che maturano ad agosto e settembre. Lo si trova nelle campagne, lungo i viali e più raramente nei giardini di molte regioni, dal Veneto all’Emilia Romagna, passando per Piemonte e Toscana, anche se vede la Sicilia come terra d’elezione, dove cresce in modo spontaneo, non solo coltivato, sia come pianta da frutto sia ornamentale. Le sue origini si localizzano nell’Asia Minore e in Grecia ed è presente in diversi paesi che si affacciano sul Mediterraneo, tra cui la Francia e la Spagna: in Italia è arrivato al tempo degli antichi Romani, portato nella penisola proprio dai soldati dell'Impero. Il suo nome scientifico è Crataegus azarolus e appartiene alla grande famiglia delle Rosaceae, insieme, tra gli altri, al melo, al pero, al ciliegio, al sorbo, al nespolo e al susino. I suoi frutti sono le azzeruole, chiamate a seconda della provenienza geografica in diversi modi, tipo pomi imperiali, pomi reali o pomi lazari: si tratta di meline di forma irregolare e piccole dimensioni, dai 2,5 ai 5 cm, con caratteristiche che cambiano a seconda delle varietà. In Italia se ne contano tre: l’azzeruolo bianco o moscatello, con buccia giallo pallido e polpa dolciastra; l’azzeruolo rosso, con l’esterno dalle sfumature più o meno accese e un sapore più acidulo e l'azzeruolo giallo del Canada, il più zuccherino dei tre.
All’azzeruola vengono riconosciuti diversi benefici: oltre a essere fresca e dissetante, ha un alto contenuto di betacarotene, noto per le sue capacità antiossidanti, che in tandem con la vitamina C sono un alleato per il rafforzamento dei sistema immunitario e utili a una buona salute delle ossa, delle pelle e della vista. Questo frutto, inoltre, ha proprietà diuretiche e ipotensive, ovvero in grado di ridurre la pressione arteriosa.
Piccolo, ma dalla polpa succosa e piacevolmente acidulata, il pomo in miniatura dell’azzeruolo viene gustato al naturale, come si fa con le nespole o le giuggiole, anche se i maggiori impieghi in cucina vertono sulla sua trasformazione in confetture e gelatine, da abbinare a ingredienti salati e dolci come accompagnamento per selezioni di formaggi, da spalmare su fette biscottate o pane per la colazione, o ancora per farcire torte e crostate. Con le azzeruole si producono anche liquori, grappe e distillati e, sempre associate all’alcool, si conservano sotto spirito, come le ciliegie, così da averle a disposizione in modo sfizioso e rétro tutto l'anno.