Il Cervino rappresenta forse la vetta più affascinante di tutto l'arco alpino. Alle sue pendici è un festival di gusto, sapori e odori tra ricette e prodotti tipici. Cosa si mangia in questa parte di Valle D'Aosta?
Abbiamo parlato di gastronomia valdostana nell'articolo dedicato al versante "gourmet" del Monte Bianco. Ci spostiamo ora di qualche chilometro verso est, alla scoperta delle specialità gastronomiche che popolano il confine tra la piccola Regione italiana e la Svizzera. Salumi, formaggi, zuppe: cosa si mangia di buono alle pendici del Cervino?
Anche se non l’avete mai visto, né in foto tanto meno dal vivo, probabilmente guardando il Cervino vi sembrerà di essere davanti a qualcosa di familiare. Come è possibile che una montagna sconosciuta magari a chi non è appassionato di altura possa essere così solita, quasi confidenziale o intima, per ognuno di noi?
Perché, probabilmente, la forma del Cervino è riconducibile a come, da bambini, disegnavamo le montagne sui diari di scuola, o su fogli bianchi in cui dovevamo tracciare vertiginose vette per lo più seguendo solo la nostra immaginazione.
Linee verticali apparentemente infinite si stagliano verso il cielo, a picco, incontrandosi in un punto comune, una cima così sottile, appuntita, che sfiora e talvolta supera le nuvole quasi tagliando la volta celeste. Eccolo lì, al confine tra Italia e Svizzera delinearsi fisicamente un monte che ricorda così vividamente i nostri disegni (e sogni?) d’infanzia. Il Cervino, Matterhorn per gli svizzeri, oltre a essere una vetta affascinante, bellissima, è quasi una sorta di archetipo, il modello tipico di montagna figurata e idealizzata sin dai nostri primi anni di età.
Ed è forse anche per questo che a praticamente tutti coloro che lo guardano, più o meno da vicino, il Cervino riesce a comunicare un’attrattiva così forte e intima. E, in fondo, è come se ammirandolo in tutta la sua magnificenza tornassimo anche un po’ bambini.
4478 metri per questo enorme dente di squalo, quasi una piramide naturale di roccia e ghiaccio, che si eleva verso il cielo in tutta la sua tagliente verticalità. Inconfondibile, maestoso il Cervino, montagna strettamente legata all’Italia in quanto fu Walter Bonatti il primo a scalarlo in solitaria, quando nel 1965 (a 100 anni dalla prima conquista della vetta) decise di salire in pieno inverno (18-22 febbraio) contando sul solo aiuto delle sue forze e della sua esperienza, con a disposizione solo strumentazioni rudimentali. Una pagina di alpinismo storica e memorabile, scritta con l’inchiostro indelebile nel grande libro delle conquiste montane.
Ecco perché, probabilmente, mangiare alle pendici di questa maestosa altura rappresenta un'esperienza ancor più significativa e immersiva.
Per forma e posizione isolata il Cervino è probabilmente la montagna più affascinante di tutto l’Arco alpino. Con i suoi 4478 metri in Italia è la terza vetta per altitudine, dietro al Monte Bianco (4810) e Monte Rosa (4634), trovandosi geograficamente proprio tra i due grandi massicci. La sua paternità è divisa tra l’Italia e la Svizzera, con la Valle d’Aosta insignita dell'onore di ospitare i versanti nostrani.
Data la spiccata verticalità e la caduta quasi a strapiombo delle sue pareti, propriamente sul Cervino non sono presenti piste da sci. Qualche coraggioso, nonché esperto sciatore, potrebbe avventurarsi in qualche discesa libera, ma se ci tenete a raccontare ad amici o parenti la vostra avventura alpina vi consigliamo di “limitarvi” alle piste del Breuil-Cervinia, località appartenente al comune valdostano di Valtournenche, a poco più di 2000 metri d’altezza.
14 gli impianti sciistici, oltre 200 km di piste per divertirsi sotto l’occhio vigile della più alta vetta della zona. Sci alpino, di fondo, pattinaggio, snowboard, ma anche freeride e ciaspolate: tutto ciò che un amante degli sport invernali può chiedere riesce a trovarlo qui. A Cervinia, inoltre, ci si può concedere anche un giro su una slitta trainata dagli husky.
E dopo un’intensa giornata sulle nevi, qual miglior modo di ritemprarsi se non all’interno della Spa/wellness area situata all’interno del Centro Sportivo di Valtournen, tra piscine, saune, massaggi per recuperare forze, energie e benessere fisico. La fame, però, inizia a montare. Al cibo arriveremo tra poco, dopo una piccola escursione alla scoperta delle bellezze naturali di questa zona.
Non siete amanti degli sport invernali oppure volete concedervi una gita “fuori porta” in quota? Le attrazioni turistiche qua attorno non mancano di certo. Fa parte del gruppo del Cervino il Plauteau Rosa, detto anche Plan Rosà, ghiacciaio situato sul versante svizzero delle Alpi Pennine, appena oltre il confine. Da queste parti potete ammirare il Palazzo di Ghiaccio, una serie di grotte scavate a una quindicina di metri di profondità, dove sono presenti sculture in ghiaccio e neve.
Dovete sapere inoltre che collocato a 3.500 metri proprio sul Plateau Rosà, raggiungibile anche senza sci dagli impianti di risalita, c’è il museo più alto d’Europa. All’interno la mostra “Una montagna di lavoro”, ricca di documenti d’epoca, manufatti ed utensili che narrano la storia degli impianti del Breuil.
Se siete da queste parti non potete perdervi un’escursione al Lago Blu. Specchio d’acqua noto per il suo colore acceso, con sentieri da percorrere e una vista d’eccezione sul Cervino: qualcosa di clamorosamente bello visto anche semplicemente attraverso Google Maps, figuriamoci dal vivo.
Altro spettacolo naturale da non mancare è la forra di Gouffre des Bousserailles, una gola visitabile scavata dalle acque del torrente Marmore nella montagna a circa 1700 metri d’altezza.
Detto di questa piccola parte di meraviglie ammirabili nei dintorni del Cervino, è finalmente tempo di parlare di cibo. Tante specialità sono quelle già illustrate nell’approfondimento dedicato al Monte Bianco, poco distante da qui. Ma cosa possiamo assaporare alle pendici di quella che è forse la montagna più affascinante dell’intero arco alpino?
Cosa possiamo mangiare insomma attorno alle piste da sci di Cervinia e Valtournenche? Cosa offre questa piccola porzione di Val d’Aosta? Detto nell’articolo già citato della Fontina Dop, della fonduta, zuppa valdostana e altre specialità, andiamo a scoprire le altre che compongono il “paniere” gastronomico regionale.
Goloso spezzatino a base di manzo tipico della Valle d'Aosta. La carne viene cotta lentamente nel vino, preferibilmente corposo pur senza essere eccessivamente tannico, risultando tenerissima a fine preparazione. Solitamente la carbonade (o carbonada) viene servita con un po' di polenta. Un secondo profumato e saporito, tipico della stagione fredda, molto simile alla carbonade fiamminga, la quale viene preparata però con la birra al posto del vino.
Niente carne stavolta, selvaggina, polenta o formaggi. Parliamo ora di un tipico dolce regionale facilissimo da preparare in casa. Si tratta di un biscotto molto sottile, croccante e gustoso a base di mandorle, nocciole, zucchero, uova, farina. Il caratteristico nome? Ispirato alla forma delle caratteristiche tegole dei tetti valdostani.
Prosciutto di montagna protetto dalla Dop, il Jambon de Bosses è un prodotto realizzato esclusivamente nella valle del Gran San Bernardo, nello specifico nel piccolo comune (poco più di 300 abitanti) di Saint-Rhémy-en-Bosses. Secondo disciplinare le carni del prosciutto sono di cosce di suini allevati esclusivamente in Valle D'Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. I suini vengono nutriti negli ultimi due mesi con sostanze ad alto contenuto proteico e le loro carni, dopo un'attenta lavorazione, vengono stagionate dai 12 ai 30 mesi.
Denominazione di origine protetta anche per questo tipico formaggio regionale. Il Fromadzo Dop è un prodotto semi grasso ottenuto da latte crudo (di almeno due mungiture) di mucche rigorosamente pezzate rosse e castane di razza valdostana, nutrite principalmente con foraggi locali freschi o affienati. In minima percentuale si può aggiungere anche del latte caprino. Si ottiene un prodotto semi dolce quando ancora fresco, via via più salato con l'avanzare della stagionatura.
La grande ricchezza floreale della Val d'Aosta garantisce la presenza di una vasta selezione di mieli. Differenti tipologie di fiori, erbe alpine e piante a seconda dell'altitudine fanno sì che le api producano mieli sempre diversi: da quello di rododendro al millefoglie, passando per il miele di castagno, tiglio o ciliegio solo per citarne alcuni.
La zona compresa tra Châtillon, Pont-Saint-Martin e la Valle del Lys comprende circa l'80% di tutti i castagneti presenti nella Regione. I frutti vengono spesso abbinati a salumi locali, tra i quali anche la mocetta, oppure sono alla base di zuppe per scaldare le temperature della stagione fredda. Citazione d'obbligo per le castagne sciroppate al miele o alla grappa, ma anche per la farina o la gustosa crema. Le castagne vengono anche essiccate affinché si conservino fino al periodo della raccolta successiva.
Abbiamo dedicato un apposito approfondimento a questo salume tipico valdostano. Una preparazione antichissima, a base di mammelle vaccine, di cui ne parla anche Apicio nel De Re Coquinaria. Risalirebbe infatti alla gastronomia della Roma Antica, periodo in cui non era raro trovare ricette con questo particolare ingrediente.