Ha gusto a metà tra il mandarino classico e il limone, viene usato tantissimo nella cucina asiatica ed è molto variabile: ecco come il mandarino nano può entrare nella nostra alimentazione.
Di agrumi ne esistono una vasta varietà – mandarini, clementine, mandarancio – ma ce n’è uno che è poco conosciuto, eppure buonissimo e molto versatile. È il calamondino, conosciuto anche con il nome di mandarino “nano”, frutto dalla storia antica ma poco diffuso sul mercato.
In Occidente viene usato più che altro come pianta ornamentale, ma nella sua terra d’origine invece, le Filippine, è un frutto versatilissimo, usato nella cucina tradizionale e in generale presente spesso nella cucina asiatica. Merito del suo sapore particolare, dei suoi benefici per il corpo e della sua versatilità, che lo rende perfetto come ingrediente di una vasta tipologia di ricette, dai noodles, alle marmellate, ai cocktail.
Il calamondino è un agrume non naturale ma ibrido, nato dall’unione di due generi diversi di citrus, ovvero il mandarino tradizionale e il kumquat, conosciuto come mandarino cinese. La pianta del calamondino, scientificamente conosciuta come Citrus mitis, ha origine nel Sud est asiatico ed ha trovato una particolare diffusione soprattutto nelle Filippine e in Indonesia, dove è molto usato nella cucina tipica.
In Occidente si è diffuso più che altro come pianta ornamentale. Anche in Italia, dove è arrivato intorno agli anni Cinquanta per abbellire giardini e salotti: calamondino, infatti, è un alberello piccolo, che può essere piantato a terra (così arriva a circa 5 metri di altezza) ma anche in vaso (e in questo caso non supera 1 metro). Adattandosi ai climi secchi, il calamondino è molto usato come pianta da appartamento, anche perché non richiede molte cure e ha una fioritura molto ricca, che si protrae ininterrottamente dalla primavera all’autunno.
Dopo la fioritura, il calamondino produce dei piccoli frutti rotondi e leggermente appiattiti, che iniziano a maturare da novembre-dicembre e durano circa fino ad aprile. La buccia è sottile e porosa, il colore arancio vivo e la polpa interna è aranciata, con pochi semi piccoli e oblunghi. Il gusto del calamondino è davvero particolare: riesce a essere contemporaneamente aspro e dolce, una sorta di mix tra il sapore del limone e quello del mandarino.
Dal punto di vista nutrizionale, assomiglia molto agli altri agrumi: anche il calamondino è ricco di vitamina C, eccellente per il sistema immunitario, e di oli essenziali che aiutano vari aspetti dell’organismo, in particolare il contrasto all’azione dei radicali liberi. Il calamondino abbonda anche di sali minerali, soprattutto di potassio, mentre è particolarmente povero di calorie, caratteristica che lo rende perfetto da essere consumato anche in regime dietetico.
In Italia il calamondino è ancora usato molto poco in cucina, ma in realtà è un ingrediente molto versatile. Infatti può essere trasformato in ottima marmellata, da spalmare sul pane o da usare come ripieno di torte e crostate, oppure può diventare ingrediente per salse di accompagnamento.
Nella cucina filippina, per esempio, è molto usato per insaporire carne e pesce, ed è l’ingrediente principale del pancit, piatto tradizionale a base di noodles cucinati in agrodolce. Inserito negli involtini primavera, nel brodo, e persino nel porridge, viene chiamato proprio per il suo ambito utilizzo il “lime delle Filippine”.
In occidente si trova invece spesso dentro i cocktail, proprio perché il suo gusto ricorda molto quello del lime ma dal sapore più intenso, oppure viene usato per preparare sciroppi, creme e liquori.