Il noni è ritenuto una sorta di panacea di tutti i mali, quasi una cura universale, tra comunità polinesiane e australiane. Il suo succo è abbondantemente consumato per queste presunte qualità: in realtà non sembra essere proprio così.
Esiste un frutto ritenuto quasi magico tra le comunità indigene australiane e indonesiane, il quale però non sembra proprio abbia gli effetti benefici, curativi, che queste popolazioni gli attribuiscono. Questo frutto si chiama noni: se ne ricava un succo particolarmente consumato nel continente oceanico e in comunità tropicali, proprio perché si pensa abbia delle proprietà salutari molto spiccate. La realtà però sembra essere un’altra. Ma andiamo con ordine.
Il noni (il nome deriva dal polinesiano) nasce dalla pianta Morinda Citrifolia, chiamata anche gelso indiano o mora indiana. Si tratta di una sempreverde presente in particolar modo nelle zone tropicali, dove il noni pare venga consumato da secoli, se non millenni. Il frutto, verde quando ancora acerbo e quasi traslucido a piena maturazione, si rivela decisamente amaro e poco invitante al palato, puzzolente (ma mai come il durian) al punto da venir considerato il frutto più disgustoso del mondo. Il succo che se ne realizza però è abbondantemente consumato nelle zone tropicali e sub tropicali del Sud Est asiatico. Non tanto per il sapore, quanto prevalentemente perché ritenuto curativo, rimedio a una vasta gamma di disturbi e problemi di salute.
Il suo utilizzo infatti sembra per lo più legato alle numerose qualità benefiche attribuite a questo prodotto. Il frutto è ritenuto un autentico super food e il succo è ricco di antiossidanti, vitamine (del gruppo C e del gruppo A) oltre a minerali, tra i quali potassio. Le proprietà del noni però sembrano variare con i differenti metodi di coltivazione e lavorazione del frutto, che vanno a influire sulla sua composizione finale. Diverse marche di succo di noni, insomma, potrebbero presentare valori differenti e non univoci.
Al noni sono attribuite varie qualità salutari per l’organismo: viene infatti considerato antidolorifico, antibatterico, antinfiammatorio e antitumorale, oltre a un valido rimedio contro lo stress. Per questo il frutto, nelle comunità indigene già citate, viene da tempo utilizzato per combattere diverse patologie e problemi come, per esempio, colite, convulsioni, tosse, raffreddore, diabete, febbre e nausea.
Proprio a questo proposito è aperto il dibattito a livello prettamente medico. Le convinzioni delle popolazioni indigene australiane e indonesiane infatti collidono con gli studi (passati e ancora in essere) da parte della comunità scientifica. Non sono ancora stati dimostrati gli effetti quasi miracolosi attribuiti al noni da chi lo consuma da secoli, così come non ci sono al giorno d’oggi prove concrete a sostenere come questi spiccati esiti benefici, terapeutici effettivamente esistano. Il succo di noni, in buona sostanza, può sì essere considerato un integratore, un supporto naturale, ma non un rimedio curativo come invece viene ritenuto tra quelle popolazioni che lo consumano da secoli. Il noni, insomma, sarebbe ben lontano dall’essere la panacea per ogni male che tutto previene e tutto cura. Con buona pace di tanti australiani e polinesiani.