Provocazione o possibilità reale? I vegetariani potrebbero tornare a mangiare carne se questa venisse prodotta in vitro, senza essere cioè ottenuta attraverso l'uccisione e la macellazione dell'animale? L'abbiamo chiesto all'Associazione Vegetariana Italiana.
Negli ultimi giorni ha fatto parecchio discutere il tema legato a tutto ciò che ruota attorno alla carne sintetica. Il dibattito è tornato fortemente alla ribalta da quando il governo, sul finire di marzo, ha bloccato sul nascere con un decreto ministeriale ogni attività relativa alla produzione, commercializzazione e anche import della tanto controversa carne prodotta in laboratorio. Se poco si è potuto fare per impedire l'arrivo anche in Italia di alimenti a base di insetto, lo Stato si è dimostrato irremovibile (e anche per nulla progressista) verso quest'altra alternativa alimentare.
Della produzione di carne in vitro abbiamo lungamente parlato e discusso negli ultimi tempi, da quando almeno è stata paventata l'ipotesi di una sua possibile introduzione tra le vaste scelte alimentari alle quali siamo sottoposti. È un cibo che a quanto pare (perlomeno è stato presentato così) non sembra presuppone sofferenza animale, tantomeno uccisione e macellazione di nessun esemplare. È un cibo che, in questo modo, non presuppone nemmeno il sistema degli allevamenti intensivi e di tutto ciò che ne deriva. Scarse condizioni igienico sanitarie per gli animali in primis (a proposito, in Cina hanno costruito due interi palazzi per ospitare decine di migliaia di maiali), senza dimenticarci dell'inquinamento derivato da questa industria ormai incontrollata. Alla luce di quanto accaduto, e pure di quanto discusso, abbiamo voluto coinvolgere l'Associazione Italiana Vegetariani per affrontare l'argomento, chiedendo il loro punto di vista riguardo questo alimento.
Se buona parte di chi sostiene un'alimentazione vegetariana lo fa per scelta etica, in quanto contrario alle sofferenze alle quali gli animali sono costretti, così come per una motivazione legata al rispetto dell'ambiente (gravato, come detto, dagli allevamenti intesivi), nel caso in cui il mercato offrisse un prodotto sì derivato dagli animali (da alcune loro cellule perlomeno) ma senza richiedere la loro uccisione e macellazione, come ci si potrebbe comportare? Un alimento del genere verrebbe accettato, consumato? Sarebbe ragionevole una sorta di ‘riconversione‘, chiamiamola così, verso prodotti di carne del genere, proprio perché ottenuti in modo alternativo?
Una persona vegetariana per motivi etici, di rispetto del benessere dell'animale e tutela dell'ambiente, può insomma scegliere di tornare a mangiare carne se questa è prodotta in vitro? Sarebbe una riconversione sensata, ragionevole oppure abbiamo solamente lanciato una provocazione fine a sé stessa? L'abbiamo chiesto all'Associazione Vegetariana Italiana (la più longeva e grande nel nostro Paese) che ci ha risposto attraverso la Presidente Carmen Nicchi Somaschi, la quale è stata molto netta in merito. "In questo momento siamo in realtà abbastanza indifferenti di fronte a questo tipo di prodotto, ma sicuramente stiamo approfondendo le notizie in merito per poi prendere ufficialmente posizione come Associazione. Non ci sembra, però, ci siano i presupposti per far passare la carne sintetica come alimento adatto a vegetariani e vegani, in quanto il tutto avviene sempre tramite l'utilizzo di parti animali come cellule estratte dai muscolo o siero fetale, un prodotto ottenuto dalla macellazione. Se fatto in questo modo quindi non ci sembra possa risolvere il problema della sofferenza e sfruttamento animale". In realtà sembra che il siero fetale sia stato utilizzato solamente in fase di sperimentazione, sino al 2016, e ora non sarebbe più necessario (o comunque essenziale) il suo uso.
Diverso invece il discorso legato alla necessità di tornare a consumare carne: "Altro aspetto è la scelta di vegetariani e vegani di non mangiare la carne, e continuano a farlo. Hanno adottato altre forme per cibarsi al meglio, penso alle proteine vegetali che fino a 10 anni fa erano sicuramente meno considerate, e ormai pochi vegetariani hanno il bisogno di tornare a sentire il sapore di derivati animali. Non è insomma una cosa che ci interessa". Tornando però alla nostra provocazione iniziale, quale sarebbe la posizione dei vegetariani (o perlomeno dell'Associazione) di fronte a un prodotto che non presuppone sofferenza e sfruttamento animale? "Ad oggi non pare ci sia la possibilità di sviluppare un alimento adatto a vegetariani e vegani – ci dice la Presidente – e oggi vedo il tutto come possibilità piuttosto lontana. Il nostro è un modo di vivere che ci ha portato a non accettare più il sapore della carne, non ne abbiamo la nostalgia o il desiderio. Detto ciò comunque forse per qualcuno può essere una soluzione utile per tornare a mangiarla nel momento in cui venisse prodotta senza ricorrere allo sfruttamento animale. Ormai però, ripeto, ci siamo dimenticati del sapore della carne e non abbiamo necessità di tornare a quei sapori. In caso contrario, ovviamente, sarebbe comprensibile per chi avesse nostalgia della carne attuare una riconversione di questo tipo". Se quindi si riuscisse a non richiedere più sofferenza o sfruttamento animale, per la Presidente Somaschi potrebbe anche essere un prodotto accettabile.
Chiosa finale, invece, per quanto riguarda i cibi a base di insetto: "Non sono vegetariani, tantomeno vegani. Noi come vegetariani non mangiamo e non mangeremo la polvere di insetti e mi chiedo se ci sia davvero la necessità di questo tipo di alimenti. Per me sono inutili e sicuramente non sono un alimento condiviso e condivisibile alla nostra comunità".