Il nostro tour tra percorsi suggestivi e specialità cibarie fa tappa sulle sponde del lago di Como. La Greenway è un itinerario di appena 11 chilometri che affaccia sul blu lacustre e ricco di prelibatezze gastronomiche. Molte, ovviamente, a base di pesce.
In questo sali e scendi per lo Stivale alla scoperta dei percorsi da trekking più suggestivi e, al contempo, più ghiotti in quanto a specialità gastronomiche, lasciamo la Sicilia dei Nebrodi per tornare al Nord. L’ombra delle Alpi ci ha già accompagnato lungo la Via dei Terrazzamenti nella Media Valtellina, e in questa nuova tappa non ci troviamo così distanti dal percorso dispiegato per le vigne della provincia di Sondrio.
Siamo, infatti, sul lago di Como. Ma non sul ramo descritto da Manzoni ne I Promessi Sposi, ossia quello che volge a mezzogiorno, bensì sull’altra diramazione, opposta rispetto a quella citata dallo scrittore e che strizza l’occhio al confine svizzero poco distante. Ci troviamo, infatti, sulla sponda occidentale del lago di Como, nella parte attraversata dall’affascinante e omonima Greenway.
E dopo che questo territorio, nei secoli, è stato narrato da personaggi come Virgilio, Stendhal e Lord Byron oltre al Manzoni stesso, con un sincero bagno di umiltà cogliamo l'occasione di aggiornare l'illustre elenco di chi ha avuto modo di raccontare il lago di Como e le sue bellezze. Gastronomiche, nel nostro caso.
Il sentiero, distante da Como una ventina di chilometri, si snoda tra i comuni di Colonno e Griante. Nel mezzo 11 chilometri di itinerario attraverso vari paesi affacciati sul lago, alle pendici del monte di Tremezzo.
Ufficialmente il percorso è diviso in 7 tappe, nel corso delle quali si ha la possibilità di attraversare i comuni disseminati sulla Greenway ammirando, da una parte, il verde della natura e dall’altra il blu del lago. Non è, a differenza degli altri cammini illustrati nelle settimane passate, un itinerario che si dispiega immerso in boschi e sentieri più o meno brulli, quanto più una passeggiata adatta a tutti (almeno con un minimo di resistenza alle lunghe camminate) e per tutte le stagioni.
Ci vogliono circa 3 ore e mezza per coprire l’intero tragitto, ma ciò non toglie come si possa optare per un percorso più breve oppure prendersi del tempo visitando i vari borghi situati lungo il cammino. In ogni caso, l’occasione è propizia per fare il pieno di bellezza paesaggistica, naturale e architettonica. Il tutto a due passi dal lago.
Non essendo un percorso ad anello, una volta coperti gli 11 chilometri bisogna scegliere se tornare indietro a piedi oppure lasciar riposare le membra prendendo un bus. La soluzione più affascinante, però, è forse quella del battello, diretto all’inizio dell’itinerario solcando le acque del lago.
Va detto come sia la Greenway la vera attrazione della Greenway stessa. Un percorso pedonale, da poter coprire anche in mountain bike, dall’indubbio fascino e innegabile bellezza. Lungo la via, oltre ai caratteristici borghi disseminati per gli 11 chilometri dell’itinerario, alcune mete sono d’obbligo (o quasi). Camminando si passerà davanti a numerose e maestose ville, tante delle quali però non visitabili in quanto private.
Tra queste però un paio sono aperte al pubblico: la prima è Villa del Balbianello, ricavata da un ex monastero francescano e oggi di proprietà del FAI, situata sulla punta estrema della penisola di Lavedo. Anche se non si è mai transitati da queste parti la villa a qualcuno potrebbe avere un aspetto famigliare: è stata, infatti, location di produzioni come James Bond: Casino Royale e Star Wars episodio II.
Merita una visita anche Villa Carlotta, a Tremezzo, con il suo ampio giardino botanico interno, mentre il parco Ossuccio è il posto ideale per riposarsi con una vista panoramica sul lago. Non direttamente sul percorso ma degna di una deviazione la piccola isola Comacina, lembo verde di appena 2 chilometri di perimetro nel comune di Tremezzina e a veramente poche decine di metri dalla terraferma. Si tratta di un’importante area archeologica per quanto riguarda l’Alto Medioevo: sembra che qui fino al 1100 ci fossero ben nove chiese.
Arrivati fin qui, è finalmente tempo di parlare di cibo. Lungo la Greenway ci sono molti ristoranti e locali nei vari borghi in cui poter assaporare le specialità della zona, a base ovviamente di prodotti di lago. La vicina presenza delle montagne, però, ci riserverà qualche golosa sorpresa.
D’accordo, non siamo certamente nel periodo migliore per parlare di questa preparazione. Come detto, però, la Greenway è percorribile in ogni fase dell’anno quindi in inverno o autunno una bella porzione di polenta è sempre ben accetta. Nello specifico, nel comasco una delle varianti più in voga è la polenta uncia, che alla versione tradizionale della ricetta (farina di mais, grano saraceno, acqua e sale) aggiunge anche formaggio grasso d’alpeggio, aglio, salvia e, per rimanere leggeri, anche un po’ di burro fuso. Tanto a bruciare calorie camminando si fa sempre in tempo.
Per quanto riguarda i piatti a base di pesce c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Si va dal più classico fritto misto di lago alle alborelle fritte, passando per il risotto col persico e il lavarello in salsa verde. Nello specifico, una delle ricette più tipiche è il mussultin: agoni (pescati tra maggio e giugno), sviscerati, salati ed essiccati al sole, serviti accompagnati da polenta, utile a smorzare il sapore pungente del pesce. Altra specialità è il pesce in carpione, fritto e poi marinato in aceto, cipolla e alloro. Nella stagione più fredda da provare anche la zuppa di pesce alla tremezzina, accompagnata da crostini di pane spalmati di aglio.
Eccola, l’influenza dei monti e dei pascoli in altura. Anche sul lago di Como si possono assaporare gustosi formaggi: tra questi la semuda, lo zincarlin e il triangolo del Lario. La prima, presidio Slow Food e a marchio Pat, è un prodotto da latte vaccino utilizzato anche nella preparazione della polenta uncia. Lo zincarlin (Pat anch’esso) viene realizzato a partire dalla ricotta d’alpeggio e aromatizzato con sale, pepe e alcune erbe sminuzzate. Rinomato e prezioso il triangolo del Lario, un formaggio a pasta cruda di grande qualità ottenuto da latte caprino con specifici livelli di grasso e proteine.
Non hanno probabilmente lo stesso appeal dei piatti a base di pesce, ma gli insaccati riescono a ritagliarsi il loro spazio all’interno della gastronomia di questa zona. In particolare la mortadella di fegato è uno dei prodotti più tipici del territorio: realizzato con carni miste di maiale (tra tutte, chiaramente, il fegato) da potersi mangiare cruda oppure bollita, a mo’ di cotechino. Una preparazione di origine contadina, con la quale si recuperavano le parti meno pregiate del suino.
Come ogni menu che si rispetti, anche questo lo chiudiamo con il dessert. La miascia è un dolce tipico della zona; torta piuttosto rustica e anti spreco. Pane, uvetta e frutta (per lo più mele e pere) alla base della sua preparazione. Nata per riciclare il pane raffermo, un tempo veniva chiamata “panettone dei poveri” e le sue origini, antichissime, non sono ben chiare. In zona in tanti si litigano i natali di questa ricetta: tra Menaggio, Bellagio e Mandello del Lario, ma non è dato sapere chi abbia effettivamente inventato un dolce oggi parte integrante della gastronomia locale.