Il pompelmo non può essere mangiato (o bevuto nel caso dei succhi) da chi assume farmaci per abbassare il colesterolo o da chi fa alcuni tipi di trattamento per il cancro. La colpa è di un gene di questo frutto che inibisce il principio attivo di alcuni medicinali. Un recente studio lo ha individuato e ora gli scienziati stanno provando a modificare geneticamente i frutti.
Chi assume farmaci come le statine per abbassare il colesterolo o il docetaxel per la cura del cancro probabilmente conosce l’avvertimento: evitare il pompelmo. Questo agrume, pur ricco di vitamine e antiossidanti, contiene molecole chiamate furanocumarine, che possono interferire in modo pericoloso con il metabolismo di diversi medicinali, causando un accumulo eccessivo del principio attivo nel sangue. Oggi, però, un’importante scoperta scientifica apre la strada a una soluzione potenziale: la creazione di pompelmi farmaco-compatibili attraverso l’editing genetico. Un team di ricercatori del Volcani Center in Israele ha individuato il gene responsabile della produzione delle furanocumarine e propone di modificare questo gene per produrre pompelmi privi di tali sostanze. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The New Phytologist.
Le furanocumarine presenti nel pompelmo sono composti chimici naturali che influenzano un enzima fondamentale nel metabolismo dei farmaci, il citocromo P450 3A4 (CYP3A4). Questo enzima, presente nel fegato e nell’intestino tenue, è responsabile della metabolizzazione di molti farmaci. Quando si consuma pompelmo, le furanocumarine inibiscono il CYP3A4, rallentando il metabolismo del farmaco e causando un accumulo pericoloso della sostanza nel sangue. Questo effetto può amplificare l’azione del farmaco, aumentando il rischio di effetti collaterali gravi come danni muscolari (nel caso delle statine) o tossicità sistemica (nel caso di farmaci oncologici come il docetaxel).
Secondo uno studio pubblicato sul Canadian Medical Association Journal, oltre 85 farmaci sono noti per interagire negativamente con il pompelmo, tra cui:
L’interazione può variare da lieve a grave, in base al farmaco e alla quantità di pompelmo consumata. Persino una singola spremuta può influenzare il metabolismo per più di 24 ore.
Ma perché proprio il pompelmo? Perché non tutti gli agrumi contengono furanocumarine in quantità significativa. Arance, mandarini e limoni, per esempio, sono sicuri da consumare anche in concomitanza con farmaci. Secondo la ricerca condotta dal team israeliano, la differenza risiede in un gene specifico che regola la biosintesi delle furanocumarine. Lo studio ha rivelato che i mandarini, pur appartenendo alla stessa famiglia del pompelmo, possiedono una versione mutata di questo gene che ne inibisce il funzionamento, impedendo la produzione di furanocumarine.
Gli scienziati hanno identificato un enzima chiave coinvolto nella produzione di furanocumarine, chiamato diossigenasi 2-ossoglutarato dipendente (2OGD). Questo enzima è prodotto da un gene presente nei pompelmi, ma assente o inattivo nei mandarini. La dottoressa Livnat Goldenberg, coordinatrice dello studio, spiega: "Abbiamo incrociato pompelmi e mandarini per verificare il ruolo del gene responsabile della biosintesi delle furanocumarine. Ne sono derivati frutti ibridi, metà dei quali ricchi di furanocumarine e metà completamente privi. Questo ci ha permesso di identificare il gene critico".
Grazie all’editing genetico, tecnologie come CRISPR-Cas9 potrebbero consentire di silenziare o modificare questo gene nei pompelmi, eliminando la produzione di furanocumarine senza alterare le altre caratteristiche benefiche del frutto. In futuro, potremmo quindi avere a disposizione pompelmi sicuri per chi assume farmaci, aprendo nuove prospettive per il consumo di questo agrume.