L'Azienda Agricola Landini di San Protaso nel Piacentino ha dato nuova vita alle colture biologiche del passato, basate su lino e canapa, declinate in tre differenti produzioni che comprendono oli, farine e una bevanda a base di caffè, il canafé. Il risultato sono prodotti ricchi di fibre, amminoacidi e proteine vegetali e che fanno bene anche alla cura della bellezza.
Coltivare canapa Sativa per trasformarla in semi, olio, farine e anche caffè, che è diventato Canafé: siamo a un'ora da Milano verso sud, nel Piacentino, per la precisione a San Protaso, nell'azienda agricola Landini. Sorrisini e battute durante le prime fiere non sono mai mancati, ma Francesco e Maria Chiara hanno superato la cosa e si impegnano a spiegare bene quello che fanno. L'azienda è immersa nel classico panorama da bassa Pianura Padana con campi a perdita d'occhio: soprattutto di girasoli, ma anche erba medica e pomodori. E poi mais e frumento. Coltivazioni che ha sempre portato avanti anche l'azienda Landini, almeno fino a quando Francesco e Maria Chiara, patiti di eco-sostenibilità e di prodotti naturali, hanno deciso di dare una veste diversa al lavoro.
Nel 2015 arriva la canapa sativa (che ha percentuali molto basse di sostanze psicotrope, in alcuni casi nulle, a differenza di quella indica, che invece ha livelli elevati) che si rivela da subito una coltivazione perfetta per chi non vuole agire sul campo: infatti non richiede concimazione, diserbo e irrigazione. In più i terreni dell’azienda sono freschi grazie alla presenza del torrente Chiavenna poco distante. In termini di risparmi idrico e di non uso dei prodotti chimici non c'è gara con altri tipi di coltivazione. Viene fatta una raccolta l'anno e da questa si ottengono i semi, l'olio e le farine.
"E poi si diceva del canafé – ci spiega Francesco Bassani – abbiamo pensato di offrire una bevanda alternativa a chi non può bere il caffè o non lo ama. Nelle nostre miscele, per moka, espresso e americano, c'è più del cinquanta per cento di semi di canapa non tostati mixati a caffè, con basse dosi di caffeina. Il risultato è una bevanda dal rilascio costante di energia, al contrario del caffè che ha dei picchi e dei cali importanti". Il prossimo raccolto ci sarà a fine agosto e si otterranno semi da aggiungere a insalate, yogurt, in impasti di pane e dolci. Quest'ultimi si possono fare anche con la farina di canapa: "Le proprietà benefiche sono tantissime – racconta Maria Chiara Mutti – come la presenza importante di Omega 3 e 6, dunque grassi polinsaturi che combattono il colesterolo cattivo, o come le farine, un concentrato di proteine vegetali, tanto da averne più di una bistecca di pollo e in più vanno aggiunti fibre e amminoacidi".
Gli scarti della pianta, invece, potrebbero essere usati per fare tessuti, ma in Italia non esiste più una filiera importante in tal senso: "Questo è un grande rammarico – sottolinea Francesco – in passato la cultura contadina precedente alla seconda guerra mondiale considerava la canapa come il maiale, un prodotto in cui ‘non si butta via niente'. Noi cerchiamo di recuperare gli scarti facendone compost per i terreni, fornendo azoto alle coltivazioni, facciamo delle rotoballe che vengono vendute alle stalle e abbiamo scoperto che sono ottime per le lettiere dei gatti”.
L’anno dopo la semina della canapa, la coppia di coltivatori investe su un altro seme e sceglie quello del lino: “La logica è sempre la stessa – spiega Maria Chiara – cercavamo una coltura sostenibile e sana. Rispetto alla canapa, il lino è più soggetto alle malerbe, ma nulla che non si possa gestire in maniera naturale”. Anche qui semi, farina e olio – sulla miscela di caffè ci stanno lavorando – con i benefici che in questo caso sono anche cosmetici: “L’olio di semi di lino – ci spiega la produttrice – può considerarsi anche un validissimo alleato della bellezza: può infatti essere utilizzato come supplemento della normale routine dedicata allo skin-care grazie all'alta percentuale di vitamina E, rendendo la nostra pelle luminosa e riducendo la produzione incontrollata di sebo, e può aiutare i nostri capelli a ridurre significativamente l’effetto crespo”.
Va specificato che gli oli vanno consumati rigorosamente a freddo, perché hanno un punto di fumo molto basso, ma possono essere assunti come condimento, o anche in purezza, grazie a un gradevole odore e alla naturale mancanza di acidità. L’azienda è attrezzata per la trasformazione in loco dei prodotti, con pochi passaggi meccanici per rispettare al meglio le loro caratteristiche. Filiera dunque cortissima e senza complicazioni. Sul loro sito c’è anche una sezione dedicata alle ricette (ne riportiamo un paio qui) e, se fate una visita in azienda, prima della raccolta della canapa Francesco e Maria Chiara vi accompagneranno in una passeggiata nei campi, tra gli steli alti e profumati della sativa.
Località Casa Chiavenna, 29017
San Protaso (PC)
348 51 76 169
aziendaagricolalandini.it
prezzi: da 5.50 a 11 euro
Ingredienti:
1 kg patate a pasta gialla
200 gr farina tipo 2
40 gr farina di canapa
sale q.b.
Mettete le patate di medie dimensioni in una pentola capiente, copritele con abbondate acqua, unite una presa di sale e portatele ad ebollizione. Cuocetele a fiamma media per circa mezz'ora e, una volta pronte, scolatele e lasciatele intiepidire leggermente. Sbucciatele e schiacciatele con uno schiacciapatate sulla spianatoia infarinata. Unite le farine alla purea, regolate di sale e impastate fino a formare un panetto compatto dalla consistenza non troppo appiccicosa.
Lasciatelo riposare per una decina di minuti, quindi dividetelo in quattro parti e stendete ognuna in cilindri, aiutandovi con della farina extra, se fosse necessario. Ricavate degli gnocchi da circa 1.5 cm di diametro e, armandovi di un pizzico di pazienza, arrotondateli tra le mani, dando loro la forma di piccole sfere: ecco a voi le chicche. Cuocetele in abbondante acqua salata e, non appena saliranno in superficie, scolatele e conditele con un sugo semplice al pomodoro.
Ricetta realizzata da VeganPinkSoul.
Ingredienti:
150 gr di farina integrale
80 gr di farina di lino
150 gr di zucchero tipo “Mascobado”
2 uova
50 ml di olio di semi di girasole
100 ml di latte (anche vegetale)
1 bustina di cremor tartaro
Unire tutti gli ingredienti mescolando bene, fino ad avere un composto omogeneo, quindi cuocere in forno a 180°C per circa 40 minuti. Per misurare il grado di cottura fate la prova dello stecchino: una volta infilato nella parte centrale del plum cake dovrebbe uscire asciutto. Sfornate, fate raffreddare qualche minuto e servite.
Ricetta realizzata dalla Pastry Chef Deborah Ometto.