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10 Gennaio 2023 13:00

Cos’è e come si prepara il caffè turco: patrimonio Unesco che Allah servì a Maometto

Si chiama caffè turco ma viene realizzato in molti Paesi arabi. Ha una storia ben più profonda rispetto all'espresso che siamo abituati a bere e il suo passato è avvolto tra storia e leggenda.

A cura di Alessandro Creta
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Ibrik o cezve per i locali, semplicemente caffè orientale, turco o alla turca se adattato alla nostra lingua. Patrimonio immateriale dell'umanità Unesco, inventato (pare) già nel 1500 e, secondo la leggenda, offerto da Allah a Maometto per resistere alle fatiche del deserto. Proprio dal caffè turco sarebbe inoltre nata l'arte della caffeomanzia, vale a dire la pratica di predire il futuro delle persone leggendo i fondi rimasti nella tazzina. Non si tratta, come si intuisce da queste poche righe, di un semplice caffè ma di una vera e propria pietra miliare della cultura orientale e turca nello specifico. Per quanto questo prodotto venga realizzato, e servito, anche in altre Nazioni di religione araba, ma non solamente.

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Come detto dai turchi viene chiamato ibrik, prendendo il nome dal caratteristico pentolino nel quale viene preparato (dall'impugnatura molto lunga, per ovviare un tempo al calore sprigionato dal fuoco sul quale veniva riposto), e la sua origine è molto più antica rispetto al ben più familiare, per noi, caffè espresso realizzato con la moka. Si tratta infatti di uno dei primissimi metodi di realizzazione del caffè, bevanda già caratteristica e caratterizzante del mondo arabo parecchio tempo prima che arrivasse in Occidente.

Il caffè turco tra storia e leggenda

Il caffè era una prerogativa dei Paesi arabi ben prima che diventasse un must anche nel mondo occidentale. Pare come sia stata a Istanbul la prima caffetteria mai aperta nella storia, e bisogna tornare indietro di circa 500 anni per scoprire le origini dell'ibrik. Era il 1554 infatti quando nella Capitale sorse la prima bottega del caffè, diventata ben presto un luogo di ritrovo per mercanti in cerca di affari ma anche di semplici scambi sociali. Al rito del caffè si affiancò ben presto quello della convivialità ed è anche per questa motivazione simbolica che tale prodotto è stato poi inserito nella lista dei Patrimoni immateriali dell'Unesco.

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Dato il suo processo di preparazione, che non prevede l'utilizzo di alcun filtro, la polvere del caffè rimane all'interno del bicchiere sedimentandosi sul fondo. Proprio da questo preciso particolare pare si sia originata la caffeomanzia; ossia l'arte di leggere il futuro di una persona dai fondi rimasti. Una leggenda, inoltre, narra di un episodio in cui fu Allah a servire questa bevanda a Maometto in persona il quale, stremato dal caldo del deserto, riuscì a recuperare le forze e a sconfiggere 40 cavalieri nemici.

Come si fa il caffè alla turca

Per preparare questa leggendaria bevanda è necessario ovviamente avere gli strumenti adeguati, specialmente il particolare pentolino. Bisogna riempire l'ibrik con l'acqua prima di metterlo sul fuoco, quindi si aggiunge il caffè e si mescola il tutto, attendendo l'inizio dell'ebollizione.

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A questo punto si toglie dal fuoco e si lascia a raffreddare, dopodiché si ripete il passaggio una seconda volta. Nuovamente sul fuoco e nuovamente fino a ebollizione, e a questo punto è pronto per essere servito in tazze un po' più grandi rispetto a quelle utilizzate da noi per l'espresso. Basterà attendere che la polverina di caffè si sedimenti sul fondo per gustare, a piccoli sorsi, la bevanda appena preparata. Poi, perché no, ci si può far leggere il futuro consultando la polvere rimasta sulle pareti della tazzina.

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