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12 Aprile 2024 13:01

Cos’è la peste suina e perché sta minacciando importanti produzioni italiane

I recenti ritrovamenti delle carcasse di animali infetti a pochi chilometri da Langhirano mettono in allarme tutto il settore. Ma cos'è la peste suina e quali conseguenze potrebbero esserci se si diffondesse ulteriormente?

A cura di Francesca Fiore
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Una carcassa di animale colpito dalla peste suina è stata ritrovata a pochi km da Langhirano, considerata una delle sedi simbolo del Prosciutto di Parma per le decine di prosciuttifici sparsi sul suo territorio: questo è bastato per portare all'attenzione del settore un problema forse un po' sottovalutato negli scorsi mesi. Ma cos'è la peste suina e perché può mettere a rischio le nostre produzioni di eccellenza?

Cos'è la peste suina africana

Iniziamo col dire che esistono due malattie distinte chiamate "peste suina": la peste suina classica (PSC) e la peste suina africana (PSA). In questo caso parliamo della seconda, la peste suina africana (conosciuta in inglese con l'acronimo ASF), una malattia virale altamente contagiosa che colpisce i maiali domestici e selvatici, soprattutto i cinghiali, ma che non è trasmissibile all'uomo. Non si tratta di una patologia che si è manifestata di recente: il primo scoppio di un'epidemia da peste suina africana è stato riconosciuto retrospettivamente come quello del 1907, solo dopo la sua descritta avvenuta in Kenya nel 1921.

Secondo la Fao "la diffusione della malattia in tutto il mondo ha messo in crisi gli allevamenti suini a conduzione familiare, che sono spesso la principale fonte di sostentamento e il motore delle economie locali", creando gravi crisi politiche e sociali. La peste suina africana, infatti, causa la morte del 100% degli animali infetti, con un impatto devastante sugli allevamenti di suini. 

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Che impatto ha la peste suina sulle produzioni italiane

Ma quando è arrivata nello specifico sul nostro territorio? Se in Europa le segnalazioni iniziano già nel 2012, in particolare in Ucraina, in Italia la peste suina africana è stata ufficialmente segnala nel 2022, quando a gennaio venne ritrovata in Piemonte una carcassa di cinghiale infetto, mentre a maggio 2022, è stata rilevata per la prima volta in un allevamento suinicolo nel Lazio. Da allora, la malattia si è diffusa in diverse regioni, in particolare del Nord Italia, principalmente in Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana: ad aprile 2024, si stima che sul nostro territorio, al fine di contenere il contagio, siano stati abbattuti oltre 1 milione di suini.

La situazione si è aggravata di recente, quando  la carcassa di animale colpito dalla peste suina è stata ritrovata a Borgo val di Taro, 65 km da Langhirano, "patria" del Prosciutto di Parma Dop, una vera e propria istituzione gastronomica italiana, a gennaio; in questi giorni la notizia di  una seconda, che sarebbe stata avvistata addirittura a 10 km dal comune del Parmense. Come scrive il Fatto alimentare "si tratta di un disastro annunciato da almeno due anni, che ha visto il virus estendersi dalla Liguria a sette Regioni, con il ritrovamento, fin ora, di oltre 1.855 carcasse di cinghiali e l’abbattimento di oltre 40 mila maiali in 9 allevamenti". Secondo il quotidiano, il Consorzio del Prosciutto di Parma aveva promesso blocchi dell'export al primo ritrovamento nei pressi dei suoi prosciuttifici ma, ad oggi, non si hanno notizie certe su questo possibile stop. Molti lamentano anche l'intervento statale che pare si sia focalizzato più sui rimborsi degli allevatori, per limitare il danno economico, che sulle attività di sradicamento della malattia in sé.

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Cosa potrebbe succedere alle nostre produzioni di eccellenza come quelle del Prosciutto di Parma? Il primo problema sarà quello dell'aumento dell'abbattimento del numero di maiali, con una perdita di materia prima importante; come seconda ipotesi le restrizioni sugli allevamenti come limitazioni all'attività in zone specifiche e/o chiusure. Tutto questo potrebbe innescare un processo a catena: riduzione del personale, difficoltà di approvvigionamento di carne suina, restrizioni all'esportazioni, con la conseguente crisi economica del settore. Per non parlare del danno di immagine che potrebbe indurre i consumatori a evitare il prodotto, aggravando ulteriormente la situazione; da non sottovalutare, come effetto sul lungo periodo, anche la riduzione della biodiversità e la graduale scomparsa di un patrimonio gastronomico che tutto il mondo ci invidia.

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