Molto diffusa negli anni Cinquanta e Sessanta, questa colazione a base di ingredienti poveri era il momento più atteso della giornata per milioni di bambini.
A volte basta un semplice profumo per farci compiere un viaggio indietro nel tempo e per riportare a galla antichi ricordi. Provate a parlare con chiunque sia stato bambino tra gli anni Cinquanta e Sessanta, e nominategli la zuppa di latte: i suoi occhi si accenderanno di commozione e un sorriso apparirà sul suo viso.
La zuppa di pane e latte, in quella particolare epoca storica, è stata la colazione o la merenda preferita da milioni di bambini italiani. Protagonista anche nel film di Paola Cortellesi "C’è ancora domani" si tratta di un piatto che, pur contando solo due ingredienti, è tra i più genuini e poveri della nostra ricchissima gastronomia. Questi due ingredienti, combinati insieme, e serviti da una mamma con gli occhi ridenti o da una nonna dal sorriso dolce, erano il pasto più prezioso e raffinato del mondo.
Semplice, buona e nutriente, la zuppa di pane e latte ha spopolato a partire dagli anni Cinquanta, ma in realtà ha una storia molto più antica. Le sue origini sono incerte e si perdono indietro nel tempo, ma quello che è sicuro è che si tratta di una preparazione legata alla cultura contadina, quella che ha fatto del riutilizzo una filosofia di vita ben prima che diventasse di moda.
Un tempo non si trattava di oculata economia domestica o di attenzione nei confronti del pianeta, ma semplicemente di povertà: non c’era possibilità di comprare tanti ingredienti, e allora ci si inventava il meglio che si poteva con gli ingredienti che c’erano a disposizione. E oggi, un periodo storico in cui lo spreco è sempre più inaccettabile e il riciclo sempre più necessario, questo tipo di cucina torna a essere valorizzata, tramandata e preparata in tutte le case.
Così la zuppa di latte diventa non solo una “tazza della memoria”, ma un modo di tornare a consumare con più consapevolezza. Come si faceva nel dopoguerra, quando tutto era legato al territorio, alla stagionalità, ai tempi della natura e le importazioni erano ridotte al minimo, o ancora più indietro alla pre-industrializzazione, prima che arrivassero in commercio i famosi cereali e le ancora più famose merendine.
La zuppa di pane e latte è una calda combinazione di consistenze di una semplicità primordiale, ma dal gusto irresistibile. Esiste in diverse varianti, la più pura e originale vi richiederà soltanto due ingredienti: il latte e del pane raffermo, quello che i nonni vi hanno sempre ripetuto di non buttare mai, meglio ancora se casareccio perché trattiene più efficacemente i liquidi all’interno.
Iniziate scaldando in un pentolino la quantità di latte che vi serve (dipende se siete una o più persone) e nell’attesa tagliate il pane a cubetti e mettetene un mucchietto in ogni tazza. Appena il latte è caldo versatelo sul pane e aspettate qualche minuto per lasciare che si ammorbidisca. La zuppa di pane e latte a questo punto è pronta, e può essere gustata così oppure con l’aggiunta di zucchero o caffè.
Buona, semplice e nutriente, la zuppa di pane e latte ha spopolato per un certo periodo in Italia, ma questo non vuol dire che il nostro sia stato l’unico Paese a consumarla. In diverse culture gastronomiche si ritrova una variante della nostra zuppa di pane e latte, in particolare in quella della Penisola Arabica e dell’Egitto.
In questa zona, infatti, è molto diffusa la Umm’Ali, una zuppa molto simile alla nostra ma arricchita da ingredienti tipicamente locali: viene preparata mettendo ammollo nel latte pezzi di pancarrè leggermente tostato, insieme a una serie di spezie e frutta secca tra cui mandorle, pistacchi non salati, nocciole, noci, uvetta sultanina e cannella in polvere. Ma se in Italia la zuppa di pane appartiene alla cucina povera, nella Penisola Arabica è invece chiamato il “dolce dei sultani”.
Il soprannome si deve alla sua origine leggendaria, la cui versione della storia varia a seconda del paese di appartenenza: la più diffusa racconta che il dolce nacque in un piccolo villaggio, quando la giovane Umm’Ali fu chiamata per cucinare qualcosa di buono per il sultano e preparò la zuppa con gli ingredienti che aveva in dispensa, pane secco, latte, spezie e frutta secca. La leggenda vuole che il sovrano, colpito dalla bontà del dolce, portò Umm’Ali via con sé, e diede al dolce il nome della ragazza.