È una delle principali fonti economiche della Colombia: il caffè. Dalla storia, all'influenza totale sul Paese, passando per gli innovativi metodi di coltivazione e i rischi legati all'emergenza climatica: ecco come qui il caffè è diventato un vero e proprio stile di vita.
Quante volte seduto al tavolo di un bar, con il menu tra le mani, ti è capitato di vedere caffè di diversi tipi e provenienze? Quasi sicuramente ti sarà capitato di assaggiare o di notare quello colombiano che è tra i migliori al mondo. La Colombia è infatti uno dei maggiori esportatori e produttori della pianta di caffè. L'importanza delle zone in cui, in questo Paese sudamericano si coltiva, ha fatto sì che queste stesse venissero riconosciute come Patrimonio dell'Unesco. C'è però la questione del cambiamento climatico con la produzione di caffè che sta diventando sempre più insostenibile. Negli ultimi anni infatti la Colombia si trova ad affrontare diversi problemi per mantenere alto il livello di produzione. Scopriamo qual è la storia dietro a questo prodotto esplorando le origini, i rischi legati all'ambiente e del perché sia così importante per questo Paese.
Si stima che il caffè sia arrivato in Colombia nel XVIII secolo poiché la più antica testimonianza sull'esistenza della piantagione da caffè nel Paese, la troviamo nel libro "El orinoco ilustrado" (1730) del sacerdote Josè Gumilla. C'è una duplice versione per quanto riguarda l'importazione del prodotto. La prima è quella da attribuire ai missionari francesi che lo introdussero tramite la presenza delle loro colonie, tra cui la Guyana. La seconda è da ricondurre agli olandesi che lo importarono attraverso il Paese che oggi è conosciuto come Suriname.
Si tramanda che a Salazar, nel dipartimento de Norte de Santander, una regione della Colombia, il parroco Francisco Romero facesse piantare il caffè ai fedeli come metodo per redimersi dai peccati commessi. Con questa storia si fa coincidere l'inizio della diffusione del caffè in Colombia, proprio a partire dalla regione di Santander.
Ufficialmente è il 1835 l'anno in cui iniziò la produzione commerciale di caffè e la sua esportazione dalla Colombia. Nel corso del XIX secolo iniziò a essere coltivato su larga scala e a diventare una delle principali coltivazioni agricole del Paese.
Sono tanti i fattori che hanno permesso alla Colombia di fare del caffè un patrimonio nazionale nonché una tra le prime fonti di guadagno: il territorio di questo Paese sudamericano gode di una posizione geografica strategica che permette di avere terreni montuosi fertili e ideali per la coltivazione, di un clima favorevole e di una domanda internazionale che, nel corso degli anni, è aumentata sempre di più.
La Colombia si piazza al terzo posto dei produttori mondiali di caffè, producendone l'8% in tutto il mondo. È preceduta solo dal Vietnam con il 20% e dal Brasile che determina la produzione di quasi un terzo totale del prodotto a livello globale, il 30%. La zona del Paese in cui si produce il caffè è l'Eje cafètero ed è stata riconosciuta dal 2011 come Patrimonio dell'Unesco per la sua valenza paesaggistica e naturale. Divisa in quattro dipartimenti tra le zone di Caldas, Quindìo, Riseralda e Tolima, geograficamente si tratta di un’area che occupa solo l’1% della superficie complessiva del Paese ma, grazie alla sua altitudine e alle precipitazioni, è cruciale per la produzione di caffè. I produttori colombiani seguono metodi tradizionali che prevedono la raccolta a mano dei chicchi, uno per uno, per garantire che solo quelli maturi vengano selezionati. Questo è un processo che garantisce qualità superiore al caffè che viene poi essiccato al sole e lavorato con metodi artigianali.
Queste zone, nel corso del tempo, sono diventate attrattive turistiche, tant'è che qui si sono sviluppati numerosi parchi a tema e musei. Nel dipartimento di Quindìo è stato costruito il Museo della Cultura del Caffè che mostra il processo dalla produzione delle piante all'assaggio di un caffè tradizionale colombiano. Il turismo legato al caffè è in crescita, ogni anno arrivano sempre più visitatori che partecipano a tour degustativi, per imparare la storia che ha reso il Paese sudamericano "cafetero".
In Colombia il caffè rappresenta il 22% del Pil agricolo: è il prodotto più esportato ed è riuscito a creare un flusso economico non indifferente. Questo ha fatto sì che servisse parecchia forza lavoro per cui, nel settore del caffè, si sono aperte molte posizioni lavorative, offrendo così delle opportunità alle persone indigenti, condizione sempre più diffusa nel Paese. Il caffè ha contribuito alla costruzione di infrastrutture nelle comunità rurali: questo ha migliorato l'accesso all'istruzione e all'assistenza sanitaria.
Un altro particolare da menzionare è la nascita, negli anni '30, della Fnc, Federazione Nazionale dei Coltivatori di Caffè. Esistente ancora oggi, serve a regolare il mercato di produzione ed esportazione rappresentando gli interessi di più di 500 mila famiglie di coltivatori di caffè. A queste vengono fornite beni e servizi pubblici molto apprezzati come ricerca, sviluppo, assistenza tecnica e acquisto garantito di caffè. Tutti i rappresentati regionali della Fnc aderiscono a ogni decisione che riguarda le politiche agricole, sociali ed economiche.
Purtroppo la bevanda più amata al mondo, simbolo culturale e di socialità negli ultimi anni è minacciata dall'emergenza climatica. Le piante di caffè sono molto sensibili alle intemperie e ai cambi di temperatura. Alcuni studi hanno dimostrato che un aumento di temperatura di 2 °C potrebbe un calo della produzione del 24% in Brasile, primo produttore mondiale. Per quanto riguarda la Colombia, invece, secondo uno studio del professor Ceballos-Sierra dell'Università dell'Illinois, gli effetti climatici possono mutare a seconda dell'area di produzione del caffè. Questo significa che, crescendo in zone con altitudini differenti, gli impatti sul clima saranno differenti a seconda dell'altezza. L'emergenza climatica però ha di fatto già messo a rischio la produttività colombiana che non riesce più a mantenere i livelli alti degli anni precedenti.
Una bevanda tanto amata da tutti ma anche quella che richiede maggiori risorse ambientali. Stando a un articolo pubblicato dal Wall Street Journal, entro la fine del secolo il caffè potrebbe definitivamente scomparire. Una delle soluzioni a questo problema, secondo il quotidiano statunitense, potrebbe essere quella di produrre il caffè in laboratorio, così come si sta iniziando a fare con la carne. Secondo un rapporto della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura) un'altra soluzione potrebbe essere quella di creare un rapporto diretto tra consumatori e agricoltori. In sintesi, questi ultimi possono selezionare torrefattori e fornitori che lavorano con gli agricoltori e avere un rapporto diretto con chi produce la materia prima. Preservare questa bevanda con secoli di storia è la priorità e diversi studi notano che, nonostante la crisi climatica, qualcosa si sta muovendo in senso positivo.