La Campania è famosa per i suoi tantissimi prodotti unici ed eccezionali, ma tra i tanti conosciuti spicca anche una piccola perla meno nota: sono le papaccelle, un particolare tipo di peperone re delle feste natalizie partenopee e di tante ricette golosissime.
Ti basta fare un giro a Napoli e nei suoi dintorni per imbatterti in un particolare ortaggio che esiste solo in questo territorio: è la papaccella, una particolare varietà di peperone tipico della Campania ma in particolare dell’area partenopea.
È una specie autoctona poco conosciuta fino a qualche tempo fa, quasi prossima all’estinzione, salvata solo dall’impegno di alcuni coltivatori e con l’aiuto delle istituzioni. Oggi è tornata a far parte della tradizione di Napoli, guadagnando persino il riconoscimento di prodotto agroalimentare tradizionale (Pat) della Regione Campania e la tutela come presidio Slow Food.
Tonda, coloratissima e dolciastra, la papaccella è strettamente legata al comune di Brusciano: qui si trovavano, infatti, la maggiore quantità di orti (la parule) dove veniva coltivato il peperone e sembra proprio che la varietà abbia preso il nome dal cognome più diffuso in quest’area, “Papaccio”.
La papaccella è talmente radicata nella coltura dell’area partenopea che uno dei detti più comuni, quando si ha il raffreddore, è avere il “naso a papaccella”, ovvero rosso intenso proprio come questi speciali peperoni.
Le papaccelle sono una particolare varietà di peperoni tipici dell’area di Napoli, soprattutto dell’area di Brusciano e della piana di Acerra. A differenza del peperone classico, questo ortaggio ha una forma rotonda e schiacciata ai due poli, è estremamente costoluto (per questo si chiama anche papaccella “riccia") e spicca con il suo colore acceso, che può essere rosso o verde.
Grazie all’influenza dei territori argillosi e lavici che derivano dalla presenza del Vesuvio, le papaccelle napoletane hanno particolari pregi organolettici. Sono infatti molto dolci, con un retrogusto molto aromatico e una piccantezza più o meno accentuata a secondo dell’ecotipo. Inoltre la polpa è particolarmente gustosa, perché piena e piuttosto croccante.
Ad oggi la coltivazione della papacella napoletana segue un vero e proprio disciplinare molto severo: dopo aver recuperato questa coltivazione antica, infatti, è fondamentale per i produttori garantire una produzione di qualità in modo da salvaguardare questa specialità e, allo stesso tempo, la biodiversità dell’area di Brusciano e della piana di Acerra.
La dolcezza è ciò che distingue le papaccelle da qualsiasi altra varietà di peperone, unita a una piccantezza naturale che rende questo prodotto davvero unico. Proprio per via del suo sapore unico, tradizionalmente le papaccelle sono lavorate per la conservazione sott’olio e sotto aceto, da consumare poi in accompagnamento a piatti di carne o pesce come il baccalà.
Con le papaccelle sotto aceto si prepara anche l’insalata di rinforzo, un piatto tipi della tradizione culinaria partenopea nelle feste natalizie: è una delle ricette immancabili del grande cenone napoletano, molto più di un lauto banchetto ma un’unione unica di simbologia, gesti rituali, abitudini e cibi comandati.
Esistono anche tante altre varianti culinarie per consumare le papaccelle. Per esempio puoi condirle con il sugo di pomodoro, oppure puoi farcirle con diversi ripieni: nella nostra ricetta te le suggeriamo ripiene con un composto a base di carne di manzo macinata, uovo e parmigiano grattugiato.