I ragazzi del Giffoni Film Festival incontrano Emilio Ferrara per parlare del "Manifesto della Dieta Mediterranea": un progetto dall'alto valore simbolico che vuole essere la sentinella di questo stile di vita e avvicinare le istituzioni alle persone comuni.
Per l'Unesco la dieta mediterranea "è molto più di un semplice elenco di alimenti o una tabella nutrizionale. È uno stile di vita che comprende una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni concernenti la coltivazione, la raccolta, la pesca, l’allevamento, la conservazione, la cucina e soprattutto la condivisione e il consumo di cibo" per questo motivo è da salvaguardare. Ma come si "salvaguarda" da sola la dieta mediterranea? Ci hanno riflettuto tanti gastronomi, scienziati, chef e per questo motivo è stato redatto il "Manifesto della dieta mediterranea", presentato qualche mese fa e ideato da Aldo Padovano, Luca Fresolone, Loredana Parisi ed Emilio Ferrara. Un documento importante che punta diritto alle istituzioni e prova a mettere ordine sul da farsi per divulgare sempre di più questo stile di vita che è sano, sostenibile e soprattutto "buono" da mangiare. Proprio questo manifesto è il protagonista del food talk di domani al Giffoni Film Festival.
Protagonista di domani del Giffoni Food Talk di cui Cookist è media partner, è Emilio Ferrara, presidente del Consorzio Edamus e promotore del Salone della Dieta Mediterranea che si è tenuto a Paestum lo scorso maggio. Ma cos'è questo manifesto nel concreto? Secondo Ferrara è "uno strumento di coinvolgimento per i cittadini e le istituzioni, scritto per stimolare queste ultime a impegnarsi su cinque punti fondamentali: valorizzare, supportare, creare unione, preservare e innovare".
Questi sopra citati sono i cinque punti fondamentali del manifesto. Una serie di indicazioni e soprattutto di idee pensate per migliorare l'approccio degli enti e delle persone nello scoprire questa incredibile risorsa che è la dieta mediterranea: "Vogliamo valorizzare la dieta mediterranea e quella che rappresenta — afferma Ferrara — ovvero il riconoscimento e l’apprezzamento delle tradizioni culinarie, degli ingredienti locali e della cucina sana che caratterizzano questa dieta. Si tratta di mettere in luce i benefici nutrizionali, culturali e sociali di questa alimentazione sottolineando il rispetto per la varietà di ingredienti freschi, come frutta, verdura, olio d’oliva e pesce, e il modo in cui questi contribuiscono al benessere delle persone e dell’ambiente. La valorizzazione implica anche il sostegno alle comunità locali e agli agricoltori che producono questi alimenti promuovendo una catena alimentare sostenibile e responsabile". Altro punto fondamentale è il supporto, un aiuto alle attività che vengono svolte nelle scuole e nelle comunità locali, "cosa che viene fatta pochissimo". Il documento si prefigge di sostenere anche l'agricoltura e la ricerca scientifica, la divulgazione culturale e storica di questo regime alimentare.
Il manifesto si prefigge di "creare unione" attraverso programmi educativi, collaborando con le scuole e coinvolgendo le istituzioni. "Dobbiamo avviare campagne di sensibilizzazione attraverso i media locali, i social media e le pubblicazioni, enfatizzando i benefici per la salute e l’importanza culturale della dieta mediterranea" dice il presidente del Consorzio Edamus e per farlo vuole preservare le abitudini e gli stili di vita dei cittadini del Mediterraneo tutto.
Ultimo ma non per importanza è l'obiettivo di spingere le istituzioni a introdurre nuove normative che possano "proteggere prodotti e tradizioni, sia alimentari sia artigianali, oltre agli ecosistemi naturali che fanno grande la dieta mediterranea. Dobbiamo utilizzare la ricerca e la tecnologia per conservare i prodotti tradizionali e per renderli sempre più efficienti". Per fare tutto ciò si necessita un impegno pubblico e privato, secondo Ferrara la cosa è possibile perché "molte aziende sono disposte a seguire e/o promuovere le proprie produzioni attraverso un modello virtuoso che coinvolga tutto il territorio e che aiuti a tutelare la biodiversità, l'ecosistema, i prodotti, la terra, le abitudini degli agricoltori". Un punto focale e positivo del manifesto è proprio il supporto alle comunità locali che tanto importanti sono per la prosecuzione della tradizione.
Nonostante tutte queste belle parole è evidente che ci sia molto lavoro da fare: gli italiani seguono pochissimo la dieta mediterranea ed è uno spreco di risorse finanziarie e sociali, considerando il fatto che ci troviamo nella terra natia di questo regime alimentare. Emilio Ferrara dice che l'unico modo per arrivare a uno sviluppo più capillare del sistema è con la conoscenza, cosa che possiamo raggiungere più facilmente se partiamo dalle persone più ricettive in circolazione: i bambini. Fare educazione alimentare nelle scuole, far conoscere ai più piccoli ogni segreto di questo stile di vita, "aiuta ad avere poi adulti più consapevoli di ciò che mangiano o cucinano. Dobbiamo far conoscere la dieta mediterranea, dobbiamo trovare momenti di visibilità e creare degli eventi dedicati".