Da cibo per i bambini a ingrediente per dolci golosi: il latte condensato è un alimento passepartout in cucina. Quando non c'è entrano in scena diverse alternative, comprese le bevande vegetali.
Tra gli ingredienti che si usano in cucina, ci sono quelli che si rivelano essere degli ottimi alleati per semplificare ricette e preparazioni. Tra questi c’è il latte condensato, apprezzato soprattutto dagli amanti dei dolci perché si rivela molto utile in pasticceria nella realizzazione di farciture, impasti e gelati. Può capitare, però, per diversi motivi, di doverne fare a meno. Vediamo come sostituire il latte condensato e quali sono i suoi vantaggi.
Si può essere allergici al latte o intolleranti al lattosio, può non piacere il sapore (anche se in realtà è abbastanza neutro) oppure semplicemente è finito in casa o al supermercato. Quando manca il latte condensato, spazio ai sostituti.
C’è da dire che non esiste una sola ricetta per prepararlo, ma quella che ti suggeriamo unisce facilità e praticità, in quanto non è solo molto semplice, ma anche veloce. Bastano quattro ingredienti: latte intero, zucchero e velo, burro e vanillina da portare prima a ebollizione tutti insieme in un pentolino dal fondo spesso e poi continuare a cuocere a fuoco dolce per 15-20 minuti, fino a quando il composto non si sarà ristretto. Una volta pronto si lascia raffreddare completamente: con la dispersione del calore si addenserà, diventando della giusta consistenza. Se ne hai fatto in abbondanza, conservalo nel frigorifero in vasetti di vetro sterilizzati e ricorda di consumarlo in 3-4 giorni, perché rispetto a quello comprato deperisce più in fretta.
Il latte condensato esiste anche in chiave vegana: per realizzarlo si utilizzano le bevande vegetali, che non sono tutte uguali perché differiscono nel gusto, nel colore e per le proprietà nutrizionali. Quello che si avvicina maggiormente al latte vaccino è il “latte” di soia, al quale unire zucchero a velo, ma anche semolato, e un addensante, da scegliere i base alle esigenze tra burro vegetale, maizena o amido di mais. Il composto si comporterà allo stesso modo di quello del latte condensato originale. A seconda delle preferenze, si può optare anche per bevande alla mandorla, alla nocciola, al cocco, all’avena o di riso: bisogna solo calibrare bene le quantità di zucchero, perché alcune sono più dolci di altre e le destinazioni d’uso, visto che per esempio latte di nocciola o di cocco hanno sapori che vanno a influenzare quello finale della ricetta.
Grazie alla sua densità la panna si presta bene a sostituire il latte condensato. Non va montata, ma si lavora esattamente come nelle precedenti opzioni, ovvero facendola ridurre in un pentolino per poi zuccherarla. La proporzione consigliata è una parte di zucchero su quattro parti di panna. In questo modo la quantità di miscela di panna condensata che vi serve è la stessa prevista di latte condensato. Si capisce che è una variante più grassa (e più calorica), ma si può “alleggerire” usando 50% panna e 50% latte, facendoli sobbollire insieme fino a restringersi di circa la metà. Con questo metodo si è liberi di utilizzare anche prodotti di origine vegetale.
Il latte in polvere è un’alternativa molto valida, in quanto si tratta di latte disidratato (intero, parzialmente scremato o scremato) che una volta sciolto in acqua calda torna a essere liquido. Per ottenere una consistenza simile a quella del latte condensato se ne mette un po’ di meno rispetto a quello consigliato sulla confezione e si zucchera di conseguenza: probabilmente ci vorranno un po’ di tentativi prima di raggiungere il giusto equilibrio. Importante: scegli il latte in polvere da pasticceria e non quello per i neonati, in quanto quest’ultimo è arricchito da nutrienti (come fibre e proteine) indispensabili per la crescita.
La crema di cocco è ormai molto usata nella cucina vegana e vegetariana perché non contiene grassi di origine animale, è priva di colesterolo, ma ha una consistenza densa che ricorda quella della panna liquida, tanto che si può anche montare e utilizzare in pasticceria allo stesso modo. Nel nostro caso, è un sostituto perfetto del latte condensato, da far ridurre a fuoco lento e zuccherare a piacimento. Caratteristica del cocco, è quella di conferire l’inconfondibile gusto e aroma.
Il latte condensato è un concentrato di latte vaccino ricco di proteine e zuccheri, molto calorico e dalla consistenza fluida e semi-cremosa. Meglio non mangiarlo a cucchiaiate, insomma, ma farselo amico in pasticceria, perché il suo utilizzo è alla base di diverse ricette golose in quanto si può usare al posto di uova, burro, latte o yogurt. Per esempio, non è raro trovarlo nei tiramisù senza uova, dove viene utilizzato nella crema al mascarpone in versione camy cream, una farcitura facilissima per torte che non prevede l’uso di uova. Così come diventa utile nel gelato senza gelatiera, mescolato a panna montata e messo in freezer, senza ulteriori passaggi che potrebbero risultare difficili per chi è alle prime armi. In più, ha il potere di rendere soffice un impasto, omettendo yogurt o latte fresco: da provare per esempio nella nostra ciambella brasiliana Bolo De Leite Condensado.
Il latte condensato è un alimento che nel corso del tempo ha avuto scopi diversi e fortune alterne. Viene inventato nella seconda metà dell’800 dall’americano Gail Borden e distribuito insieme alla gavetta ai soldati durante la Guerra di Secessione. Il suo suo punto forte è chiaro: visto che il latte perde in cottura circa il 60% della sua acqua si conserva molto più a lungo di quello fresco, diventando prezioso per le truppe, trasportato in barattoli di latta. Ma non solo: per le stesse ragioni diventa fondamentale per la nutrizione di tantissimi bambini in tutto il mondo. Non è un caso, infatti, che la versione che conosciamo meglio è quella in tubetto che, soprattutto da piccoli, si poteva anche gustare spremendola direttamente dalla confezione. Ora il latte condensato per il suo elevato contenuto di calorie (ripartite specialmente tra zuccheri e grassi saturi) e di colesterolo è considerato alla stregua di un ingrediente di cui non abusare e non più un cibo tout court.