Carnevale e dolci sono un binomio indivisibile: non c’è festa in maschera che si rispetti senza i dolci più buoni di questo periodo, di cui le regine indiscusse sono le chiacchiere. Anche se questo è uno dei nomi più diffusi delle squisite frittelle, in realtà la specialità ha tantissimi nomi dialettali. Scopriamo quali sono e da dove derivano.
Tra tutti i dolci squisiti che puoi mangiare durante il periodo di Carnevale ce n’è uno che davvero non può mancare mai. Sono le chiacchiere, irresistibili dolci bollosi e friabili facili da preparare anche in casa, lavorati in sfoglie, fritti e successivamente cosparsi di zucchero a velo. Le chiacchiere di Carnevale hanno una lunga storia che deriva dall’antica Roma, ma la loro più grande curiosità è l’incredibile varietà di nomi con cui sono conosciute: anche se chiacchiere è uno dei più diffusi (pare che si debba a un aneddoto legato alla regina Margherita di Savoia), a seconda del contesto geografico il dolce ha assunto nomi diversi e non casuali. Vediamo quali sono e cosa vogliono dire.
Abbiamo usato il termine "chiacchiere" per introdurre le frittelle di Carnevale più famose non a caso: è il nome più comunemente usato e diffuso, in particolare nel Centro Italia e in buona parte del Sud Italia, ma anche con qualche eccezione nell'Emilia settentrionale, a Milano e in alcune zone della Sardegna. In altre regioni però, spesso anche in luoghi specifici delle regioni in cui si usa “chiacchiere” o da città in città, il nome delle frittelle cambia e anche di molto. Attenzione, non si tratta di semplici ma di “geosinonimi”, ovvero cioè sinonimi legati a un luogo specifico, parole così particolare che esiste anche una scienza precisa che li studia, l’onomasiologia. I nomi regionali e locali delle chiacchiere non sono casuali ma sono legati al significato letterale della parola usata per descrivere il dolce, che a sua volta fa riferimento a diversi aspetti della frittella, per esempio la sua forma o la sua origine. In base a questa classificazione si distinguono quattro tipologie di nomi.
In questo caso specifico il nome regionale o locale delle chiacchiere si rifà soprattutto alla forma de dolce, quindi al suo aspetto fisico. Ne sono un esempio perfetto i veneti che chiamano le chiacchiere galani, una parola che in dialetto vuol dire nastri: e le chiacchiere non ricordano proprio dei nastri? Lo stesso discorso vale per esempio l’area di Brescia e le sue lattughe, chiamate così perché ricordano una foglia di insalata, o per le località costiere dell'Emilia-Romagna, dove prendono il nome di fiocchi o fiocchetti perché le strisce formano un fiocco.
Un altro gruppo di nomi regionali o locali delle chiacchiere deriva dalla consistenza del dolce: come sai le chiacchiere vengono fritte e hanno una consistenza piuttosto friabile o addirittura croccante in alcuni casi. Da qui derivano tutta una serie di nomi, come crogétti in alcune zone della Toscana (da crogiare, “rosolare”) oppure crostoli, grostoli o grostoi in Trentino e Friuli, o ancora crostoli, ovvero i dolci fritti tipici del carnevale veneziano.
Un nutrito gruppo di nomi locali e regionali derivano da una serie di fattori legati all’origine e alla lavorazione della ricetta: per esempio nel Lazio le chiacchiere si chiamano frappe, una parola che deriva dall’antico francese frape, che significava “frangia”, perché in effetti le frappe sono semplici ritagli di pasta; le sfrappole, come vengono chiamate le frappe a Bologna, e le sfrappe delle Marche sono varianti derivanti dalla stessa radice. Rientrano in queste categorie anche i cenci o stracci della Toscana, chiamati così perché l’aspetto irregolare ricorda dei brandelli di tessuto.
I nomi più curiosi sono quelli che si rifanno alla particolare conformazione delle chiacchiere, o meglio di alcune varianti delle frittelle: in alcune casi non si tratta di sfoglie piatte ma di sfoglie che si gonfiano, creando all’interno una sorta di spazio vuoto. Ecco che, da qui, arrivano per esempio le bugie del Piemonte e della Liguria: una bugia è qualcosa “vuoto di verità” un po’ come sono vuoti i dolci, che in questo caso sono una variante a forma di raviolo da farcire con confettura. La stessa leggenda del nome chiacchiere suggerisce come la denominazione sia stata scelta per via della richiesta di Margherita di Savoia di avere un dolce da gustare in compagnia, durante i pomeriggi con i tanti ospiti a corte.
Esistono poi tutta un’altra serie di nomi con cui vengono chiamate le chiacchiere di cui si sa meno riguardo all’origine, ma che meritano comunque di essere citati: questi squisiti dolci si chiamano merveilles in Valle d’Aosta e is maraviglias in Sardegna, due nomi simili che quasi evocano solo a pronunciarli la bontà delle frittelle. In Abruzzo e Molise le chiacchiere si chiamano cioffe, ma in alcune zone del Molise sono conosciute anche come cunchielli, mentre in Calabria quasi ovunque si chiamano guanti.