Riconoscere un Prosecco di qualità non è sempre un'operazione semplice: serve esperienza. Importante sono la persistenza della spuma, il perlage e il terroir.
Il Prosecco è il vino italiano più esportato all'estero: ogni anno in tutto il mondo si aprono tantissime bottiglie di bollicine. Per questo motivo è anche uno dei vini più imitati al mondo e non è raro imbattersi in prodotti che "si spacciano" per Prosecco ma non lo sono. Spesso anche quando ne troviamo uno originale però restiamo delusi. Come possiamo capire se il vino che stiamo per bere è di qualità oppure no? Il primo passo per riconoscere un buon Prosecco è sapere la sua provenienza. Ci sono poi altri elementi importanti come il metodo di spumantizzazione o l'annata di riferimento. Vediamo insieme tutti i passaggi più importanti.
Un buon Prosecco ha un colore giallo paglierino con riflessi verdognoli. Le bollicine sono persistenti e fini, la spuma molto florida, quasi cremosa. Al naso dobbiamo sentire note di mela verde e un po' di fiori di campo. In bocca il gusto deve essere armonico. Ci sono delle regole per non sbagliare la scelta della bottiglia: una degustazione attenta ai dettagli e una buona dose di esperienza renderà questa operazione piacevole e piuttosto semplice da fare.
Innanzitutto devi controllare la denominazione d'origine: Doc, Docg e Igp non sono necessariamente sinonimo di qualità ma il Prosecco, per essere tale, ha per forza un'etichetta Doc o Docg. C'è una fascetta sul collo della bottiglia, rilasciata dal ministero, che autentica la cosa. Una volta scelta la bottiglia, leggi sempre bene l'etichetta: dovrebbe sempre indicare il nome del produttore, la denominazione di origine, il tipo di prosecco (brut, dry, extra-dry), il grado alcolico e l’anno di vendemmia.
Quando la stappi devi sentire un aroma fresco, fruttato, equilibrato. Non deve farti venire una "faccia strana" data dall'eccesso di alcol. Se il profumo ti aggrada è un ottimo inizio. Ora osserva le bollicine presenti nel calice: non deve esserci necessariamente una catenella che sale dal fondo verso la superficie perché il metodo Martinotti con cui si fa questo vino non porta sempre a questo risultato. Non è un problema, però il perlage deve essere formato da bollicine piccole e persistenti che devono salire delicatamente verso la spuma (che deve essere persistente). All'assaggio il prodotto deve tendere all'acidità ma deve essere equilibrato, con diverse note dolci. Se tutte queste regolette sono esaudite dal vino che ti ritrovi tra le mani allora puoi star certo di aver acquistato una bottiglia di grande qualità.