La crisi climatica è una realtà sempre più concreta e un’emergenza sempre più pressante che comporta tante problematiche, una fra tutte è indubbiamente legata all’alimentazione. Tra riscaldamento globale e metodi poco salutari per l’ambiente, sono sempre più gli alimenti a serio rischio di estinzione, anche alcuni dei più diffusi e amati al mondo.
Gli effetti del cambiamento climatico sono sempre più visibili e sempre più pericolosi, ma non sempre i consumatori ne sono del tutto consapevoli. Le conseguenze di questa crisi, infatti, arrivano anche in ambiti che diamo per scontati come quello dell’alimentazione.
Sempre più studi di esperti in materia, infatti, mettono in luce come i fenomeni del riscaldamento globale, uniti ai pesticidi chimici, alle colture intensive e a tutta una serie di pratiche non ecosostenibili, conducono sempre di più a un inevitabile impoverimento della nostra dieta. Basta un minimo cambiamento, infatti, ad alterare la funzionalità di un ecosistema e, di conseguenza, la produzione di alimenti di cui diamo per scontata l’esistenza. E tra i cibi più a rischio ci sono proprio quelli più amati, tra cui cioccolato, miele e caffè.
Questi e altri, che ora ti andremo a illustrare, sono infatti strettamente condizionati dall’ambiente, oppure è la filiera stessa che richiede un consumo di risorse tale per cui non potrà essere sostenibile ancora a lungo. Scopriamo quali sono e perché potrebbero scomparire.
Niente è più gustoso e soddisfacente di un dolce al cioccolato, o di una pralina, o di una tavoletta di questa preziosa, deliziosa prelibatezza. Eppure proprio il cioccolato, o meglio il cacao, è uno degli alimenti che rischiamo di vedere sparire più in fretta. La colpa è tutta del cambiamento climatico che sta diventando sempre più difficile da affrontare per le piante di cacao, le quali richiedono un elevato livello di umidità in un mondo che, però, va sempre più inaridendosi per via del riscaldamento globale. Gli scienziati affermano che il cioccolato non sparirà, ma sarà sempre più raro e quindi più costoso. Una teoria confermata anche da uno studio del 2019 dell’International Center for Tropical Agriculture secondo qui, già entro il 2030, la produzione non sarà in grado di coprire l’attuale quantità di consumo.
Se già è difficile immaginare una vita senza cioccolato, figurarsi senza caffè. E invece devi abituarti all’idea perché anche questo alimento è in cima alla lista dei cibi a rischio concreto di estinzione. Proprio come nel caso del cacao tutto dipende dal cambiamento climatico, solo che inversamente: il cacao richiede un clima più secco e invece i paesi produttori (Brasile, Vietnam, Colombia e Indonesia fra tutti) stanno subendo un costante aumento delle temperature e un cambiamento nella frequenza e nella quantità delle piogge, condizioni che rendono le piante più deboli e soggette a malattie. I dati degli studiosi sono allarmanti: secondo alcuni, il caffè potrebbe estinguersi entro il 2080.
I motivi per cui il pianeta andrebbe a rotoli senza il lavoro laborioso delle api sono tanti e vari, e la produzione di miele rientra tra essi. Per il miele si prospetta un futuro sempre più cupo proprio perché sono le api stesse a essere a rischio, minacciate da diversi fattori tra cui la sempre maggiore diminuzione delle campagne in favore delle costruzioni urbane, ma anche l’uso di pesticidi e altre sostanze velenose. Anche i cambiamenti climatici estremi (siccità o improvvisi alluvioni per esempio) mettono a rischio la salute delle api e di conseguenza la produzione di un prodotto che, da millenni, accompagna la vita dell’uomo.
Uno degli effetti della globalizzazione è che tanti alimenti, un tempo appannaggio solo di determinate aree del pianeta, siano diventati diffusi e amati in tutto il mondo. L’avocado è uno di questi, un cibo che ha vissuto un vero boom ed è diventato protagonista di gustose ricette di ogni tipo. In questo caso a mettere l’avocado a rischio non è il clima, ma la sostenibilità della sua produzione. La produzione di questo frutto, localizzata soprattutto in America Latina, richiede un grande consumo di terreno e soprattutto di risorse idriche, perché è un frutto che richiede tantissima acqua per crescere. Considerando quanto l’avocado sia attualmente richiesto a livello globale è facile immaginare quanto, a questo ritmo, la coltivazione possa mettere in grave difficoltà le comunità delle zone di produzione, costringendoli a ridurre la coltivazione di avocado rendendo il frutto sempre più raro e costoso.
Non è ancora ufficialmente a rischio estinzione, non a livello degli alimenti di cui abbiamo parlato in precedenza, ma anche l’uva è fortemente condizionata dai livelli climatici, tanto che se non si presta attenzione il rischio di scomparsa, o comunque di diminuzione, è molto alto. Secondo alcuni studi recenti il 56% delle aziende vitivinicole nel mondo potrebbero scomparire se, entro il 2050, ci sarà un aumento della temperatura di 2°C. Più caldo, infatti, vuol dire meno terreno adatto a ospitare le viti e maggiore difficoltà di coltivazione da parte dei produttori, fattori che renderanno il prodotto più difficile da trovare e più costoso da acquistare. E non solo: i cambiamenti climatici stanno anche cambiando il gusto del vino.
Cambiamento climatico non vuol dire solo alterazione delle temperature, ma anche prolificazione di funghi e parassiti che si diffondono molto più di quanto sarebbe normale. Un fenomeno che mette in pericolo le banane, già comunque in difficoltà per la crescita della temperatura che comporta un calo di resa fino a un valore compreso tra 0,59 e 0,19 tonnellate a ettaro. A questo si aggiunge questo particolare fungo: si chiama Fusarium oxysporum cubense (denominato Tropical Race 4 – TR4) e da anni devasta le piantagioni uccidendo migliaia di piante, ma il dato allarmante è che se prima era circoscritto solo all’Asia oggi si diffonde sempre più in fretta, già ha attaccato l’Africa e ha mostrato i primi segni anche in alcune zone dell’America Latina, ad oggi principale esportatore di banane al mondo.
Hai presente quella squisita crema a base di arachidi, amata soprattutto dagli americani, con cui si farciscono torte, biscotti e toast? È il burro di arachidi ed è una delle golosità più buone per un vizio a colazione o a merenda. Ma è anche una di quelle che rischiano di sparire. Le piantagioni di arachidi, per poter sopravvivere, richiedono una quantità costante di pioggia che si aggira intorno ai circa 20-40 pollici d’acqua. Come potrai facilmente immaginare la siccità che affligge i paesi coltivatori, soprattutto l’America Latina, non aiuta le coltivazioni, così come non lo fanno le improvvise inondazioni che seguono. Entrambe compromettono fortemente la resa dei campi, rendendo sempre più difficile la produzione.
Le temperature rischiano di minare anche un’altra specialità americana, o più precisamente canadese: lo sciroppo d’acero, condimento popolare soprattutto per guarnire pancake e waffle. Lo sciroppo d’acero, infatti, deriva dall’omonimo albero di acero che la espelle dalla corteccia in virtù della pressione causata sul tronco dal cambio di temperatura tra giorno e notte. Se il distacco tra i due momenti è sempre meno netto per via del riscaldamento globale l’albero non riuscirà a tirare fuori la particolare linfa e quindi lo sciroppo d’acero non sarà più producibile.
Lo stesso discorso del burro di arachidi vale anche per i cereali: tutta la categoria, infatti, soffre moltissimo il surriscaldamento globale e ne è fortemente condizionata. In particolare i grandi produttori del Sud est asiatico risentono anche di un altro fenomeno che uccide le piantagioni, ovvero le sempre più frequenti inondazioni e il costante innalzamento del livello del mare. Secondo alcune stime recenti i raccolti di cereali come grano, riso, mais e soia su scala globale potrebbero calare di una percentuale tra il 3 e il 16% entro il 2050.
Il surriscaldamento globale influisce fortemente anche sulla temperatura dei mari e questo vuol dire che tante specie marine diventano sempre più a rischio man mano che la problematica peggiora. Una delle varietà di pesce che rischia maggiormente la sparizione è il salmone: questo animale, infatti, per riprodursi necessita di acque fredde e temperature fresche. Con le acque sempre più calde i salmoni, sia selvatici che allevati, faranno sempre più fatica a riprodursi, portando un sempre maggiore impoverimento della specie.
Gli allevamenti intensivi sono una delle questioni più problematiche del mondo moderno, non sostenibili da tanti punti di vista tra cui il trattamento riservato agli animali, l’inquinamento e la grandissima quantità di risorse richiesti per mandarli avanti. È il caso degli allevamenti di maiali da cui si ottengono prodotti come bacon, salsicce e prosciutto: crescere questi animali richiede un’enorme quantità d’acqua (e non solo), e con la carenza di questa risorsa primaria che aumenta sempre di più si arriverà a un certo punto in cui gli allevamenti di questo tipo non saranno più sostenibili e la carenza di carne suina sarà inevitabile. E questo discorso non vale solo per la carne suina, motivo per cui dobbiamo imparare a non alimentare il sistema degli allevamenti intensivi andando a imparare quali caratteristiche osservare per cmprare carne da allevamenti estensivi.