Saper riconoscere un ottimo sushi da uno di scarsa qualità non solo può evitare di rovinarvi la serata ma può letteralmente salvarvi: sono tanti infatti i pericoli di mangiare del pesce non proprio freschissimo. Ma come fare a capire se il sushi è fresco e fatto con materie prime trattate adeguatamente anche quando si compra un take away? Ecco 4 piccoli dettagli da osservare per capire se state per comprare - oppure ordinare - un sushi di livello.
Il sushi è entrato ormai da tempo nelle nostre vite: benché a volte "rivisitato" all'occidentale, è una preparazione (o meglio, un insieme di piatti tipici della cucina giapponese) che in Italia viene molto apprezzata, non solo al ristorante ma anche come take away o ricetta da fare a casa. Ma come si riconosce un sushi di qualità, anche al supermercato o al sushi bar?
I pesci che possono essere consumati crudi, infatti, richiedono più cure e una corretta conservazione: questo non solo per impedire la proliferazione dei batteri, ma anche per garantire agli acquirenti la massima qualità e freschezza, due caratteristiche base di questa preparazione. Se volete acquistare del sushi è dunque fondamentale saper riconoscere per primo la freschezza e la qualità del pesce, ma anche quelle degli altri ingredienti. Ecco 4 semplici dettagli a cui fare attenzione.
Per prima cosa non fate acquisti d'istinto ma prendetevi qualche minuto per guardare attentamente la carne del pesce. Come appare? Se è fresco, dovrebbe apparire lucido, traslucido, non dovrebbe presentare dorature ai bordi né avere tracce di melma lattiginosa. Inoltre, quando si acquista il sushi, in particolare di tonno e salmone, non si deve guardare solo al rosato della sua carne: se è vero che questo può indicare freschezza, è altrettanto vero che può essere fuorviante, poiché è pratica comune nel settore quella di trattare il pesce con metodi vari, fra cui il monossido di carbonio per renderlo rosa.
Quando si ordinano varie portate di sushi, si dovrebbe sempre partire dal sashimi: il piatto più semplice di tutti, infatti, permette di valutare meglio la freschezza del pesce, che in questo caso non ha alcun bisogno di condimento.
Questo è un modo semplice per capire se il sushi ha iniziato a guastarsi. L'odore sgradevole, infatti è il primo campanello d'allarme: è il segno distintivo dell'avviarsi dell'attività microbica, cosa molto pericolosa per la saluta umana sia in caso di pesce crudo sia in caso di pesce cotto. Allo stesso modo, gli esperti consigliano di prestare attenzione agli odori del locale in cui si va a mangiare fin da subito: non è difficile, infatti, distinguere un buon profumo di pesce dal cattivo odore che emette quando sta andando a male.
Sentire la consistenza della pelle del sushi può dire molto sulla sua freschezza e su come è stato trattato prima di arrivare a tavola. Se il pesce è fresco, dovrebbe essere sodo al tatto, freddo e non appiccicoso. Se, al contrario, il tono della muscolatura risulta rilassato, il pesce si sfalderà, risulterà gommoso, viscido e colloso.
Ultimo, ma non meno importante è il gusto. Il sapore di pesce di qualità deve risultare delicato e fresco, leggermente salino, senza retrogusti amari: vi suggeriamo perciò di assaggiarlo prima da solo, partendo dal sashimi come già detto, senza aggiunta di salsa di soia o altri condimenti. Se doveste sentire qualsiasi gusto in contrasto con quelli descritti – eccezion fatta per una puntina di wasabi che può essere aggiunta fra il riso e il pesce – non esitate a lasciarlo.