video suggerito
video suggerito
2 Settembre 2022 12:30

Come leggere l’etichetta energetica degli elettrodomestici: la guida pratica

Nel marzo del 2021 è entrata in vigore la nuova etichetta riferita all’efficenza energetica degli elettrodomestici, a sostituzione della precedente. Differenze tra le due versioni: le vecchie classi A+++ sono le attuali D, ma cambia il metro di valutazione.

A cura di Alessandro Creta
92
Immagine

Nel marzo del 2021 sono entrate in vigore le nuove etichette riferite all’efficienza energetica degli elettrodomestici. Varie le differenze con la versione precedente, a partire dai criteri di misurazione e dall’abolizione dei simboli “+” riferiti alla classe di efficienza A. Nella nuova variante le fasce sono solamente alfabetiche e vanno da A, a indicare la classe più efficiente, fino alla G, lettera che contrassegna gli elettrodomestici a maggior impatto energetico.

Etichetta energetica: breve storia

Quella dei consumi è diventata da tempo una voce centrale nella scelta degli elettrodomestici. In fase di acquisto, ormai, impossibile non tener conto della valutazione data dalle etichette, che con colori e lettere riferite a differenti classi di efficienza energetica, con relativi riferimenti ai consumi. Dal marzo del 2021 questo sistema di etichettatura è stato oggetto di alcune modifiche, aggiornamenti. Quante e quali sono le principali differenze con il passato?

Immagine

L’etichetta riferita ai consumi energetici è obbligatoria per tutti gli elettrodomestici nei Paesi dell’Unione Europea a seguito di una legge approvata nel 1992 e, nello specifico, in Italia l’obbligo di apporre queste etichette è stato introdotto nel 1998. In primis furono frigoriferi e congelatori a essere contrassegnati dal nuovo sistema, poi venne il turno di lavastoviglie, asciugatrici, lampade domestiche, forni elettrici e, infine, condizionatori (a partire dal 2003).

Il riferimento all’efficenza energetica, per legge, deve essere sempre esposto sulla merce in vendita, sia essa al dettaglio sia essa online. Nel corso degli anni queste etichette vengono man mano aggiornate, tant’è che un elettrodomestico acquistato tempo fa quando ancora di classe A, o superiore, oggi si ritrova a essere pesantemente declassato. Ma, vedremo, non vuol dire che ha un maggiore impatto energetico rispetto al passato.

Etichetta energetica: le differenze col passato

L’ultima modifica è avvenuta nel marzo 2021: in che cosa la nuova classificazione è più funzionale rispetto alla precedente? Il cambiamento maggiore, quello che risalta subito all’occhio, è probabilmente la scomparsa dei “+” che implementavano la categoria della classe A. A ciò è corrisposto un ampliamento del range delle lettere stesse: se prima si arrivava fino alla D, pur partendo da A+++, ora è la G la lettera con il quale si segnalano gli elettrodomestici dalla minore efficienza energetica. Si è tornati, praticamente, alla dicitura originale.

A cosa corrisponde la vecchia classe A+++?

Chi aveva acquistato, per esempio, un frigorifero con classe A++, sappia che con l’introduzione delle nuove norme quello stesso frigo appartiene ora alla classe E. La gamma di colori a semaforo utilizzata rimane invece invariata: si parte dal verde più acceso riferito alla classe A (caratterizzata da una freccia più corta), quella di maggiore efficienza energetica, e si arriva al rosso della G, contrassegnata da una freccia più lunga.

Immagine

Paragonare gli ultimi due sistemi di etichettatura, però, non è corretto, in quanto i metodi di calcolo dei consumi sono differenti. Il livello di efficienza di una lavastoviglie, per esempio, acquistata due anni fa con classe A+++ non cambia il suo impatto energetico nel giro di pochi mesi. A variare sono stati i parametri sul computo dei consumi stessi: se, nel caso specifico, prima si consideravano nell’arco di un anno, ora vengono calcolati (come vedremo) per 100 cicli di lavaggio. Per non creare troppa confusione, sugli elettrodomestici non era raro vedere la compresenza delle due diverse etichette poco dopo l'introduzione del nuovo sistema.

I dati di consumo ai quali si fa riferimento, inoltre, sono attinenti a diverse categorie di prodotto. Gli elettrodomestici sono stati suddivisi in: lavastoviglie, lavatrici e lavasciuga, frigoriferi, display elettronici, sorgenti luminose. Per quanto riguarda le lavastoviglie, sempre per rimanere nell’ambiente cucina, ci si riferisce come anticipato al consumo per 100 cicli di lavaggio, mentre per i frigoriferi si intende il consumo annuo.

Per quanto riguarda le lampadine, invece, si fanno riferimento ai dati di consumo per 1000 ore di utilizzo. Per di più l’etichetta è stata implementata con un nuovo elemento, un codice Qr da scannerizzate con la fotocamera dello smartphone per consultare, online, dati più approfonditi in riferimento a quel preciso elettrodomestico attraverso la banca dati europea dei prodotti per l’etichettatura energetica.

Etichetta energetica: le altre informazioni

Oltre a questi dati, su cosa ci informa l’etichetta riferita ai consumi energetici entrata in vigore circa un anno e mezzo fa? Prendendo come esempio una lavastoviglie saremo messi al corrente su vari aspetti.

Immagine

Oltre al nome o al marchio del fornitore, all’identificativo del modello e alla già citata scala delle classi di efficienza energetica da A a G, saremo informati sulla capacità nominale, espressa in numero di coperti standard, per il programma eco; il consumo di acqua del programma eco (EPWC) espresso in litri per ciclo, arrotondato al primo decimale e sulla durata del programma eco in ore-minuti. Di fatto leggendo l’etichetta si consulta quella che a tutti gli effetti è una sorta di carta d’identità dell’elettrodomestico in questione.

Immagine
Quello che i piatti non dicono
Segui i canali social di Cookist
api url views