video suggerito
video suggerito
24 Marzo 2025 18:00

Cos’è la viticoltura integrata? Un approccio antico che potrebbe essere il futuro

La viticoltura integrata è la via di mezzo tra la viticoltura convenzionale e quella biologica. Tende alla biologica, ma usa prodotti chimici quando strettamente necessario. Ecco qual è la filosofia e le caratteristiche della viticoltura integrata e perché può diventare l'approccio migliore in futuro.

1
viticoltura-integrata-differenze-convenzionale-biologica

La viticoltura integrata è un approccio moderno e sostenibile alla coltivazione della vite, pensato per bilanciare la redditività economica con la tutela dell'ambiente e la salute delle persone. Questo sistema si pone come obiettivo primario la prevenzione delle infestazioni di malattie e parassiti della vite grazie all'adozione di misure mirate che privilegiano metodi biologici, biotecnici, di allevamento e tecniche di coltivazione. In questo contesto l'uso di prodotti chimici viene evitato per quanto possibile, ricorrendo a essi solo quando strettamente necessario. Possiamo considerarla una tappa intermedia verso la viticoltura biologica, rappresentando un percorso di progressiva riduzione dell'impatto ambientale delle pratiche agricole. In realtà questo metodo è stato sempre usato nei secoli scorsi ma in maniera empirica, senza fossilizzarsi troppo sulla replicabilità. I nostri antenati lo seguivano semplicemente perché funzionava, poi lo abbiamo dimenticato e ora lo stiamo riscoprendo.

I principi fondamentali della viticoltura integrata

La viticoltura integrata trae ispirazione dalle tecniche tradizionali di coltivazione della vite ma le arricchisce con le conoscenze scientifiche e le tecnologie moderne per ottimizzare i risultati in termini di qualità e sostenibilità. L'attenzione è focalizzata sulla preservazione delle risorse naturali per le generazioni future e sulla minimizzazione dell'impatto ambientale complessivo della produzione vinicola.

viticoltura-integrata-cos-e

In Italia il termine ufficialmente riconosciuto per questo sistema di produzione agro-alimentare è "produzione integrata", che viene definita come un insieme di metodi e mezzi produttivi e di difesa dalle avversità delle produzioni agricole, volti a ridurre l'uso delle sostanze chimiche di sintesi e a razionalizzare la fertilizzazione, nel rispetto dei principi ecologici. Le regioni italiane definiscono specifici disciplinari di produzione integrata che costituiscono il riferimento per gli agricoltori. Questi disciplinari forniscono indicazioni dettagliate sulle pratiche agronomiche e sulla difesa fitosanitaria a basso impatto ambientale, adattandosi alle specificità dei diversi territori e delle diverse colture, inclusa la vite.

Il principio cardine della viticoltura integrata è l'adozione di una visione olistica dell'ecosistema del vigneto. Questo significa considerare il vigneto non come un monocoltura isolata, ma come un sistema complesso e interconnesso in cui la vite interagisce con il suolo, l'acqua, l'aria e la biodiversità circostante. Ogni elemento svolge un ruolo importante nell'equilibrio e nella salute del vigneto e la viticoltura integrata mira a gestire queste interazioni in modo sinergico per favorire la crescita sana della vite e la produzione di uve di qualità.

Un altro principio fondamentale è la riduzione dell'uso di prodotti chimici. Questo approccio riconosce i potenziali impatti negativi che pesticidi e fertilizzanti chimici possono avere sull'ambiente, sulla salute umana e sulla biodiversità. Proprio questo messaggio è fondamentale perché un ecosistema viticolo diversificato è in grado di autoregolarsi. La presenza di una varietà di specie vegetali e animali, inclusi insetti utili, predatori naturali di parassiti e microrganismi benefici nel suolo, contribuisce a mantenere l'equilibrio ecologico e a ridurre la necessità di interventi esterni.

viticoltura-integrata

La viticoltura integrata si basa anche sul rispetto dei cicli naturali. Questo implica lavorare in armonia con i processi naturali che regolano la fertilità del suolo, la disponibilità di acqua e la salute delle piante, anziché cercare di forzarli con interventi artificiali. Pratiche come la rotazione delle colture (dove applicabile), l'uso di sovescio – una pratica agronomica che consiste nell'interramento di materiale vegetale con lo scopo di mantenere o aumentare la fertilità del terreno – e la gestione oculata dell'irrigazione sono esempi di come questo principio viene messo in pratica.

I viticoltori che seguono i principi della viticoltura integrata effettuano controlli regolari nel vigneto per valutare lo stato di salute delle viti, la presenza di parassiti e malattie e le condizioni ambientali. Queste informazioni sono fondamentali per decidere se e come intervenire, scegliendo le strategie più appropriate e meno impattanti.

Infine, la viticoltura integrata pone una forte enfasi sulla prevenzione: adottare misure preventive, come la scelta di varietà di vite resistenti alle malattie, l'implementazione di buone pratiche agronomiche che favoriscono la salute delle piante e la creazione di un ambiente sfavorevole allo sviluppo di parassiti e malattie, è considerato più efficace e sostenibile a lungo termine rispetto al dover affrontare le emergenze con interventi curativi.

Quando l'intervento chimico si rende necessario, la viticoltura integrata prevede l'utilizzo di prodotti fitosanitari a basso impatto ambientale, caratterizzati da una minore tossicità per l'uomo e per la fauna non bersaglio, da una più rapida degradabilità nell'ambiente e da una maggiore selettività nei confronti dell'organismo dannoso. L'obiettivo è ridurre al minimo i rischi per la salute degli operatori, dei consumatori e dell'ambiente, preservando al contempo l'efficacia della difesa. L'utilizzo di varietà di viti resistenti alle malattie funginee (note come varietà PiWi) rappresenta un'ulteriore strategia chiave per ridurre la necessità di trattamenti fitosanitari. La concimazione viene gestita in modo mirato, tenendo conto delle specifiche esigenze nutrizionali della vite nelle diverse fasi del suo ciclo di sviluppo e delle caratteristiche del suolo.

Che differenza c'è tra la viticoltura classica, quella biologica e quella integrata

La viticoltura integrata si distingue sia dalla viticoltura convenzionale sia da quella biologica per il suo approccio e per le tecniche utilizzate:

  • La viticoltura convenzionale è caratterizzata da un'elevata intensità di input, con un uso frequente e spesso sistematico di pesticidi, erbicidi e fertilizzanti chimici di sintesi per massimizzare le rese e controllare in modo rapido ed efficace parassiti e malattie. Sebbene questo approccio possa garantire produzioni elevate e costanti, solleva preoccupazioni significative riguardo all'impatto ambientale, alla perdita di biodiversità e ai potenziali rischi per la salute umana dovuti alla presenza di residui chimici nel vino e nell'ambiente.
  • La viticoltura biologica, al contrario, esclude completamente l'uso di pesticidi, erbicidi e fertilizzanti chimici di sintesi. Si basa sull'impiego di metodi "naturali" come la lotta biologica, la concimazione organica, il sovescio e la rotazione delle colture per mantenere la salute del suolo, delle piante e dell'intero ecosistema. La viticoltura biologica pone una forte enfasi sulla tutela dell'ambiente e sulla produzione di alimenti privi di residui chimici di sintesi, ma può presentare sfide maggiori nella gestione di parassiti e malattie, soprattutto in annate difficili, e può comportare costi di produzione più elevati. La viticoltura biologica è soggetta a rigorosi standard di certificazione, come il Regolamento (CE) n. 834/2007 a livello europeo.
  • La viticoltura integrata si posiziona come un approccio intermedio tra queste due filosofie: mira a ridurre significativamente l'uso di pesticidi e fertilizzanti chimici rispetto alla viticoltura convenzionale, privilegiando metodi biologici, biotecnici e agronomici. Tuttavia, a differenza della viticoltura biologica, la viticoltura integrata non esclude completamente l'uso di prodotti chimici di sintesi, consentendone l'impiego in modo razionale e mirato, solo quando necessario e secondo specifiche normative e linee guida, come i Disciplinari regionali e il sistema SQNPI in Italia. Questo approccio offre una maggiore flessibilità, consentendo ai viticoltori di adattare le proprie pratiche alle specifiche condizioni del vigneto e alle esigenze produttive ed economiche, pur perseguendo obiettivi di sostenibilità ambientale e di riduzione dei rischi per la salute.
Immagine
Quello che i piatti non dicono
Segui i canali social di Cookist
api url views