Un taglio di prima categoria che si ricava dal quarto posteriore del vitello o del bovino adulto: la sua carne è magra, digeribile, dal sapore delicato e si rivela molto versatile, ideale per carpacci e arrosti.
Il magatello è uno dei tagli più pregiati del manzo, vitello e bovino adulto: si conosce anche con i nomi di girello o lacerto, ed è una carne particolarmente magra, dal colore rosso-rosato uniforme, priva di nervature, che si rivela tenera al taglio: una delle sue caratteristiche è la forma cilindrica regolare, da cui si ottengono fette dello stesso diametro, al coltello oppure con l’affettatrice. Si ricava dal quarto posteriore dell’animale, vicino alla fesa, e rappresenta la parte più esterna della coscia: da non confondere con il più economico girello di spalla, detto fusello, che si trova invece nel quarto anteriore e che si differenzia per essere di minore pezzatura, con all’interno leggere infiltrazioni di tessuto connettivo e la sagoma che ricorda appunto quella di un fuso, quindi conica. Il magatello ha un sapore dolce, delicato, è facilmente reperibile ed è molto digeribile. Per questo viene usato nelle ricette più disparate, dal vitello tonnato al roast beef, passando per carpacci e tartare. Vediamo come valorizzarlo al meglio.
Come tutte le carni magre, il magatello ha bisogno che la sua morbidezza sia preservata il più possibile, in quanto rischia di diventare facilmente duro e stopposo. Scongiurare la rovina di questo taglio di prima categoria del manzo, in realtà, è molto semplice, perché basta affidarsi a due tipologie di preparazioni che potremmo definire agli antipodi: crude o a lunga cottura.
Nel primo caso la materia prima viene maneggiata pochissimo, giocando con il gusto dei condimenti e con le marinature veloci (massimo 30-40 minuti), pena l’effetto contrario, con carne troppo acida e sfibrata. Per esempio, per un carpaccio classico, basta affettare finemente il pezzo (operazione che si può delegare al macellaio), distribuire le fette nel piatto e unire rucola, grana a scaglie, un filo d’olio extravergine d’oliva e un pizzico di sale e pepe. Altrimenti, si possono realizzare citronette e vinaigrette, con limone e agrumi vari, aceto e salse tipo senape o Worcestershire, come nell’iconico carpaccio dell’Harry’s Bar di Venezia, o aggiungere zucchine o pomodorini freschi.
Nel secondo caso, invece, il girello utilizzato intero è ottimo nell’arrosto: perché non secchi e si asciughi nel forno, è utile lardellare internamente oppure bardare con del grasso (lardo o pancetta), così da farlo restare succoso. Altrimenti nel brasato è la cottura dolce immersa in un liquido (brodo, vino, birra) a favorire la tenerezza della carne. È il taglio più utilizzato per preparare la pasta alla genovese, tipico piatto napoletano, ma il magatello si può cucinare in umido anche a fette, preparando per esempio le bistecche alla pizzaiola.
E il barbecue? C’è spazio anche per lui: questa parte pregiata del manzo – in inglese Eye Round – è una delle più gettonate per realizzare un celebre panino, il Baltimora Pit Beef: il pezzo intero viene cosparso di olio extravergine d’oliva e massaggiato con un rub a base di paprika affumicata, cipolla, aglio, pepe e sale e lasciato riposare qualche ora, per poi essere cotto sulla griglia fino a raggiungere la temperatura di 55-56 °C al cuore, così da ottenere un interno rosato (sono gli stessi gradi di una cottura media se lo usi per il roast beef). Si ricavano delle fettine sottilissime e si farcisce un sandwich arricchito con la caratteristica salsa tiger, mescolando insieme maionese, succo di limone e rafano grattugiato. Infine, il magatello è uno dei tagli del manzo preferiti per fare la bresaola, tra i salumi per eccellenza più magri e ipocalorici.
Rivolgersi al proprio rivenditore di fiducia o a un buon macellaio è sempre il primo passo per assicurarsi un prodotto di qualità, puntando su carni che arrivano da allevamenti non intensivi, che favoriscono il benessere animale e impattano meno sull’ambiente. Detto questo, il magatello quando è fresco è di consistenza compatta, rifilato e pulito del suo grasso esterno, che quando presente è bianco e non giallognolo. All’interno non deve apparire nessuna marezzatura, con la carne omogenea e di un bel colore rosato uniforme, se si tratta di vitello, o di un rosso più vivo in caso provenga da un esemplare adulto. I magatelli più teneri solitamente subiscono una frollatura che va dalle 3 settimane ai 30 giorni: durante questo processo di maturazione in cella le fibre si ammorbidiscono e la carne acquista anche più sapore. Per quanto riguarda le fette, specialmente se sono da mangiare crude, non devono avere segni di ossidazione, con parti più scure delle altre. ll consiglio è quello di farsele tagliare al momento dal pezzo intero e cucinarle nell’arco della giornata.