Perché si dice "avere l'acquolina in bocca"? A cosa è dovuto questo fenomeno e quali sono le sue cause? Scopriamo cosa si cela dietro questo famoso modo di dire.
L'acquolina in bocca, protagonista del famoso modo di dire, consiste nell'aumento della salivazione all'interno della bocca, aumento legato alla vista o all'odore del cibo. A cosa è dovuto questo fenomeno e quale è la sua origine? Davanti a una vetrina ricolma di dolci o un fumante piatto di spaghetti, nel nostro cervello scatta un "riflesso incondizionato": di cosa si tratta e come si lega al senso di fame? Scopriamo tutto quello che c'è da sapere tra input elettrici, papille gustative e curiosi rintocchi di campana.
Prima di scoprire perché si dice "avere l'acquolina in bocca", è necessario comprendere il meccanismo di produzione della saliva che avviene naturalmente nel nostro cavo orale.
Quando mangiamo o beviamo, la papille gustative e le terminazioni nervose presenti sulla lingua inviano uno stimolo nervoso alla corteccia gustativa. Lo stimolo ha due conseguenze sul nostro cervello: da una parte si verifica il riconoscimento del gusto (amaro, dolce, acido, salato, umami) dall'altro il cervello attiva le ghiandole salivari che a loro volta inizieranno a produrre saliva, necessaria alla scomposizione e alla digestione del cibo, grazie alla presenza della ptialina.
Cosa c'entra questo con il famoso modo di dire? L'aumento della salivazione è in realtà un riflesso incondizionato, un meccanismo involontario che non possiamo controllare e che, come tale, può avvenire anche quando non stiamo consumando un alimento o una bevanda. Il modo di dire è dovuto al fatto che la produzione di saliva può iniziare anche quando percepiamo un odore particolarmente invitante: il profumo, intercettato dalle cellule olfattive, "attiva" il cervello che, riconoscendo un profumo gradito, inizierà a produrre saliva, pregustando e aspettando di assaporare realmente l'alimento. Non solo, è dimostrato che il processo di salivazione può essere attivato anche dalla semplice vista di una pietanza: l'immagine riporterà il cervello al ricordo di un gusto assaporato e in pochi secondi avremo proprio la così detta "acquolina in bocca".
Il riflesso incondizionato dovuto all'associazione di un profumo o di un'immagine a un particolare ricordo ampiamente studiato dallo scienziato russo Ivan Pavlov. Attraverso una ricerca sul campo, il fisiologo si rese conto che i suoi cani iniziavano a salivare a mezzogiorno, ora del pasto, preannunciato dal suono delle campane della piazza di San Pietroburgo. Ripetendo ogni giorno lo stesso schema, si rese conto che il suono della campanella faceva non solo avvicinare immediatamente i cani ma anche che gli animali, associando il trillo al ricordo del cibo, aumentavano la produzione di saliva: in questo modo, Pavlel scoprì il "riflesso condizionato".