Un ristoratore ha denunciato per diffamazione un cliente che l'aveva accusato di essere un evasore. Secondo l'avventore il titolare non avrebbe rilasciato lo scontrino fiscale, ma il pagamento è avvenuto con carta. Ora si potrebbe andare a processo.
Cliente lascia recensione negativa (e a quanto pare con una grossa falsità) dopo un pasto al ristorante. Il titolare del locale lo denuncia per diffamazione. È quanto accaduto solo pochi giorni fa a Rimini: nella cittadina romagnola infatti un avventore tedesco ha accusato il ristoratore, tramite un commento online, di essere un evasore fiscale. Stando alla sua versione dell'episodio, infatti, non gli sarebbe stato rilasciato lo scontrino fiscale al momento del pagamento del conto.
Questo, pur essendo il centro focale di tutta la vicenda, pare essere solo la punta dell'iceberg. Secondo la ricostruzione dei fatti del turista già il servizio sarebbe stato piuttosto scadente (invocato, addirittura, il licenziamento di un cameriere), con lunghi tempi di attesa tra il momento dell'ordinazione e quella dell'effettivo arrivo del cibo. La rabbia insomma montava, sino a sfociare in una recensione negativa pubblicata online dopo il conto. Stando al cliente straniero il titolare non avrebbe rilasciato lo scontrino fiscale, con tanto di accusa nei confronti dell'imprenditore di essere un evasore. Un pesante attacco pubblico al quale il locale ha voluto rispondere per le rime, contando sul fatto di poter dimostrare l'effettiva consegna dello scontrino della discordia. Anche perché, stando proprio al titolare, il suo cliente avrebbe pagato con carta di credito, arrivando a dichiarare quindi il falso nella sua successiva recensione al veleno.
Fatto sta, il gestore dopo aver letto il commento online ha deciso di denunciare l'avventore tedesco, accusandolo di diffamazione aggravata avendolo additato come evasore fiscale. Il ristoratore, tradotta la recensione della discordia, ha deciso di agire per vie legali. Il cliente infatti è stato identificato dal gestore del locale e la querela è già depositata alla procura della Repubblica presso il tribunale di Rimini. La polizia postale ora si occuperà delle dovute indagini. La recensione negativa, ed evidentemente non così accurata, rilasciata al termine della cena della discordia potrebbe quindi costare al cliente teutonico un bel processo per diffamazione.
Qualche mese fa Carlo Cracco fu al centro di una situazione simile, nella sua natura non nel fatto specifico. Un giornalista, infatti, dopo una cena tenuta dallo chef veneto scrisse pubblicamente come tanti tra i commensali avrebbero poi preferito mangiarsi un kebab. Bisogna tornare indietro al 2016 e Cracco venne designato per organizzare la cena dei 50 anni del Vinitaly. Un giornalista veronese nel suo articolo non parlò in toni entusiastici di quell'evento, sostenendo come i molti invitati a fine cena se ne fossero usciti: "…delusi, un po’ affamati e tentati di entrare nei kebab limitrofi". Un commento mal digerito da Cracco, un articolo ritenuto diffamatorio non solo dallo chef (che agì per vie legali) ma anche da un giudice veronese. Meno di un anno fa la sentenza: giornalista condannato a una pena pecuniaria di 10 mila euro e risarcimento per Cracco con una provvisionale pari a 20mila euro.