Prosegue il nostro viaggio attraverso i più suggestivi sentieri da trekking d'Italia. La seconda tappa si snoda in Liguria, tra gli affascinanti borghi e coste delle Cinque Terre. Cosa si mangia tra Monterosso e Riomaggiore?
Prosegue il nostro viaggio attraverso alcuni dei percorsi da trekking più affascinanti, sia dal punto di vista turistico sia gastronomico, del nostro Paese. Il tour che abbina lunghe sgambate e abbondanti (ci auguriamo) abbuffate si sposta dalla Costiera Amalfitana, dove abbiamo girovagato per il Cammino degli Dei, sino alla Liguria. Qui ci attende il Sentiero Azzurro, immerso nel favoloso contesto delle Cinque Terre: un cammino che attraversa tutti i borghi di uno dei tratti di Liguria più celebri in assoluto.
Il Sentiero Azzurro si snoda attraverso 12 chilometri ed è diviso in quattro tratti che collegano tutti i borghi delle Cinque Terre: da Riomaggiore a Monterosso a Mare, passando per Manarota, Comiglia e Vernazza. Il percorso fa parte dei patrimoni dell’umanità Unesco ed è l’itinerario da trekking più battuto e famoso di tutta la Liguria.
Un sentiero panoramico, vista mare, non difficile da completare e occasione buona per immergersi nella natura del levante ligure. Dati i necessari lavori di riparazione e messa in sicurezza della tratta percorsa, inoltre, è necessario pagare un biglietto per poter camminare lungo il Sentiero Azzurro. Il prezzo, comunque sia, è irrisorio e oscilla tra i 5 e i 7 euro.
Nonostante il livello di difficoltà non sia elevato, è bene prestare comunque attenzione massima. Si tratta, dopotutto, di un percorso solcato in passato per gli spostamenti tra un borgo e l’altro, e non è raro imbattersi in mulattiere o restringimenti vari del tracciato. Cautela insomma per tratti più stretti, scivolosi e dirupi che si possono incrociare durante la camminata.
Non bisogna fermarsi, ovviamente, al solo tragitto panoramico: a costo di spendere qualche ora in più è bene scendere anche verso la costa a visitare i borghi che costellano questo tratto di Liguria. Ognuno a suo modo saprà catturare l'attenzione, sia dal punto di vista architettonico sia gastronomico. Ma per quanto riguarda la cucina parleremo tra poco.
Solamente per percorrere i 12 chilometri del sentiero si impiegano all’incirca 5 ore. Il dislivello complessivo da superare si assesta sui 500 metri, mentre il punto più alto che si può raggiungere è di 200 metri, quota massima toccata a Prevo, piccola frazione di Vernazza.
Qualora si decidesse di visitare i vari borghi che costellano il Sentiero Azzurro, ovviamente, il tempo di percorrenza aumenterà in proporzione, ma assicuriamo come valga la pena concedersi qualche sosta. Altrimenti come si potrebbero assaporare le numerose specialità tipiche del posto?
Arrivati sin qui, siamo giunti probabilmente al momento più atteso di questo approfondimento: quello in cui si parla di cibo. Tante le specialità del levante ligure da poter assaporare in questo tratto di terra che si affaccia sul mare. I borghi delle Cinque Terre, seppur piccoli, sono grandi scrigni di prelibatezze e chicche gastronomiche che meritano più pause lungo il tragitto. Pause per le quali non solamente i piedi esprimeranno gratitudine, ma più di loro probabilmente lo faranno gli stomaci.
Le cozze ripiene alla spezzina sono una delle specialità del territorio. La Spezia è distante veramente pochi chilometri dalle Cinque Terre e, inevitabilmente, influenza la cucina locale. Qui le cozze vengono chiamati "muscoli" e sono per lo più allevate nel tratto di mare compreso tra Lerici e le stesse Cinque Terre. Esistono più versioni delle cozze ripiene, praticamente una per famiglia, ma il risultato finale risulta ugualmente eccellente.
Più in generale, da queste parti va particolarmente forte tutto il pesce azzurro. Se dovessimo però puntare su una specie in particolare, la nostra scelta ricadrebbe sulle sode e saporite acciughe di Monterosso. Chiamate anche il pan du ma (pane del mare), vengono pescate tra giugno e luglio entro 24 chilometri dalla costa e sono molto consumate nel levante ligure. Una loro particolarità? Essendo questo tratto di mare caratterizzato da una diversa salinità, umidità e temperatura favorevole, le acciughe risultano più carnose e dal gusto maggiormente intenso.
Focaccia alla genovese o focaccia ligure: cambia il nome ma non la sostanza (e il gusto). La regina delle tavole locali, tra gli street food più consumati, la fügassa è alta all'incirca un centimetro, soffice, morbida e dalle grandi alveolature. Golosa specialità salata famosa praticamente in tutta Italia, fa parte dei presidi Slow Food. Una sua peculiarità? Dopo l'ultima lievitazione viene pennellata con un'emulsione di olio extravergine d'oliva, acqua e sale grosso.
Una ricetta, tanti nomi per indicarla. In Liguria la farinata di ceci viene chiamata nei modi più disparati: fainè, fainà, cecìna o torta di ceci. Non cambia, però, la sostanza finale: vale a dire una torta salata molto bassa a base di acqua e farina di ceci, cotta (tradizione vorrebbe) nel forno a legna.
Leggenda narra come questa preparazione sia nata per caso addirittura nel 1200. Dopo la battaglia di Meloria le navi genovesi di ritorno in città dopo aver sconfitto Pisa si imbatterono in una tempesta che causò il rovesciamento di barili d'olio e farina di ceci. Il tutto si mescolò con acqua di mare e i marinai, pur di non perdere le provviste, cercarono di recuperare quanto possibile formando delle frittelle lasciate asciugare (e cuocere) al sole.
Impossibile passare per la Liguria e non citare sua maestà il pesto. Una preparazione stranota lungo tutto lo Stivale e che si sposa bene con le caratteristiche trofie ma anche con le tagliatelle. Ghiotto pure il matrimonio con le acciughe, sia come antipasto sia come condimento di un primo piatto.
Di nuovo nel borgo di Monterosso per assaporare una tipica torta salata locale, quella di riso. Preparata in diverse varianti a seconda dei gusti personali: ora con l'impasto più alto e soffice ora più basso e croccante, ne esiste anche in versione rossa con salsa di pomodoro e (a discrezione) anche verdure o funghi.
Impasto per pane lievitato e tagliato a strisce, fritto nell'olio e poi salato. Gli sgabei della Lunigiana sono una preparazione tanto semplice quanto ghiotta, specialmente quando vengono farciti con salumi e formaggi, ma i più golosi amano riempirli pure con crema pasticciera o cioccolata. Si tratta di una preparazione di estrazione contadina, nata quando in passato le donne pur di non sprecare la pasta avanzata nella realizzazione del pane la recuperavano friggendola, per consegnarla poi agli uomini al lavoro nei campi.