Dall'accezione più romantica ai dettagli più pratici: ecco una breve panoramica sulla vendemmia, per capire quando è il momento giusto di raccogliere l'uva, come si fa e perché c'entrano sia il cuore che la tecnologia.
“Vendemmia” nell’immaginario collettivo è una parola che evoca immagini da cartolina di distese di filari dai grappoli pieni, pronti per essere raccolti. Si tratta di un momento certamente ricco di poesia, allo stesso tempo affascinante e cruciale dell’intero ciclo della viticoltura: rappresenta in particolare la raccolta dell’uva destinata alla produzione del vino (anche se coinvolge pure quella da tavola) e che racchiude in una manciata di settimane secoli (ma si può benissimo parlare di millenni) di tradizioni, con alla base un profondo legame con il territorio e le stagioni, dove diversi fattori, più o meno controllati dell’uomo, svolgono un ruolo fondamentale. Il termine "vendemmia" deriva dal latino "vindemia", composta da "vinum" (vino) e "demere" (levare) che soprattutto nel passato (compreso quello remoto delle antiche civiltà) ha rappresentato non solo una fase importante del processo di vinificazione, ma anche un momento di festa, di celebrazione del lavoro e della terra. Insomma, un vero e proprio rito al quale partecipavano anche i bambini, che univa le comunità rurali e contadine, compattando il tessuto sociale, e che si trasmetteva di generazione in generazione, caratterizzato da note di folklore che parlano di benedizioni e cerimoniali scaramantici.
Nonostante questo lato più "romantico", la vendemmia è soprattutto una pratica che richiede tecnica e una profonda conoscenza della vite. Sappiamo, infatti, che in Italia si contano 545 vitigni di uve da vino, tra autoctoni, nazionali e internazionali che hanno peculiarità diverse. A seconda dell’origine, della regione in cui sono coltivate e del tipo di prodotto finale che si vuole ottenere, la vendemmia non è tutta uguale. Facciamo una panoramica su quelle che sono le maggiori differenze.
Si dice che l’uva si raccoglie quando è matura. Come si capisce? E che cosa vuol dire? Decidere quando l'uva è pronta per essere vendemmiata è un'arte che richiede esperienza, conoscenze agronomiche e un attento monitoraggio delle viti per vedere se crescono bene e in salute. Si usano strumenti come il rifrattometro ottico per misurare il contenuto di zuccheri e si controlla l’acidità, per assicurarsi che l'equilibrio tra questi due elementi sia adeguato ai propri scopi: si parla così di maturazione tecnologica. Oltre a questi parametri i viticoltori valutano nei vini rossi anche la maturazione fenolica, cioè lo sviluppo di tannini, polifenoli e antociani e, vale in generale, la maturazione aromatica, ovvero gli aromi primari che si legano alla varietà e alla situazione specifica di coltivazione. Un altro aspetto cruciale è senza dubbio il clima (con relativo cambiamento negli ultimi anni): estati troppo calde o, al contrario, piovose possono anticipare o ritardare la maturazione, influenzando il momento più opportuno per iniziare la vendemmia. Certo non è da sottovalutare la maestria del viticoltore, che gioca un ruolo decisivo: l’assaggio diretto degli acini, per percepire il gusto o la consistenza della buccia, forniscono indizi preziosi su quando l’uva ha raggiunto il picco della sua qualità.
Non esiste una data fissa per la vendemmia, che però ha come stagioni elettive l’estate e l’autunno: in Italia, uno dei principali produttori mondiali di vino, si svolge generalmente tra la seconda metà di agosto e novembre, ma il periodo esatto dipende da diverse variabili. Nell’emisfero australe, invece, i mesi sono quelli tra gennaio e aprile.
Anche per quanto riguarda le tecniche di raccolta, queste possono variare notevolmente in quanto la vendemmia è un momento che deve essere organizzato nei minimi dettagli, compresi quelli logistici. La scelta ricade su due modalità, a mano o tramite mezzi meccanici. Tra le regole che mettono tutti d'accordo, c’è quella di procedere durante le ore più fresche del giorno, evitando le più calde in cui l’uva potrebbe essere danneggiata dalle temperature eccessive una volta separata dalla vite.