Passeggiata primaverile all’ombra delle montagne, lungo i 70 chilometri della Via dei Terrazzamenti. Cosa vedere e cosa mangiare attraverso un percorso da trekking capace di abbinare bellezze paesaggistiche, naturali e bontà gastronomiche.
Dopo aver viaggiato tra i borghi della Costiera Amalfitana, le 5 Terre e il percorso da trekking più impegnativo d’Italia, nella selvaggia Sardegna, torniamo sulla terraferma spostandoci a nord della Lombardia. Ci troviamo in Valtellina, territorio già esplorato questo inverno tra vette e piste innevate, stavolta da svelare appositamente per la bella stagione.
Di preciso percorreremo la Via dei Terrazzamenti, un sentiero di circa 70 chilometri in provincia di Sondrio che si snoda, nomen omen, tra i terrazzamenti realizzati ad hoc per addomesticare con le viti questo terreno naturalmente così impervio.
Il percorso collega i paesi di Morbegno e Tirano, oscilla tra quota 300 e 700 metri (dai alcuni punti si scorge il lago di Como) e si sviluppa in parallelo con il corso del fiume Adda lungo il versante della Alpi Retiche. Si coglie, insomma, l’importanza dell’opera dell’ingegno dell’uomo, capace di adattare questo territorio naturalmente "ostile" alle proprie necessità. Non a caso, da queste parti, si parla di “viticoltura eroica”.
Non solo natura però lungo la Via dei Terrazzamenti, anche chiese (ricche di opere d’arte come affreschi gotici e rinascimentali), edifici storici, cantine e borghi caratteristici ad arricchire il patrimonio architettonico della zona, dotata di 40 aree di sosta attrezzate appositamente per chi si mette in cammino lungo questo sentiero. Il percorso tra trekking, insomma, è adatto a tutti, basta essere abituati a un po' di attività motoria.
Tra i percorsi più suggestivi e interessanti dal punto di vista natural-paesaggistico, la Via dei Terrazzamenti è ricca pure di bellezze storiche e architettoniche. Borghi, chiese, edifici, antichi insediamenti (presenti alcuni siti preistorici) costellano i 70 chilometri di percorso accomunati dalla presenza di questi magnifici gradoni creati dall’uomo sul versante montano per piantare e coltivare le viti. Questa è infatti una zona dalla spiccata vocazione vitivinicola, protetta dal Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina.
Da Morbegno ad Ardenno e Sondrio, passando per Berbenno e Postalesio, toccando i borghi di Ponchiera e Montagna in Valtellina, arrivando a Tirano dopo aver superato il paese di Fracia e Teglio. Sono solamente alcune delle località che si attraversano lungo i 70 chilometri della Via dei Terrazzamenti in questa frazione di Media Valtellina. Il tutto attraversando boschi, meleti e castagneti, torrenti, fiumi e siti storici per un’esperienza totalizzante, da compiere sia a piedi sia in bici per chi ama le pedalate. Dopo tutto questo viaggiare, però, è finalmente ora di parlare di cibo. Cosa si può mangiare tra i borghi della Via dei Terrazzamenti? Quali sono le specialità della zona con le quali nobilitare la nostra esperienza trekking?
Primi piatti come i pizzoccheri, golosi (e calorici) stuzzichini come gli sciatt arrivando a dolci come il caratteristico panettone della Valtellina. Cosa si mangia percorrendo i 70 chilometri della Via dei Terrazzamenti?
Frittelle croccanti (tradizionalmente di grano saraceno), tonde con ripieno di formaggio fuso, Valtellina Casera Dop se si vuole omaggiare la tradizione. Gli sciatt, in dialetto locale “rospi”, sono una preparazione sfiziosa e tipica della Valtellina, delle bombette filanti di origine popolare una volta preparate e consumate per colazione dai contadini della zona, magari accompagnate con del latte fresco.
A proposito di Valtellina impossibile non parlare dei pizzoccheri. Tagliatelle di grano saraceno (si narra siano originarie di Teglio) per un primo gustoso e sostanzioso, così radicato nella tradizione locale da essere riconosciuto dal marchio Igp. Il condimento varia a seconda dei gusti personali: si va da quello a base di burro, formaggi, verza e patate a funghi e besciamella, o ancora salsiccia e radicchio. Non è sicuramente il più light dei primi piatti, ma è la carica calorica che serve per poter proseguire lungo la Via dei Terrazzamenti.
Più tipiche delle zone settentrionali della Valtellina, le manfrigole si possono ritrovare comunque in gran parte della provincia di Sondrio. Una sorta di crespelle, ancora a base di grano saraceno (qui coltivato almeno dal 1600) ripiene nella maggior parte dei casi con bresaola e formaggio Casera. Piatto tipico del retaggio contadino e montano locale, ricetta utile per recuperare il pane avanzato e creare una preparazione quanto più sostanziosa possibile con materie prime locali.
E parlando di ingredienti del luogo è d’obbligo citare i formaggi principali della zona. I protagonisti delle ricette locali sono il Bitto (antico formaggio d’alpe) e la Casera (formaggio semigrasso): due prodotti Dop utilizzati in molte preparazioni valtellinesi e tutelati da un Consorzio nato nel 1995. Particolarità del Bitto: è uno dei pochi formaggi al mondo con la capacità di stagionare oltre 10 anni, sviluppando col passare del tempo un sapore sempre più spiccato, forte e piccante.
Forse la regina delle tavole di queste zone, la bresaola della Valtellina. A marchio Igp dal 1996, secondo disciplinare viene prodotta esclusivamente all’interno della provincia di Sondrio e ricavata dalle cosce di bovino di età compresa fra i 18 mesi e i quattro anni. La stagionatura avviene in ambiente con temperatura controllata, oscillante dai 12 e i 18 gradi, per un periodo compreso tra le 4 e le 8 settimane. L’elevata quantità di proteine unita a una bassa percentuale di grassi rende la bresaola un alimento adatto anche per chi è più rivolto verso uno stile alimentare fit.
Tra le tante ricette locali a base di grano saraceno citiamo pure i chiscioi. Chiamati anche panel, si tratta di frittelle ripiene (nuovamente) di Valtellina Casera e servite con verdure o salumi. Sono una preparazione tipica di Tirano, l’ultima tappa (partendo da Mobegno) della Via dei Terrazzamenti per concludere in bellezza il sentiero da trekking.
La chiusura vera e propria su quello che c’è da mangiare la affidiamo a un dolce locale. La bisciola, chiamata anche panettone valtellinese (per lo più consumata durante le feste natalizie, ma prodotta tutto l’anno), è una sorta di pagnotta a base di frutta secca, uvetta, burro e uova. La sua origine si fa risalire ai tempi di Napoleone: secondo la leggenda quando il comandante francese arrivò con le truppe in Valtellina ordinò al suo cuoco di cucinare un dolce con gli ingredienti locali. Lo chef, raccolto quanto il territorio poteva offrire, creò per l’appunto questo ricco e sostanzioso lievitato, chiamato poi bisciola.
Impossibile non parlare anche di vini in questa zona. Sarebbe, dopotutto, quasi un torto alla fatica di coloro che, con ingegno e tanto sudore, hanno modellato il versante montano adattandolo alla coltivazione delle viti. Cosa si può bere in una zona tra le maggiori rappresentanti del concetto di viticoltura eroica? Da qui nascono vini Docg come il Sassella, il Grumello, l’Inferno, il Valgella, il Maroggia e lo Sforzato, solo per citarne alcuni.