Tra le tantissime, affascinanti tradizioni proveniente dal Sol Levante, il bento box è una delle più curiose: non si tratta solo di una scatola con il pranzo, ma di una vera e propria regola sociale che si trasforma in una sfida di creatività, non solo golosa ma anche estetica.
Può una lunch box diventare un vero e proprio indice di popolarità? Sì se quella lunch box è il bento box e se il paese in questione il Giappone. Il Sol Levante è famoso per la ritualità dello stile di vita e per la grande attenzione riservata anche all’estetica: tutto deve essere utile, ma anche bello da vedere.
Emblematico in questo senso è proprio il bentō, conosciuto in Occidente come bento box: la scatola porta pranzo divisa in scomparti è utilizzata dai bambini a scuola ma anche dagli adulti al lavoro, ma attenzione a non scambiarla per un banale portapranzo. La filosofia dietro il bento box non è semplicemente nutrirsi (in modo corretto e bilanciato) ma creare un’opera d’arte il più scenografica possibile che non faccia sfigurare il suo proprietario.
La preparazione del bento box diventa una vera e propria sfida per madri e mogli giapponesi, e anche se oggi sono molti i negozi che vendono bento già pronti è ancora forte la tradizione delle donne del dedicare molto tempo a creare box gustose, comode e soprattutto belle per mariti e figli. Anche perché lo sanno, più la bento sarà elaborata più crescerà la popolarità sociale di chi la porta con sé. Ma non si tratta solo di una gara alla composizione più bella, perché il bento box per i giapponesi è un’esternazione del pensiero dietro alla cultura gastronomica giapponese. Il bento non è dunque solo cibo, ma rappresenta lo stato d’animo di chi la prepara, l’amore, il divertimento, tanto che in patria viene definito “una scatola piena di gioielli e cuore di famiglia”.
Il bento è un pranzo da asporto riposto all’interno di un porta pranzo diviso in scomparti ben definiti (ma esiste anche a scomparto unico) e generalmente viene preparato in casa con due scopi principali: che sia buono da mangiare e che sia bello da guardare. Diventato parte integrante della cultura giapponese, il bento box viene utilizzato da bambini, ragazzi e adulti per mangiare fuori casa, che sia a scuola o in ufficio, ma anche in viaggio oppure durante eventi particolari come le gite per ammirare e celebrare l’hanami (la fioritura dei ciliegi).
L’usanza è molto antica: la parola bento, infatti, viene rinvenuta ufficialmente per la prima volta in un documento redatto da missionari gesuiti di istanza in Giappone all’inizio del XVI secolo, nello specifico un dizionario giapponese-portoghese scritto in portoghese. In questo documento appare proprio il termine bento, con tanto di descrizione che lo indica come una “scatola per alimenti portatile, simile a una cassetta degli attrezzi, divisa in comparti, abbondante e appagante”.
Proprio nello stesso periodo iniziano a comparire in alcuni libri le prime raffigurazioni delle future bento box, ovvero delle scatole con all’interno le palle di riso note come tonjiki (antenati degli onigiri) presentate come il pasto dei contadini. Per la nascita del bento moderno, però, bisogna attendere il XVIII secolo, periodo in cui iniziarono comparire box molto simili per varietà e composizione a quelle moderne, oltre ai primi libri di ricette per preparare il perfetto bento.
In quest’epoca, infatti, la popolazione iniziò a trascorrere più tempo fuori casa, in particolare per visitare templi e santuari, oppure per spettacoli di teatro Noh e Kabuki: le rappresentazioni potevano durare quasi intere giornate e, tra un atto e l’altro, era uso consumare il makunouchi, un tipo di bento composto da pesce o carne, tsukemono (particolari sottaceti giapponesi), uova, verdure e da riso bianco con al centro un umeboshi (prugna in salamoia). Ancora oggi questa è considerato il bento più tradizionale e classico.
A partire dalla metà dell’Ottocento nascono i primi bento delle stazioni ferroviarie, da acquistare prima di salire sul treno e da mangiare durante il viaggio. Proprio questo trasforma il bento box in un pasto da consumare sempre più nelle lunghe giornate fuori casa, anche in ambienti come scuola e lavoro.
Dalla preparazione semplice delle origini ad oggi il bento box è diventata una preparazione molto elaborata: la scatola con la pallina di riso ha compiuto una lunga strada, trasformandosi in un pasto vario, diversificato e molto sfaccettato. Il primo elemento fondamentale per preparare il bento box è il contenitore in cui andrai a inserire il pasto, ovvero il jubako. In Giappone esistono tutta una serie di scatole apposite per il bento, da quello più tradizionale in legno a quelli più moderni in plastica, metallo, alluminio e anche laccati.
Solitamente sono divisi in più parti all'interno, in modo da separare tutti gli alimenti tra loro, ma esistono anche composti da un solo scomparto; addirittura si trovano jubako con parti thermos per mantenere al caldo tè o zuppe. Comunque a prescindere dal tipo di box ci saranno sempre in abbinamento le bacchette, di solito avvolte in pezzi di stoffa o di carta per renderne più facile il trasporto.
A questo punto arriva il momento di riempire il bento box di cibo: cosa si mette all’interno e come si compone? Ovviamente l’elemento principale e indispensabile è il riso, che in Giappone (e non solo) non manca mai: è la base della dieta degli orientali e, nella varietà usata dai giapponesi, risulta abbastanza colloso per creare forme come palline, cilindri e piramidi. Il riso non viene messo a caso, ma tutta la preparazione del bento si basa su proporzioni ben precise. Le più diffuse sono due, una prevede il rapporto 4:3:2:1 in cui si utilizzano 4 parti di riso, 3 parti di contorno, 2 parti di verdure e 1 parte di dolce, o quello più semplice di 1:1 con una parte di riso e una parte divisa a metà tra proteine e verdure.
A partire da questa regola di base si costruisce il pasto secondo la propria fantasia, facendo sempre attenzione a bilanciare il tutto ma non facendo mancare la varietà. Per esempio, al posto del classico riso tradizionale, si usano spesso sushi, inari sushi o onigiri, la parte proteica varia tra carne di manzo, di maiale, pollo o pesce, le verdure vengono scelte secondo la stagionalità. Esistono anche i bento vegetariani, che prediligono invece l’aggiunta di tofu e legumi come componente proteica.
La parte finale della preparazione è anche la più importante: sistemare i cibi in modo creativo. Per una bento impeccabile di solito si tende ad affiancare gli alimenti dalle forme e dai colori diversi in modo da giocare sui contrasti, da creare per esempio utilizzando coloranti alimentari e coppapasta particolari per dare un’estetica diversa dal solito al cibo. Una volta sistemate le parti più particolari gli alimenti più malleabili come verdure e insalate potranno essere aggiunti alla fine, insieme alle parti più piccole e resistenti come le verdure crude o i dessert in monoporzioni che possono riempire gli spazi rimanenti.
Due elementi chiave della composizione del bento box è che i bordi di ciascun componente siano ben definiti in modo che i sapori non si mescolino e che siano ben decorati. Largo spazio, quindi, a volti di animali creati col riso, con la frutta o intagliando le verdure crude, carni tagliate con gli stampini per biscotti e formaggi colorati da coloranti alimentari.
Assodato il fatto che la fantasia è parte fondamentale della creazione dei bento box, esistono alcune tipologie di decorazione che sono diventati dei veri e propri trend a parte. Uno dei più recenti, ma anche dei più amati, è il kyarakuta bento (o semplicemente kyaraben): sono i bento formati per ricordare un personaggio che può essere protagonista di un anime, ma anche un animale, una mascotte o un qualunque altra creatura che ispiri dolcezza e simpatia.
Nati per trasformare il classico pranzo per bambini in un momento divertente che spinga i piccoli a mangiare anche cibi mento entusiasmanti, come le verdure, oggi si sono trasformati in una preparazione amata da tutti. Anzi, sono quasi più gli adulti ad amare il kyarakuta bento, tanto che sono nati anche libri da cui prendere ispirazione e concorsi nazionali.
Esistono ancora, ma sono meno diffusi di un tempo, i già citati ekibentō o ekiben, i bento box venduti nelle originariamente nelle stazioni ferroviarie per essere consumati a bordo dei treni durante i viaggi. Il primo vento di questo tipo è stato venduto nel 1885, e anche se oggi è una tipologia meno amata secondo i massimi degli anni ’80 si trovano ancora stazioni che ne vendono. Dal 1993, il 10 aprile è stato scelto come il giorno dell’Ekiben dall’associazione giapponese dei concessionari delle stazioni ferroviarie.
Tra le altre tipologie di bento più diffuse spiccano: