Spigole, brodi, zuppe di legumi, cotolette alla milanese. Chi si aspettava che i Capi dello Stato a tavola avessero "gusti stranI" deve ricredersi. Nel corso della storia repubblicana sono stati tanti i piatti preferiti dai vari presidenti.
Dal 1948 a oggi ne sono passate di personalità per le sale del Quirinale e, con loro, tante sono state le pietanze capaci di popolare la tavola della sala da pranzo presidenziale. Nel corso di quasi 80 anni i cuochi dei Capi di Stato ne hanno cucinati di piatti, chiamati a soddisfare le voglie (in realtà, nemmeno così strane) dei vari Presidenti. C’è chi amava la pasta all’uovo ripiena di brasato, chi si “accontentava” di una spigola, chi invece non voleva rinunciare ai sapori della terra di origine mantenendo stretto il legame (almeno, gastronomico) con la sua Regione.
Gli inquilini ufficiali, tolti i quattro Re dall’Unità d’Italia succedutisi sino a ridosso della proclamazione della Repubblica, sono stati 12, considerando come ultimo il Capo di Stato uscente Sergio Mattarella. Il primo, ad interim (appena cinque mesi) fu Enrico De Nicola (gennaio-maggio 1948), eletto dall’allora appena nata Assemblea Costituente, l’ultimo, per l’appunto, Mattarella, il quale lascia il Colle dopo i canonici 7 anni di carica.
Nel mezzo tante personalità, tanti nomi che hanno indissolubilmente legato la loro storia a quella dell’Italia. E che, a modo loro, hanno contribuito a scrivere importanti capitoli “gastronomici” tra le cucine e la sala da pranzo del Quirinale. Grazie anche a due libri pubblicati negli scorsi anni, I menu del Quirinale (edito dall’Accademia italiana della cucina, per celebrare i 150 anni dell’Unità nazionale) e Tutti i piatti dei Presidenti (autrice la giornalista Lorenza Scalisi) scopriamo come le portate preparate tra i fornelli del Quirinale siano state tra le più disparate, spesso diversissime tra loro, a seconda dei gusti dell’illustre inquilino. Comun denominatore tra tutte: una sostanziale sobrietà generale e poco spazio allo sfarzo.
Qualche Presidente preferiva mantenersi leggero a tavola, altri “osavano” di più, pur senza cadere nell’eccesso. In questo ideale viaggio scopriremo come all’interno del Quirinale i lussi e i barocchismi siano limitati agli arredi e, al più, alle porcellane. Nel piatto niente aragoste o caviali, nei calici nessuno Champagne. Questo, almeno, durante i pasti “tradizionali”, senza illustri ospiti stranieri.
Chi aveva pensato a lauti quanto pantagruelici pasti da parte dei Capi di Stato, solo per la loro carica di rilievo, dovrà quindi ricredersi. Pensate, c’è chi limitava il suo pasto a un po’ di brodo e carne bianca…
Partendo proprio dal 1948, quando De Nicola assunse per primo la carica di Presidente della Repubblica, andiamo alla scoperta delle pietanze preferite dai politici che lo hanno succeduto tra le stanze del Quirinale. Quali sono (stati) i piatti preferiti dei vari Capi di Stato? vi anticipiamo già da ora che n’è uno che amava particolarmente il formaggio con i vermi: non è difficile immaginare chi sia.
Tolto il periodo di residenza dei Savoia, caratterizzato da lussi e sfarzi spesso anche culinari, il primo inquilino del Colle, napoletano di nascita, aveva una particolare predilezione per il filetto di manzo cotto alla brace. Giovanni Gronchi, terzo Presidente della Repubblica, noto (anche) per il rarissimo francobollo rosa, era un divoratore di insalata di granchi. Da buon sabaudo Giuseppe Saragat invece amava mangiare gli agnolotti alla piemontese (pasta all’uovo fresca ripiena di carne brasata, uova, parmigiano e noce moscata) oltre alle trote, meglio se provenienti dalla Valle D’Aosta (Regione in cui il Presidente passava le sue vacanze).
La morigeratezza e la “sobrietà” di Pertini si manifestavano anche a tavola: il giornalista e partigiano ligure era solito consumare brodo, carni bianche o pesce, con una preferenza per la spigola. Francesco Cossiga, una volta salito al Colle, non ha voluto rinunciare ai sapori della sua Sardegna. Escludendo la cotoletta alla milanese, la quale mette d’accordo davvero tutti, l’ex Capo di Stato si faceva recapitare dalla sua Regione forme di casu martzu (il famoso formaggio con i vermi) e bottiglie di Cannonau.
Oscar Luigi Scalfaro a tavola difficilmente rinunciava alla gelatina di aceto di mele, ma era anche solito consumare la cipolla di Tropea marinata. Baccalà e risotto allo zafferano tra le altre pietanze preferite dal Presidente in carica dal 1992 al 1999. Ciampi manteneva stretto il legame con la sua Livorno facendo preparare dai cuochi del Quirinale il cacciucco. Da buon romano d’adozione però difficilmente diceva di no a coda alla vaccinara o trippa.
Non fatevi ingannare dall’apparentemente semplice pasta al pomodoro di Napolitano. Il predecessore di Mattarella era solito consumare una delle preparazioni “base” della nostra cucina, a patto che i cuochi usassero tre tipologie di pomodori italiani (meglio se campani), pasta di Gragnano, sale marino di Cervia e parmigiano stagionato 38 mesi. Ognuno a tavola ha le sue “fisse”, e da questo assioma non sfuggono di certo i Presidenti della Repubblica.
In ultimo il Capo di Stato uscente. Sergio Mattarella è particolarmente legato a zuppe e vellutate di legumi, ma anche lui non ha voluto rinunciare a una delle specialità della sua terra: gli anelletti al forno, ricetta tipica palermitana.
Quali saranno invece le pietanze preferite dal prossimo Presidente della Repubblica? L’attesa per scoprirlo sta volgendo al termine. I fornelli delle cucine del Quirinale sono già accesi, le pentole in posizione. Gli chef attendono solamente la prima comanda.