In Alto Adige l’autunno è sinonimo di Törggelen, una tradizione di antiche origini che ogni anno si rinnova in nome del vino novello e delle castagne. Un rito diffuso tra locande chiamate masi (osterie/fattorie, simili ad agriturismi), per condividere i frutti della vendemmia e le specialità gastronomiche locali. Usanza di natura contadina che oggi coinvolge anche tanti turisti.
Rito di origine contadina, nato per celebrare i primi frutti della vendemmia e la raccolta delle castagne, il Törggelen è una sorta di festa, diffusa soprattutto nella provincia di Bolzano, capace annualmente di attirare numerosi curiosi.
Speck, zuppe, salami, canederli, ravioli di spinaci, costolette, crauti, castagne, pane di semola. Ad annaffiare il tutto del vino, novello, bianco e rosso, ma anche nocini, grappe, succo di mele e liquore alla prugna. Sembra quasi il menu di una tipica sagra di paese, è in realtà solamente una piccola parte delle specialità che si possono assaporare nei masi durante il periodo del Törggelen, una tradizione che in Alto Adige è un must sia per i locali sia per i turisti. Una proposta gastronomica non adatta certo a chi è a dieta o è particolarmente attento alla linea. Per una volta, però, si può sgarrare senza i classici sensi di colpa. Capitare in questo periodo in Alto Adige senza prendere parte all’usanza del Törggelen, non rinnovando un rito di origine antiche, potrebbe essere quasi considerato, se non reato di lesa maestà, quantomeno una grossa occasione sprecata.
Ma nello specifico cosa indichiamo quando parliamo del Törggelen? Si tratta di una tradizione che in Alto Adige e in Sudtirol è particolarmente sentita, e può essere paragonata (con le dovute distinzioni) alle feste del vino novello che in questo periodo popolano gran parte d’Italia. In realtà il vino è quasi il pretesto per lasciarsi andare a grosse abbuffate, a momenti di convivialità e condivisione all’interno dei masi, le antiche fattorie e case rurali che oggi, per lo più riconvertite in caratteristiche osterie/agriturismi, ospitano turisti proponendo loro le prelibatezze della zona.
Ma attenzione, il Törggelen non è solo vino, castagne e laute abbuffate. Questa tradizione visceralmente altoatesina è anche sinonimo di lunghe passeggiate su sentieri, in boschi, vigneti o castagneti per spostarsi di maso in maso. Perché ok l’enogastronomia e l'assaggio di specialità locali, ma se il tutto non è accompagnato dalla scoperta del territorio allora l’esperienza non può davvero considerarsi completa. Se volete partecipare al Törggelen insomma mettete in preventivo, oltre a tanto cibo e molto vino, anche momenti di vero escursionismo all’ombra delle vette alpine.
Dopotutto ci troviamo in un territorio magico, dove il cielo frastagliato dalle cime montane osserva fitti boschi i cui alberi, con le loro fronde, in questo periodo offrono combinazioni cromatiche uniche. Nell’aria si percepisce un indistinguibile odore di mela, le cui coltivazioni sono piuttosto abbondanti in zona. Questi sono anche luoghi dove, nel corso della Seconda guerra mondiale, vennero realizzati bunker a difesa della popolazione e dei passi alpini. Enormi costruzioni in cemento e muratura che da ripari bellici oggi sono simbolo di nuova vita, rinascita e condivisione; riqualificati in edifici in cui far stagionare i formaggi o in cantine per il riposo del vino. E nelle riservette, un tempo magazzino di munizioni e armi, oggi ci sono solamente bottiglie di vino pronte per essere aperte e condivise.
Bisogna risalire molto indietro nel tempo per arrivare all’etimologia del termine Törggelen (o toerggelen). La derivazione, infatti, è latina e viene da torquere, torchiare, riferito al torchio (qui chiamato Torrgl) con il quale si pressava l’uva per ottenere il vino che di questa tradizione, assieme alle castagne, è forse la massima espressione e centro di gravità. Quella del Törggelen è comunque una storia molto antica, che affonda radici profonde negli usi dell’Alto Adige; una tradizione così viscerale di cui nemmeno tutti i locali conoscono con precisione l’origine.
Si narra che in passato i contadini, per assaggiare il vino novello testandone la qualità, decisero progressivamente di abbandonate le cantine umide e fredde preferendo riunirsi all’interno di ambienti riscaldati chiamati stuben (dalla presenza della stufa nella stanza). Venivano chiamati a raccolta tutti coloro che avevano collaborato alla vendemmia, e l’invito era esteso anche a qualche amico o vicino di casa. Ed ecco così raggruppate attorno al fuoco e al vino decine di persone, pronte a condividere i primi frutti del duro lavoro in vigna, accompagnando il tutto con affettati e carni. Detto ciò non conosciamo con precisione il periodo d’origine del Törggelen (pare che un rito simile avvenisse già nel Medioevo), e come specificato il suo passato risulta piuttosto nebuloso. È nel presente comunque che è diventato un appuntamento imperdibile non solo per gli altoatesini. Un momento di festa e relax dopo la fatica nei campi oggi puntualmente celebrato anche da curiosi arrivati alle pendici delle Alpi per sentirsi parte di un rito genuinamente popolare e quasi sacro, considerato una quinta stagione.
Il tutto avviene di maso in maso, con salutari e rigeneranti (nonché digestive) camminate che intercorrono per raggiungerli. Queste antiche fattorie si trasformano in luoghi di ristoro condivisi, dove gli osti di turno, spesso vestiti secondo tradizione tirolese, sono pronti a prendervi in ostaggio a suon di cibo e vino. Novello, ovviamente. Prossimità, accoglienza, condivisione e rispetto del territorio sono le parole chiave dei quasi due mesi di Törggelen.
Tradizionalmente, tra i locali, il Törggelen si svolgeva nella seconda metà di novembre. Anche per esigenze “turistiche”, per accogliere le tante persone accorse in questi territori, la finestra temporale è stata estesa da inizio ottobre fino ai primi giorni di dicembre. In prossimità cioè dell’Avvento, che apre un periodo di avvicinamento al Natale all'insegna di morigeratezza e riflessione.
Dalla Val d’Isarco ai paesi all’ombra delle Dolomiti, passando per la zona attorno Merano, la Val Venosta, le Valli di Tures e Aurina: queste sono le terre in cui potete trovare masi con le porte aperte, pronti ad accogliervi con i loro vini, le castagne, le zuppe e ogni tipo di affettato, dallo speck al salame, passando per salsicce, würstel e crauti. Nella maggior parte dei casi nelle locande non c’è nemmeno bisogno di ordinare, non esiste un menu. Saranno gli osti ad accogliervi, pronti a soddisfare al meglio la vostra fame (accentuata da una lunga camminata) con specialità nella maggior parte dei casi di propria produzione.
I masi e le osterie del territorio si popolano sia di locali sia di turisti attratti da una tradizione ultra secolare. La proposta tipica del Törggelen si articola tra antipasti caldi e freddi, un piatto principale e un dessert. Tra gli antipasti non è raro, oltre a salumi e formaggi, trovare anche quelli che tipicamente considereremmo dei primi. Ravioli, canederli o zuppe di orzo solo alcune delle proposte che vi possono arrivare sotto al naso. Come “piatto forte” il schlachtplatte, a base di carne (molta, tra costolette, stinchi di maiale, salsicce e würstel), crauti e patate. Castagne arrosto o ciambelle con la marmellata a concludere con dolcezza il lauto pasto.
Se arrivate da lontano e volete fare bella figura con i locali allora meglio imparare qualche termine da poter utilizzare a tavola, sfoggiando la vostra conoscenza del sudtirolese. Desiderate delle castagne? Chiedete le keschtn; usate siaßer invece per il mosto non ancora completamente fermentato né imbottigliato. Vi avvisiamo però, a fine pasto è possibile che proviate dell’hardimitzn, un senso di frustrazione dato dalla necessità di sbottonarvi i pantaloni per alleggerire la pressione su una pancia fin troppo "soddisfatta".
Ricordatevi di non chiedere mai della birra: il Törggelen è incentrato sul vino novello e sul mosto d’uva non ancora fermentato, qualsiasi cosa al di fuori di essi sarebbe un oltraggio alla tradizione. Per un boccale di bionda rivolgersi all’Oktoberfest.