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10 Aprile 2024 15:00

Cosa sono gli orange wine: oltre le mode e le anfore, scopriamo il mondo dei vini ambrati

I vini arancioni, detti anche orange wine, sono un tipo di vino prodotto da uve bianche. La particolarità sta nella vinificazione, che avviene come per i vini rossi, con una macerazione sulle bucce che può variare da poche ore a diversi mesi.

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Gli orange wine, conosciuti anche come vini arancioni, rappresentano una vera e propria rivoluzione nel mondo vinicolo. Questi prodotti, dal colore insolito e dal sapore unico, stanno guadagnando sempre più popolarità tra gli amanti del vino e gli esperti del settore. Gli orange wine sono una categoria di vini ottenuti da uve a bacca bianca che vengono vinificate come i vini rossi, con una macerazione sulle bucce che può durare da poche ore a diversi mesi. Proprio quando ci stavamo abituando ad apprezzare i rosati e a fare pace con i vini naturali è spuntata fuori la nuova moda con prodotti particolari e dal colore unico. Cerchiamo di capire da dove vengono e cosa hanno di così caratteristico.

Una rinascita figlia dell'industrializzazione: la storia degli orange wine

Innanzitutto dobbiamo dire che, anche se li vediamo ovunque e sembra un trend, i vini arancioni non sono nati da poco. Gli orange wine sono antichissimi e sono rinati negli anni '90 in Italia. Come scrive il Gambero Rosso "andando a sfogliare i manuali di sommellerie più in voga in Italia, nella parte dedicata al colore del vino, fino a qualche anno fa non era inusuale imbattersi nella definizione bianco carta, un punto cromatico praticamente quasi neutro che andava a definire alcuni vini bianchi talmente diafani da non avere sfumature né verdoline né giallognole. È in risposta a questa tipologia di vini, figli di vinificazioni tecnologiche portate all'esasperazione, che intorno agli anni '90 nascono gli orange wines. In effetti non è proprio corretto parlare di nascita; sarebbe più giusto dire che questi vini dai colori aranciati, ambrati, giallo carico, sono stati riscoperti. Perché probabilmente, nelle campagne italiane (e non solo italiane) quei vini lì ci sono sempre stati, frutto di vinificazioni molto tradizionali e senza l'aiuto di nessuna tecnologia".

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Questo stile è molto antico ed è rimasto in vita e molto popolare in molti Paesi dell'Est come Georgia, Slovenia, Grecia o Romania perché, stando a quanto dice Mary Ewing-Mulligan, presidente dell'International Wine Center di New York, "Si pensava che il processo comportasse meno rifiuti e una maggiore durata di conservazione". Nel corso dei secoli i sommelier ci hanno detto che i vini buoni erano italiani o francesi e così abbiamo accantonato questo fenomeno, così come l'affinamento in anfora. N

on a caso citiamo questo tipo di lavorazione perché gli orange wine e le anfore sono strettamente legati tra loro. La Ewing-Mulligan spiega a Wineenthusiast che i vini aranciati rinascono proprio in Friuli Venezia-Giulia dove "oltre a fermentare il succo sulle bucce, hanno evitato pratiche moderne come il controllo della temperatura della fermentazione, l'uso di anidride solforosa e la filtrazione. Questi metodi sono in linea con la tendenza verso i vini naturali. Con l’aumento della domanda di vini naturali, gli imbottigliamenti con bucce hanno riconquistato uno spazio nel mercato".

Come detto però la tecnica della macerazione delle uve bianche è antica e risale addirittura all'epoca romana. In Georgia, ad esempio, questa tradizione si è conservata intatta nel corso dei secoli grazie alle qvevri, le anfore di terracotta risalenti a 5.000 anni fa e usate tutt'oggi. Nel Medioevo e nel Rinascimento, la produzione di vini bianchi macerati era diffusa in diverse zone d'Europa, come l'Italia, la Francia e la Spagna. Questi vini erano conosciuti come "vini gialli" o "vini d'oro" e apprezzati per la loro complessità e struttura. La produzione cala a partire dal 1600 con l'avvento del Barocco e l'affermarsi del gusto per i vini bianchi più leggeri e freschi che mettono in ombra gli orange wine fino ad arrivare al XX secolo, periodo in cui questa tradizione scompare quasi del tutto tranne che in poche zone rurali.

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Negli ultimi anni, c'è stata una riscoperta degli orange wine, grazie al lavoro di alcuni vignaioli coraggiosi che hanno deciso di riprendere questa antica tecnica di vinificazione. Il successo di questi vini è dovuto alla loro originalità e complessità, che li rende un'alternativa interessante ai vini bianchi e rossi classici.

Come si produce l'orange wine

La produzione dell'orange wine si discosta da quella dei vini bianchi classici per un passaggio fondamentale: la macerazione sulle bucce. Il metodo è poi molto simile a qualsiasi altro vino: si parte con la selezione delle uve, sempre a bacca bianca e solitamente con una buccia spessa e ricca di tannini. I classici vitigni degli orange wine sono Chardonnay, Sauvignon Blanc, Riesling e Gewürztraminer. Si passa poi alla pressatura per rompere gli acini e liberare il mosto come si fa coi vini rossi. La fase cruciale è però quella della macerazione.

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In questa fase il succo d'uva si trasforma in "vino arancione" per davvero: il mosto viene lasciato a contatto con le bucce per un periodo variabile, che può andare da poche ore a diversi mesi. È proprio la buccia a rilasciare nel mosto colore (da cui la tonalità aranciata), tannini e aromi complessi.La durata della macerazione determina le caratteristiche finali del vino: è breve, quindi di poche ore, per un vino chiaro, fresco e fruttato; è media, per una macerazione che varia da alcuni giorni a poche settimane, per un colore intenso, un gusto complesso e più strutturato; è lunga, con macerazioni di mesi o addirittura di un anno, per un vino dal colore ambrato, dal gusto molto complesso e dal tannino sviluppato.

La fase di fermentazione varia a seconda dello stile adottato dal viticoltore: chi fa un vino naturale usa i lieviti indigeni presenti sulle bucce, gli altri aggiungono dei lieviti selezionati. Come in ogni altro vino, durante la fermentazione gli zuccheri del mosto vengono trasformati in alcol. Al termine della macerazione, il mosto viene separato dalle bucce (svinatura). A volte le bucce vengono pressate per estrarre ulteriore colore e tannini.

A questo punto c'è la fase dell'affinamento in cui il vino viene trasferito in contenitori di acciaio inox, botti di legno o anfore di terracotta per la maturazione. La scelta del recipiente influenza il gusto finale del vino. Dopo l'affinamento, il vino viene filtrato (a volte no, a seconda della scelta del produttore) e imbottigliato.

C'è differenza tra vini arancioni e vini ambrati?

No, non c'è alcuna differenza. È solo una questione semantica e molti in Italia usano l'uno e l'altro come sinonimo a giusta ragione. La cosa curiosa è che il principale Paese produttore di questo tipo di vini, la Georgia, non nomina mai i propri prodotti come "orange wine".

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La terminologia anglosassone spesso predilige il termine "ambrato" (amber wines) per evitare qualsiasi confusione sul fatto che il vino venga prodotto con le arance, il che sembra assurdo ma tanti consumatori pensano si possa fare. La cosa divertente è che la rinascita di questa tipologia di vino avviene in Italia ma si usa il termine anglosassone a causa di un importante importatore del Regno Unito che, per descrivere un vino italiano ambrato, scrive sul proprio listino il termine "orange wine". Da allora questo è diventato il termine più popolare al mondo per descrivere questi vini ad eccezione dei vini georgiani che sono chiamati sempre con il proprio nome (i più famosi sono rkatsiteli, mtsvane, kisi, chinuri, khikhvi e chkhaveri).

Le principali caratteristiche dell'orange wine

L'elemento distintivo è senza dubbio il colore, che varia dall'arancione intenso all'ambrato, a seconda del tempo di macerazione sulle bucce. Il gusto varia molto in base al produttore: generalmente è un vino complesso e strutturato, con note fruttate, speziate e tanniche. L'acidità è generalmente ben presente e contribuisce a conferire freschezza e equilibrio al vino. I profumi sono intensi e complessi, con note di frutta matura, agrumi, spezie, fiori e talvolta anche di idrocarburi o di terra. La struttura è generalmente più corposa e tannica rispetto ai vini bianchi classici, grazie all'apporto di tannini dalle bucce. Però, ripetiamo, esistono vini ambrati di ogni tipologia quindi è molto complesso dare una risposta univoca.

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Non tutti gli orange wine sono uguali: il gusto e le caratteristiche possono variare in base al tipo di uva, al tempo di macerazione, alle tecniche di vinificazione e all'affinamento. La produzione di orange wine è in crescita, con un numero sempre maggiore di cantine che sperimentano questa tecnica: sono vini che possono spiazzare al primo assaggio, ma che meritano di essere conosciuti e apprezzati per la loro originalità e complessità.

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