Video thumbnail
25 Gennaio 2025 15:00

Come leggere le etichette delle uova: la guida completa

Sapere da dove provengono le uova che si trovano al supermercato può fare la differenza in termini di qualità in una ricetta, ma anche di sostenibilità e benessere animale. Ecco come ricavare tutte le informazioni per fare un acquisto consapevole.

A cura di Federica Palladini
4
Immagine

“Da dove vengono queste uova”? Per chi non si rifornisce da un contadino di fiducia oppure dal suo stesso pollaio, si tratta di un quesito fondamentale, che riguarda non solo la qualità intrinseca del prodotto, ma anche il benessere animale, nello specifico quello delle galline ovaiole. Dal 2003 la tracciabilità delle uova è obbligatoria. L’etichetta contiene una serie di codici numerici e alfabetici stampati sul guscio che, una volta decifrati, offrono informazioni fondamentali per avere una visione a 360° delle caratteristiche dell’alimento, dalla tipologia di allevamento alla provenienza, passando per la freschezza. A prima vista può sembrare complicato, ma è utile sapere che la maggior parte delle confezioni sono munite di legenda, proprio per facilitare al consumatore la comprensione. Per arrivare preparati al momento dell’acquisto, ecco di seguito una guida facile e completa.

1. Metodo di allevamento

Il primo numero della sequenza in cui ci si imbatte è una cifra da 0 a 3 che indica il metodo con cui sono state allevate le galline e deposte le uova. Ecco il significato di ciascuna:

  • 0 – Biologico. Le galline sono allevate all’aperto, dispongono quindi di un ampio spazio dove possono razzolare, restando il più possibile fedele all’ambiente naturale in cui vivono. Sono nutrite con mangimi biologici nei quali non c’è stato l’uso di pesticidi o di fertilizzanti chimici nella produzione, e che non vedono la presenza di nessuna sostanza sintetica. Nei capanni la densità è di 6 capi per m² con un massimo di 3000 totali.
  • 1 – All’aperto. Le galline hanno la possibilità di uscire all’esterno durante il giorno, con spazi definiti per legge muniti di ripari e abbeveratoi. Secondo il regolamento CE n. 2295/2003, non si deve mai superare la densità di 2.500 galline per ettaro di terreno o una gallina ogni 4 m². Non vi sono specifiche relative al cibo.
  • 2 – A terra. Le galline vivono all’interno dei capannoni, da uno o più piani, muovendosi senza costrizioni, ma non hanno accesso a parti esterne, quindi non godono mai della luce del sole, ma entrano in contatto esclusivamente con quella artificiale. La densità è di 9 galline per m².
  • 3 – In gabbia. Le galline sono allevate in gabbie comuni nei capannoni: il loro spazio disponibile è di appena 750 cm² di superficie per animale, con una gabbia che deve essere minimo di 2000 cm². In Europa si sta lavorando a una legge che metta al bando questo tipo di allevamento, con un maggiore impegno in quella che si definisce la “transizione cage free”. Si rintracciano sempre meno sfuse nei nei supermercati, perché il loro uso è dirottato sui prodotti confezionati a base di uova, dove non è obbligatorio indicare il metodo di allevamento.
Immagine

2. Provenienza delle uova

Subito dopo, troviamo una serie di simboli che indicano sempre più nello specifico l’origine delle uova, così da sapere se sono prodotti locali o meno. Si comincia con due lettere in maiuscolo, che corrispondono al paese: IT, per esempio, si riferirà a uova italiane.

Restringendo il campo geografico, ecco che compaiono di seguito altri numeri e lettere che rappresentano:

  • Il codice ISTAT del comune: sono i tre numeri centrali che rappresentano il comune dove si trova l’allevamento.
  • La sigla della provincia: le due lettere che indicano la provincia del comune, come MI per Milano o NA per Napoli.
  • Il codice specifico dell’allevamento: sono gli ultimi tre numeri che identificano in modo univoco l’azienda, così che sia subito individuabile il produttore.

3. Data di scadenza

Sul guscio è obbligatoriamente riportata anche la data di scadenza, con giorno e mese: appare sotto il codice appena “decifrato” ed è preceduta dalla parola “ENTRO”. Stessa informazione la si legge anche sulla confezione, spesso con accanto la sigla del lotto, abbreviata in L più un numero (es. L501). Facoltativa, invece, è la data di deposizione (DEP): le uova si considerano fresche fino a 28 giorni da quando vengono deposte.

4. Categoria, peso e dimensioni

Le uova in base alla loro freschezza possono essere classificate in due categorie:

  • Categoria A: sono uova fresche destinate al consumo diretto, quelle che acquistiamo al supermercato.
  • Categoria B: sono uova di seconda qualità, utilizzate nell’industria alimentare o non alimentare.

Le uova fresche, inoltre, si distinguono anche per il peso e le dimensioni. Le medie e le grandi sono le più frequenti sugli scaffali. Ecco le diverse pezzature:

  • XL: molto grandi (oltre 73 gr)
  • L: grandi (tra 63 e 73 gr)
  • M: medie (tra 53 e 63 gr)
  • S: piccole (meno di 53 gr)
Immagine
Quello che i piatti non dicono
Segui i canali social di Cookist
api url views