Accusato di essere la causa principale di cellulite e ritenzione idrica, il sale è, invece, un elemento vitale per la nostra salute. Cosa accade al nostro corpo quando decidiamo di ridurlo, o addirittura eliminarlo, dalla nostra alimentazione? Ci spiega tutto la dietista e docente Arianna Rossoni.
Accusato di provocare ritenzione idrica, infiammazione cronica e inestetismi cutanei, il sale è spesso considerato il "veleno bianco" da evitare, o quantomeno limitare, il più possibile. Soprattutto durante la stagione estiva, fase in cui si è più attenti alla forma fisica e dunque più sensibili a questo genere di tematiche, capita spesso di incappare in contenuti che invitano a ridurne il consumo per migliorare tali problematiche.
Cosa c'è di vero in questa affermazione? Decisamente nulla e ce lo spiega nel dettaglio la dietista e docente Arianna Rossoni, responsabile del progetto Equilibrio Donna. "Che il sale faccia venire la cellulite – afferma la nostra esperta – è un falso mito: ci sono moltissime donne che, proprio per tale ragione, lo hanno ridotto fortemente o addirittura tolto; in realtà, se questo stratagemma funzionasse, dovremmo essere tutte senza".
La scelta, rivelandosi controproducente, può portare addirittura a un peggioramento della situazione: "L'alternanza tra giorni in cui il sale è pressoché assente e altri in cui viene introdotto, anche solo con una pizza nel weekend, crea il cosiddetto ‘effetto cammello', ovvero un accumulo di liquidi spaventoso. Questo perché il corpo si è ormai abituato a una quantità minima".
Innanzitutto va fatta una distinzione tra sale e sodio. A essere pericoloso, infatti, non è il sale utilizzato a livello domestico, ovvero quello aggiunto alle nostre pietanze, quanto piuttosto il sodio impiegato in abbondanza dall'industria alimentare.
Il sale viene aggiunto in quasi tutti i prodotti industriali, anche in quelli più insospettabili come biscotti, cereali da colazione e merendine: questo perché è un esaltatore del gusto e aumenta la palatabilità non solo del salato, ma anche del dolce. In particolare, l'industria alimentare ha scoperto che il sale, sapientemente accostato a specifiche quantità di zucchero e grasso, crea una combinazione perfetta in grado di stimolare l'appetito.
Il fenomeno è noto come bliss point, cioè il punto di massima beatitudine indotta da un alimento, quello in cui si crea una vera e propria dipendenza. L'unione di questi tre ingredienti esercita una potentissima stimolazione a livello celebrale: i livelli di dopamina non diminuiscono mai, i circuiti neuronali si alterano e il cibo diventa una droga.
È dunque al sodio che dobbiamo prestare maggiore attenzione: un suo eccesso, soprattutto se accostato a una carenza di potassio e magnesio, può determinare un peggioramento dello stato di salute, in particolare a livello circolatorio e cardiaco. Una dieta senza sale, invece, non è mai raccomandabile, soprattutto quando le temperature si fanno bollenti e la sudorazione aumenta. Ritenzione e cellulite non migliorano, anzi potrebbero addirittura peggiorare, e si potrebbe incorrere in abbassamenti di pressione e capogiri.
Troppo spesso demonizzato e tacciato di essere la causa principale di cellulite e ritenzione idrica, il sale è, invece, vitale per la nostra salute. Si tratta del principale catione extracellulare ed è fondamentale per lo svolgersi di diversi meccanismi fisiologici, come la trasmissione degli impulsi nervosi, lo scambio dei liquidi, l'assorbimento di nutrienti e la regolazione della pressione arteriosa.
"Chimicamente scritto come NaCl – specifica la nostra esperta -, il sale è composto da sodio e cloro. Nutrienti essenziali per il nostro organismo, ma in piccolissime quantità, insieme regolano l'equilibrio idroelettrolitico del corpo e dell'acqua intra ed extracellulare; servono nella trasmissione del segnale nervoso e nella comunicazione di tutti i distretti corporei".
Se non lo assumiamo attraverso l'alimentazione, il corpo metterà in atto tutta una serie di "stratagemmi" e meccanismi di compensazione per fare in modo di trattenerlo – ed ecco perché la sua eliminazione non si traduce in un miglioramento della pelle -, ma anche per assumerne in quantità maggiore; evitando il sale, saremo ancora più desiderosi di alimenti salati, snack e junk food.
Questo accade perché il Raas, o Sistema renina-angiotensina-aldosterone, che si occupa del bilancio idroelettrolitico, funziona proprio grazie al sodio. Se si introduce una minore quantità di sale, questo sistema lavorerà per trattenerlo (e di conseguenza per trattenere più acqua); viceversa, se ne consumiamo la "giusta" quantità, avremo una riduzione di cellulite, gonfiore, infiammazione e problemi pressori.
Il sale va anche a migliorare un tono di ipotensione, molto frequente nelle donne per via di una predisposizione estrogenica. "Soprattutto d'estate, quando fa molto caldo, tendiamo a essere stanche e spossate, ed eliminare il sale può peggiorare la situazione; un pizzico di sale, sciolto in un bicchiere di acqua, può essere un aiuto molto rapido nel caso in cui la pressione cali vertiginosamente". Un apporto leggermente superiore rispetto alla stagione invernale aiuta a evitare questi sbalzi pressori; oltre a questo, può essere utile alternare un'acqua con una quantità minima di minerali a due, tre bicchieri al giorno di un'altra più mineralizzata e con un'effervescenza naturale (non dettata da anidride carbonica, ma dalla presenza di sali minerali).
In un'alimentazione non processata il quantitativo di sodio e di cloro è molto basso. Un tempo il sale veniva utilizzato per conservare in modo naturale diversi alimenti, tipo la carne; in epoca moderna, invece, abbiamo iniziato a sfruttarlo per la sua capacità di insaporire e rendere più gustose numerose preparazioni affinché corpo e cervello ne siano dipendenti. "Penso all'aggiunta del sale in tantissimi cibi processati – ci spiega la dottoressa Rossoni – dove viene usato come insaporitore per accentuarne la sapidità". Ed ecco che ritorniamo al concetto di bliss point, "quel connubio tra grasso, dolce e salato che crea appunto una esplosione di gusto nel corpo. L'industria lo sa molto bene: cerca di raggiungere livelli sempre maggiori del rapporto tra questi tre elementi così da rendere il consumatore sempre più assuefatto".
"Il problema del sale è che, in persone sensibili al sodio, va a creare uno stato di alterazione dell'equilibrio idroelettrolitico tale per cui aumenta il carico portale sul cuore, andando così a incentivare problemi di pressione o cardiaci". Va, però, sottolineato che tali problematiche riguardano persone già sensibili al sodio, quindi con una predisposizione genetica, o ipertese. "Molti, invece, credono che sia il sale a creare ipertesione. Non è proprio così: deve essere già presente una predisposizione di base", puntualizza Arianna.
Con il tempo, nelle linee guida, si è cominciato ad affermare che, per sconfiggere l'ipertensione, era opportuno togliere il sodio: questo allo scopo di tutelare la salute di tutti. Sbagliato. "Alcune persone ipertese, pur eliminando completamente il sale, non riscontrano nessun beneficio proprio perché non sono sensibili al sodio".
Se decidiamo di eliminare o limitare il sale, allo scopo di ridurre gonfiore, infiammazioni e migliorare l'estetica della nostra pelle, stiamo commettendo un grave errore: abbiamo visto che il corpo, proprio per sopperire a tale perdita, farebbe in modo di trattenerne il più possibile. E ancora di più se, contemporaneamente, beviamo litri di acqua e consumiamo grandi quantità di verdure contenenti potassio e altri sali.
Meno sale, dunque, equivale a maggiore ritenzione idrica e a un innalzamento della pressione sanguigna; di conseguenza, avremo un aumento del liquido extracellulare e le cellule stesse, letteralmente sotto pressione a causa dell'aumento del liquido che le circonda, inizieranno a produrre fattori pro-infiammatori. Il rischio è che finiremmo per gonfiarci ancora di più e, soprattutto per le donne, "di andare a peggiorare uno stato di ipotensione, conseguente stanchezza e ritenzione dei liquidi".
Cosa fare per evitare ciò? Innanzitutto aggiungere un bel pizzicotto di sale, insieme a qualche goccia di succo di limone o pompelmo, alla tua bottiglietta di acqua: in questo modo otterremo una bevanda ottima per reintegrare i sali minerali persi con la sudorazione (soprattutto nel periodo estivo e in questi giorni di caldo torrido). "In presenza di cellulite – ci svela, inoltre, Arianna – sarebbe opportuno fare dei piccoli carichi di acqua e sale al mattino che favoriscono un maggiore drenaggio".
Condisci, poi, i tuoi piatti con la giusta quantità di sale, indispensabile per conferire agli alimenti gusto e sapidità, ma soprattutto acquista un ottimo sale da cucina: sceglilo biologico e marino integrale, dunque non raffinato e ricco di preziosi nutrienti.
Abbiamo visto che il migliore integratore possibile, soprattutto in estate, è appunto l'acqua con l'aggiunta di un pizzico di sale marino integrale. Utilizzare i classici integratori multivitaminici o di magnesio e potassio serve a poco: con la sudorazione, infatti, perdiamo principalmente acqua e cloruro di sodio, e in quantità molto inferiore gli altri macro e oligoelementi.
Anche un'eccessiva quantità di acqua può portare a disidratazione. Quindi cosa fare? Bere la giusta quantità di acqua, meglio a boli e non a piccoli sorsi, e unire delle piccole quantità di sale ai liquidi ingeriti o agli alimenti consumati. Ma quanto sale? Generalmente si parla di un rapporto di acqua e sale che sia di 1:1, ovvero un grammo di sale per ogni litro di acqua, in particolare se si è sportivi.
L'altra domanda è: come capire se mi sto idratando a dovere? La classica indicazione del bere 2 litri di acqua al giorno non è corretta: questa quantità va infatti personalizzata e contestualizzata. Se si pratica attività sportiva, o la giornata è particolarmente afosa, ecco che non sarebbero sufficienti; al contrario, se in inverno, può rivelarsi eccessiva.
La variabile da monitorare è la pipì: questa andrebbe fatta circa 6-8 volte al giorno e dovrebbe essere di colore giallo paglierino chiaro, ma non trasparente.