La richiesta sempre maggiore di durian sta spingendo i coltivatori del Vietnam (secondo produttore mondiale di caffè) a riconvertire le proprie piantagioni per aumentare i profitti. Così facendo stanno contribuendo a creare una crisi nel mondo del caffè senza precedenti.
Il legame tra il durian, un frutto dal profumo intenso (a voler essere gentili), e l'aumento del prezzo del caffè potrebbe sembrare bizzarro a prima vista, ma in realtà è il risultato di una serie di fattori economici e sociali. Oltre ai già noti problemi legati al cambiamento climatico, alla siccità e ai vari disastri ambientali degli ultimi mesi c'è l'ossessione della Cina per il durian che "obbliga" il secondo principale produttore al mondo, il Vietnam, a coltivarne di più a scapito del caffè.
Il principale produttore di caffè al mondo è il Brasile ma negli ultimi mesi ha subito ingenti perdite a causa dei problemi di cui sopra. Il mercato si è così rivolto al Vietnam, secondo produttore al mondo, che pure ha avuto i suoi guai climatici con alluvioni devastanti. Il problema, scrive Dissapore, è però ancora un altro: la nazione del Sud-Est asiatico produce anche il durian di cui la Cina è ghiotta, così ghiotta che nel 2024 ha raddoppiato gli ordini dal Vietnam.
I coltivatori hanno così preso la palla al balzo, sostituendo le piantagioni di caffè con quelle di durian perché è molto più redditizio (secondo le stime più recenti un raccolto è in media cinque volte più redditizio di quello di caffè), portando a un'ulteriore riduzione della produzione di caffè mondiale. Con gli amari chicchi che scarseggiano sul mercato globale il costo si impenna ulteriormente. Colombia, Etiopia, Uganda e Perù stanno provando a inserirsi in questa "falla" ma, pur avendo importanti piantagioni, non riescono a tenere testa alle richieste ingenti.
La speranza dell'Occidente è che l'imminente raccolto di caffè in Brasile sia più benevolo di quanto previsto ma se le piogge continueranno a scarseggiare allora ci aspettano ulteriori rincari al bar. La cosa triste in tutta questa faccenda è che da anni le associazioni chiedono rincari per permettere ai produttori di migliorare le condizioni di vita delle classi più deboli, pagandole adeguatamente, e invece il prezzo delle tazzine sta aumentando per delle situazioni esterne che nulla hanno a che fare con la forza lavoro o con la qualità del prodotto.