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4 Marzo 2025 9:00

Carnevale Ambrosiano: cosa si mangia a Milano per il Carnevale “ritardatario”

Invece di finire con il classico Martedì Grasso, la tradizione meneghina allunga i festeggiamenti fino al sabato, iniziando la Quaresima di domenica. Qualche giorno in più per gustare i dolci tipici, tra chiacchiere, tortelli e altre golose specialità.

A cura di Federica Palladini
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Maschere, sfilate di carri allegorici e golose specialità gastronomiche: il Carnevale è un momento di festa che per consuetudine precede la Quaresima, il periodo di digiuno prima della Pasqua. A segnare la sua fine è il Martedì grasso (che nel 2025 cade il 4 marzo), anche se resta una città in cui i festeggiamenti si prolungano di qualche giorno: stiamo parlando di Milano, dov’è noto il Carnevale Ambrosiano che termina, invece, il Sabato Grasso (8 marzo). Andiamo alla scoperta delle origini di questa tradizione e di cosa si mangia di tipico per celebrare la ricorrenza in tutta dolcezza.

Carnevale Ambrosiano: perché si chiama così

La storia del Carnevale Ambrosiano è strettamente collegata a Sant’Ambrogio, che fu vescovo della città nella seconda metà del 300 d.C. e qui morì il 4 aprile del 397. La leggenda vuole che il patrono di Milano fosse andato in pellegrinaggio a Roma: c’è chi dice che avesse chiesto agli abitanti di aspettarlo per iniziare i riti della Quaresima e chi, invece, parla di un suo ritorno in ritardo, ma senza preavviso. Il risultato, però, non cambia: il Carnevale, per attendere Sant’Ambrogio, si era allungato, rimanendo tale fino ai giorni nostri. Probabilmente, poi, a questa narrazione, c’è da sovrapporre quella più veritiera dettata dal cambiamento del calendario liturgico: quello romano (introdotto nel medioevo e in uso tuttora) prevede che i giorni di digiuno effettivo siano 40 (sulla base di quelli di permanenza di Gesù nel deserto), saltando le domeniche, nelle quali non si digiunava, mentre il calendario ambrosiano, antecedente, inseriva anche le domeniche all’interno della penitenza, nonostante si mangiasse (ma non la carne), permettendo così al Carnevale di guadagnare un po’ di tempo in più. Un’altra curiosità: i milanese sono conosciuti anche con il termine di meneghini, cosa significa? Meneghino non è altro che il nome di un personaggio del teatro milanese e poi della commedia dell’arte ideato nel ‘600 dallo scrittore e commediografo Carlo Maria Maggi: nelle sfilate del Sabato Grasso compare come maschera, accompagnato dalla moglie Cecca.

Cosa si mangia: le specialità del Carnevale Ambrosiano

Il Carnevale si caratterizza in tutto il mondo, non solo in Italia, per le sue specialità golose: difficilmente, infatti, manca un dolce in tavola o un piatto ricco e sostanzioso (basta pensare alle lasagne napoletane), come simboli degli ultimi pasti abbondanti prima della dieta di magro e della privazione del cibo in preparazione del Triduo pasquale. Non fa certo eccezione la ricorrenza milanese, con protagoniste ricette cittadine e lombarde.

1. Chiacchiere al forno

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Iniziamo dalle chiacchiere, uno dei simboli del Carnevale Ambrosiano. A Milano si chiamano proprio così, nel modo più diffuso, mentre nel resto d’Italia possiamo trovarle in diverse denominazioni regionali e locali, come cenci, frappe, crostoli, galani, bugie, solo per citarne alcune. Rispetto alla versione fritta, che è quella più classica, si preparano al forno, risultando più leggere.

2. Farsòe, i tortelli milanesi

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Altro must have sono i farsòe, meglio conosciuti come tortelli milanesi. La loro origine medievale si lega alla festività di San Giuseppe, passando poi però al Carnevale. Si realizzano con lo stesso impasto delle chiacchiere e il risultato finale è simile a quello di bignè fritti: l’interno resta vuoto, tanto che si possono mangiare così come sono, oppure farciti con crema pasticciera, crema chantilly o crema al cioccolato.

3. Làciàditt, tortelli fritti con mele

Si tratta dello stesso impasto dei precedenti, che viene arricchito con cubetti di mela, creando delle vere e proprie frittelle di mele cosparse di zucchero a velo. Il nome, letteralmente “leccadito” in dialetto, prende spunto dal gesto di leccarsi le dita dopo averli gustati per quanto sono buoni.

4. Tortionata lodigiana

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Ci spostiamo in quel di Lodi, dove non manca la Tortionata, nota semplicemente come Torta di Lodi. Fa parte dei Pat (prodotti agroalimentari tradizionali) ed è un dolce da credenza a base di farina, burro, mandorle e zucchero dalla consistenza rustica e friabile. La superficie è decorata con delle righe (a griglia o a losanghe) facili da realizzare con i rebbi di una forchetta, che sono il suo tratto distintivo. Il nome sembra derivare dal tortijon, un filo di ferro che un tempo veniva usato per tagliarla senza che si rompesse, anche se la tradizione popolare dà una propria versione: il dolce probabilmente era già in uso nel medioevo, ma la ricetta viene depositata legalmente nel 1885 da Alessandro Tacchinardi – nipote dell'inventore del dolce, Carlo – che la chiama così perché dedicata alla sua nascita: “torta di quando io sono nato”, “torta io nata”.

5. Farsi di Pavia

Concludiamo con un’altra provincia lombarda, quella di Pavia: qui il Carnevale si festeggia con i farsi, sfarsò in dialetto, ovvero delle frittelline sferiche dalla forma irregolare che ricordano le castagnole. Si fanno con farina, zucchero, scorza di limone, uova e lievito. Sono molto profumate e si possono trovare anche ripiene di crema pasticciera e confettura: una tira l’altra.

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