Per preservare le diverse tipologie di farine è bene seguire delle regole, così da averle a disposizione per lungo tempo: scegli una dispensa fresca e asciutta, lontana da luce e calore e assicurati che il contenitore sia ben sigillato.
La farina è uno degli alimenti che difficilmente manca nelle case dati i suoi molteplici usi: perfetta per realizzare lievitati salati e dolci, torte, pasta, è utile anche come addensante in salse e creme. Insomma, un vero e proprio ingrediente passepartout che ha inoltre il vantaggio di possedere una shelf life piuttosto lunga, sempre se conservato correttamente. Come tutti i cibi, infatti, anche le farine (di grano duro, tenero, cereali alternativi, senza glutine, di legumi, raffinate o integrali) si preservano mettendo in pratica degli accorgimenti che fanno la differenza: dalla scelta del posto, privilegiando il classico luogo fresco e asciutto, lontano dalla luce diretta, al contenitore, meglio se ermetico, passando per la pulizia, che evita la formazione di insetti infestanti.
La farina è un alimento che rientra all’interno della categoria “a lunga conservazione”: ciò significa che non deperisce velocemente, al contrario, dura per molto tempo. Quanto? La data che viene riportata sulla confezione è una data di scadenza che può essere superata: non si tratta, infatti, di un “da consumarsi entro”, per cui una volta passato il termine è consigliato non usufruire del prodotto (questa dicitura vale specialmente per i cibi freschi), ma di un “da consumarsi preferibilmente entro”, quindi con un margine più ampio. In generale, le farine durano dai 12 ai 18 mesi dal confezionamento: le farine integrali, che contengono il germe di grano, hanno una vita più breve di quelle raffinate (tipo la 00), che subiscono una lavorazione mirata per mantenersi di più.
Se scopri di avere in casa un pacco scaduto da 3 fino a 6 mesi, il contenuto è ancora buono per l’uso, facendo attenzione che non abbia mutato colore, non si siano formati grumi e che l’odore non riporti sentori di rancido. Se la farina che hai a disposizione ha superato i sei mesi ed è intatta, probabilmente però ha perso le sue proprietà organolettiche e tecnologiche, con il rischio che le ricette seppur eseguite a regola d’arte non diano i risultati previsti. In un’ottica anti spreco ed ecologica, puoi impiegare la farina (soprattutto quella bianca) in destinazione d’uso alternative, dal giardinaggio alla creazione di saponette, colla e come alleato contro le allergie al lattice.
Scegliere il posto dove custodire la farina si rivela fondamentale per sfruttare al meglio tutte le sue proprietà sotto il segno del no waste. Per prima cosa è importante che il luogo individuato sia fresco, asciutto, possibilmente areato, buio, al riparo dalla luce diretta e senza sbalzi di temperatura, che deve aggirarsi tra i 18 °C e i 25 °C. Solitamente, infatti, i problemi maggiori sorgono d’estate, visto il caldo: l’opzione frigorifero non è da scartare, ma si sconsiglia di applicarla alle farine che contengono glutine, in quanto quest’ultimo è particolarmente soggetto all’umidità, che potrebbe inficiare preparazioni che richiedono lievitazioni lunghe. Via libera, invece, con le gluten free, da riporre in piccole quantità in sacchetti di plastica ben chiusi.
In dispensa, invece, evita di collocare i pacchi di farina vicino a fonti di calore, attaccati alle pareti e a cibi da cui possono assorbire odori. Le confezioni che si acquistano al supermercato sono appositamente studiate per preservare la farina nel modo più corretto possibile: una volta aperte, devono essere accuratamente sigillate con mollette o nastro adesivo. Essendo di carta, può capitare che si rompano maneggiandole: la soluzione è trasferire la farina in un barattolo di vetro pulito munito di coperchio. La tentazione, spesso, è quella di lasciare questi contenitori in bella vista, perché hanno un’estetica da componente d’arredo: resisti e chiudili nella credenza.
La risposta è sì: si tratta di un metodo di conservazione particolarmente utile se hai acquistato grandi quantità di farina o se vuoi conservarla per un periodo prolungato. Congelandola, infatti, si rallentano significativamente i processi di ossidazione e deterioramento. Per congelarla usa sacchetti o contenitori appositi, resistenti ed ermetici, dividi la farina in porzioni più piccole, apponi un'etichetta indicando il tipo di farina e la data di congelamento. In fine, riponi i sacchetti o i contenitori nel congelatore, in un'area lontana da cibi con odori forti.
Le conosciamo come “farfalline della farina” o “della pasta”, ma il loro nome scientifico è Plodia interpunctella e sono degli insetti infestanti che appartengono all’ordine delle tarme, anche detti Tignola fasciata del grano. Proliferano nelle dispense in quanto attratti in particolare dai cereali e i suoi derivati: trovarli all’interno di riso, pasta e farina è una brutta sorpresa, in quanto il cibo è diventato nutrimento per le larve (minuscoli vermi di colore giallognolo), praticamente impossibili da eliminare senza gettare via tutto. Per questo bisogna agire prima che si formino.
Come? Diciamo subito che i rimedi della nonna, come quelli di affiancare foglie di alloro, chiodi di garofano o limone perché gli insetti ne sopportano poco l’odore non danno effetti positivi certi. Possono essere usati come aiuto plus: è importante mantenere sempre pulita e ordinata la dispensa, mettendo davanti gli alimenti che scadono prima e quelli non integri, mentre dietro il resto. Una volta al mese (e prima di partire per diversi giorni, per esempio quando vai in vacanza) svuota l’armadio, fai un controllo e poi igienizza ripiani e mensole con metodi naturali, per esempio detergi con una spugnetta imbevuta in una soluzione di acqua e aceto. In commercio esistono anche degli scotch biadesivi da attaccare alle pareti interne che attirano la tarme e le “intrappolano”: se temi che si possano essere annidate tra le tue farine, ma non riesci a trovarle, questo si rivela un metodo efficace.