Le specialità più particolari dello street food siciliano suddivise per città: un tour attorno all'isola, alla scoperta delle delizie della costa da assaggiare almeno una volta.
Il mare, le città d'arte, i vulcani, la natura incontaminata… ma soprattutto il cibo: è questo che spinge ogni anno milioni di visitatori in Sicilia. Una regione che incontra tutti i gusti, grazie a una gastronomia davvero variegata, frutto delle tante dominazioni che l'isola ha subito (e di cui ha fatto tesoro), nel corso dei secoli. Ma cosa mangiare in Sicilia e soprattutto dove? Quali sono le specialità più tipiche, da non perdere? Oggi ti raccontiamo quali sono i piatti o le specialità dello street food da assaggiare assolutamente, seconda la meta che hai scelto.
Parli di Palermo e pensi subito pani câ meusa, o panino con la milza: uno degli street food più particolari del Capoluogo siciliano. Si tratta di un panino morbido con i semi di sesamo (chiamato vastedda se tondo o mafaldina se più lungo), ripieno di pezzetti di milza (in percentuale superiore), e a volte polmone, cuore e trachea di vitello (scannaruzzatu). Le interiora vengono prima bollite e poi fritte nella sugna: il panino può essere "schetto", ovvero celibe, quindi solo con del pepe e qualche goccia di limone spremuta sulla carne, oppure "maritato", sposato, quando sopra si mette una generosa grattugiata di ricotta salata siciliana. Una delizia dello street food che non si può non assaggiare almeno una volta nella vita.
Altra specialità che troverai solo a Palermo e dintorni è lo sfincione (sfinciuni o spinciuni), che spesso si mangia a colazione: una focaccia morbida, alta e super saporita, condita in superficie con salsa a base di pomodoro, cipolla (spesso bollita in pezzettini minuscoli), acciughe, origano e pezzetti di formaggio tipico siciliano, pangrattato aromatizzato con l'olio.
Infine, per la sezione dolci, altra specialità da non perdere l'iris fritta, una delizia che prende il nome dall'opera Pietro Mascagni: nonostante sia dolce, viene annoverato tra gli street food palermitani, perché viene mangiata appena fritta, a ogni ora del giorno, passeggiando per le bellissime vie della città.
Naturalmente non possiamo nominare l'arancina, che qui è femmina, ma si tratta di uno strett food preparato in maniera eccellenze in tutta l'isola: mangialo dove preferisci.
Naturalmente la cucina trapanese e la cucina palermitana si tengono per mano: sono molte le specialità in comune, così come succede in altre parti dell'isola. Ma se ti fermi nella bellissima Trapani, sappi che non puoi evitare di assaggiare il cous cous alla trapanese, chiamato localmente cùscusu: un piatto simbolo dell'unione culturale fra le due sponde del Mediterraneo. Si prepara con semola incocciata (cioè "compattata") dalle abili mani delle cuoche locali e poi cotta a vapore: il condimento è a base di brodo di pesce misto, che può comprendere cernia, pesce San Pietro, vopa, gallinella, lugaro, cicale, scorfani e così via. Da provare in particolare anche ti trovi a Favignana e San Vito lo Capo.
Ricci freschi, pane e limone: non si tratta esattamente di street food ma potresti trovarlo per strada, dai pescatori o nelle trattorie. Si tratta di una specialità semplicissima – ricci, pane e limone appunto – ma antichissima. A differenza di quello che potresti pensare, si tratta di un piatto della cucina povera: sulle coste trapanesi, infatti, la presenza di ricci era davvero massiccia e spesso i pescatori consumavano questo spuntino direttamente in barca.
Cannolo: è vero, i cannoli si possono assaggiare in molti posti, anche perché non è chiara la loro origine (contesta generalmente fra Palermo, Caltanissetta e Catania). Noi ti suggeriamo di mangiarlo fra Trapani e Palermo, dove ne fanno alcune versioni a dir poco lussureggianti. Ma se lo mangi a Catania non sarà certo una delusione.
Proseguendo per questo immaginario tour gastronomico che ci porta a fare il giro della Sicilia partendo dal Capoluogo, arriviamo ad Agrigento. Una specialità da non perdere ad Agrigento è il cuddiruni, una sorta di focaccia imbottita tipica di Siculiana: le farce più tradizionali sono broccoletti (broccoli neri), cipolla stufata con pomodoro o bietole selvatiche (chiamate anciti), ma si possono trovare al suo interno anche acciughe, formaggi locali e verdure di vario tipo, oppure salsiccia.
Una pietanza in comune con lo streef food palermitano sono le stigghiole. Si tratta di budella di agnello (ma anche capretto o vitello), lavate con acqua e sale, condite con prezzemolo e a volte cipolla, quindi arrotolate attorno a un cipollotto (o infilzate in uno spiedino) e cotte direttamente sulla brace. Nell'agrigentino sono tipiche di Racalmuto, ma potete trovarle sia in città sia nel resto della provincia.
Infine, i taralli dolci, chiamati anche Brigadieri e Regine: i primi sono ricoperti di glassa al cioccolato, i secondi hanno la glassa al limone. Una volta si preparavano per Ognissanti, regalandoli ai bambini nella notte fra il 1 e il 2 novembre, come omaggio dei "morti", figure centrali nella tradzione popolare sicula.
La città dei cento ponti – culla, insieme all'adiacente Val di Noto, del barocco siciliano – ha una gastronomia davvero immensa. È difficile quindi capire cosa suggerire, partendo dal presupposto di voler mangiare qualcosa di davvero locale: fra tutti i piatti e le specialità dello street food ragusano abbiamo scelto le scacce, delle deliziose focacce a strati che vengono condite fra uno strato e l'altro con vari tipi di ingredienti: un piatto del XIII secolo, tipico dei giorni natalizi, ma che oggi si trova in ogni periodo dell'anno. Una specialità contesa da sempre fra Ragusa e Modica (ma alcuni documenti danno più credito all'ipotesi modicana, cittadina in cui ogni anno si tiene una sagra della "scaccia" nel mese di luglio). Oltre alla scaccia, da assaggiare l'impanata di agnello, in comune con Siracusa (vedi punto successivo).
Sono tante poi le varianti della scaccia, come ad esempio i tomasini, mini scacce con ricotta e salsiccia (il cui equivalente con la pasta sfoglia sfoglia si chiama appunto sfuogghiu), u pastizzu (più simile alle scacciate catanesi) e così via.
Dolci molto particolari di Ragusa sono le ‘mpanatigghi: biscotti ripieni e impanati, simili alle mezzelune, farciti con un composto di mandorle, noci, cioccolato, zucchero, cannella, chiodi di garofano e carne di manzo. Ma se passi da queste parti non puoi non assaggiare anche il cioccolato di Modica: un prodotto antichissimo e unico nel suo genere, che ha portato in Sicilia la tradizione azteca della lavorazione del cacao.
Una città piena di luce, grazie anche alla petra giuggiulena, chiamata in italiano la pietra bianca di Siracusa, roccia di pietra arenaria sedimentaria formatasi nel Miocene, composta prevalentemente da calcareniti organogeni e ghiaie poligeniche: da questa arriva la luce chiara che emana tutta la città.
Arrivato a Siracusa, non potrai non assaggiare l'impanata di agnello, la variante locale della scaccia ragusana (ma i siracusani non sarebbero d'accordo con questa affermazione!) che poi a Catania diventa scacciata. Oltre al classico ripieno di agnello tipico del periodo pasquale, l'impanata si può farcire con diversi ingredienti: il suo nome rivela l'origine spagnola (derva da empanada), dato che si tratta di un'antica eredità lasciata dai popoli iberici durante la loro dominazione. L'impanata con il ripieno più caratteristico del siracusano è quella di Pachino: l'impanata con i lolli (una tipologia di pasta fresca che viene condita con le fave cottoie modicane), nota pure con il nome di pasticcio. Da non perdere anche le cucche, dei piccoli rustici fatti con strisce di pasta farcite solitamente con formaggio e salsiccia, ma anche con altri prodotti locali.
Un piatto molto particolare, anche se non è da street food, è la pasta fritta alla siracusana: spaghetti molto sottili insaporiti con le acciughe, olio e pangrattato tostato, che dona croccantezza al piatto.
Una menzione particolare si deve fare alla granita, tipica della cucina siciliana occidentale: da Siracura a Messina (e anche oltre) ne potrai mangiare tantissime (accompagante dalle brioches con il tuppo), ognuna con un gusto particolare (anche Enna e Trapani e vantano diverse tipologie). Qui la granita più tipica è quella fatta con la mandorla tostata di Avola.
Anche in questo caso parliamo di una vastissima tradizione gastronomica, soprattutto per quanto riguarda lo street food: a Catania avrai l'imbarazzo della scelta. Noi ti suggeriamo di non perdere rustici come la cipollina, rustico con sfoglia con cipolle borrettane, prosciutto, pomodoro e provola, ma anche il bolognese, a base di pizza e ripieno con uova, formaggio e prosciutto, infine, coperto da un disco di pasta sfoglia.
Carne di cavallo: molti storceranno il naso, la tradizione della carne di cavallo arrosto a Catania è antica e viva più che mai. Si può mangiare come street food, nel celebre panino con le polpette di cavallo oppure nei celebri “arrusti e mancia” (arrostisci e mangia), i locali cittadini molto caratteristici, dotati di vistosi bracieri interni o esterni.
Naturalmente assaggia l'arancino catanese, qui declinato al maschile, che spesso viene preparato anche "alla norma", richiamando il famoso piatto dedicato all'opera di Vincenzo Bellini (quindi con melanzane fritte e ricotta salata grattugiata).
Passare da Catania senza assaggiare la granita al pistacchio, che qui è una vera eccellenza (e non solo per la produzione di Bronte) sarebbe un vero crimine.
Siamo quasi alla fine del nostro tour della costa siciliana, approdando a Messina: la città più esposta all'influenza del "continente" (l'Italia). Qui non potete perdere la focaccia messinese, farcita con acciughe, indivia e formaggio, e i pidoni (o pitoni), tipici calzoni locali ripieni di ogni ben di Dio, fritti o cotti al forno. Una cosa particolare da mangiare qui, o meglio sgranocchiare, calia e simenza: si tratta di una preparazione tipica (non solo di Messina ma anche di Siracusa e Catania), composta da ceci e semi di zucca toistati, che viene preparata sulle "bancarelle" durante le feste religiose. Anche qui una sosta granita è d'obbligo: la granita più tipica di Messina è quella classica, al limone, ma troverai anche altri gusti come la granita alla mandorla, al pistacchio, ai gelsi rossi (che però è tipica di San Vito Lo Capo nel trapanese) e bianchi, quella al caffè. Molto in uso a Messina l'aggiunta della panna artigianale, soprattutto nella granita al caffe.