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18 Novembre 2024
9:00

Bliss point: la nutrizionista spiega cos’è la dipendenza da cibo spazzatura

Si tratta del punto di massima beatitudine, raggiunto quando zuccheri, grassi e sale - la triade del gusto - sono in perfetta combinazione tra loro: un mix irresistibile che ci rende dipendenti dal junk food. Ne parliamo con la dietista Arianna Rossoni, che ci svela anche come recuperare il giusto rapporto col cibo sano e vero.

A cura di Emanuela Bianconi
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Intervista a Dott.ssa Arianna Rossoni
Dietista, docente e responsabile del progetto "Equilibrio Donna".
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Ti è mai capitato di dare la colpa alla tua scarsa forza di volontà per quel sacchetto di patatine completamente svuotato in pochi minuti? O ti sei mai chiesto perché è così difficile fermarsi a un solo cioccolatino o biscotto di fronte a una confezione piena?

La responsabilità, se proprio così vogliamo definirla, è, invece, dell'industria alimentare e dei prodotti ultra-processati che, realizzati secondo una perfetta combinazione di ingredienti, sono sostanzialmente irresistibili, una vera e propria droga a cui è – quasi – impossibile dire di no.

Parliamo, insieme alla dottoressa Arianna Rossoni, di quel fenomeno chiamato "bliss point", ovvero il punto di massima beatitudine stimolata dal consumo di un determinato alimento. Scopriamo come questo viene utilizzato dalle grandi aziende e dal mondo del marketing, per renderci consumatori sempre più fedeli, e quali strategie è possibile mettere in atto per evitare di essere dipendenti dal junk food.

Che cos'è il bliss point e chi lo ha teorizzato?

Il "bliss point" è, letteralmente, il punto di massima beatitudine indotta da un alimento. Scoperto negli anni Settanta dal ricercatore americano Howard Moskowitz, e calcolato attraverso algoritmi e formule matematiche, indica la combinazione perfetta di zucchero, grassi e sale, la triade del gusto sfruttata dall'industria alimentare per realizzare i cibi ultra-processati e "coinvolgere sensorialmente i clienti, fidelizzandoli", ci spiega Rossoni.

Questo irresistibile mix di sale, zucchero e grassi, diverso da prodotto a prodotto, anche a seconda del target a cui è destinato quello specifico alimento, esercita una potentissima stimolazione a livello celebrale; nel momento in cui consumiamo quel cibo, infatti, il nostro cervello rilascia dopamina, un neurotrasmettitore che genera una sensazione di piacere, mai del tutto appagata, in modo tale che se ne desideri sempre di più.

Il rapporto aureo tra questi tre ingredienti è in grado di determinare dipendenza. È stato anche dimostrato che il superamento di questo valore crea disgusto: il che ci dimostra quanto sottile sia questo equilibrio e quanto bravi siano i produttori di gelati, biscotti e cibo confezionato per averlo individuato.

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Come viene utilizzato il bliss point dall'industria alimentare?

Il concetto di bliss point è stato abbondantemente e sapientemente sfruttato dall'industria alimentare che, realizzando prodotti altamente palatabili, ne ha beneficiato in termini di vendite e profitti. E non solo: grazie ad abili strategie di marketing è stata in grado di assicurarsi consumatori – piccoli e grandi che siano – sempre più fidelizzati nel corso del tempo.

Ampiamente dimostrato da numerosi studi scientifici, la palatabilità è, infatti, una delle caratteristiche principali che devono possedere i cibi ultra-processati, ovvero quei prodotti che hanno subito una serie di trasformazioni industriali importanti, tali da modificarne struttura, sapore, consistenza e durata di conservazione.

Caratterizzati da un alto grado di manipolazione e lavorazione, sono ricchi di zuccheri, grassi idrogenati, sale, stabilizzanti, coloranti e conservanti; densamente energetici, sono, tuttavia, incredibilmente irresistibili, nonché pratici, accattivanti e – apparentemente – economici. Quali sono questi alimenti? Energy drink, patatine fritte, snack salati, biscotti, merendine, ma anche salumi, insaccati, pizze surgelate e pietanze già pronte.

Le combinazioni ideali di dolce, salato, acido e umami, i cui dosaggi sono differenti da prodotto a prodotto, e studiati attraverso algoritmi, esercitano una potente stimolazione sul cervello. I livelli di dopamina non diminuiscono mai, i circuiti neuronali si alterano, così come la nostra naturale percezione del gusto, e il cibo diventa una vera e propria droga. Ecco spiegato perché una patatina non è mai "solo una patatina".

Oltre al gusto, è di fondamentale importanza anche la consistenza degli alimenti: quelli croccanti oppure cremosi e avvolgenti vengono spesso associati a un'esperienza gustativa molto più piacevole e soddisfacente. Lo stesso dicasi per gli aromi artificiali che, esaltando il sapore naturale del cibo, lo rende particolarmente accattivante e delizioso.

Le caratteristiche del cibo perfetto per l'industria alimentare

Il prodotto ideale secondo l'industria alimentare deve possedere determinate caratteristiche:

  • deve essere irresistibile e quindi dare un piacere immediato, ma anche effimero, che svanisce poco dopo;
  • deve poter fidelizzare il consumatore, senza mai saziarlo e appagarlo del tutto;
  • deve essere pratico, con un costo apparentemente contenuto e visivamente accattivante (e qui entrano in gioco anche le efficaci strategie di marketing).

Oltre a creare una sorta di dipendenza, infatti, l'alimento ultra-processato deve essere in grado di non appagare mai del tutto: si tratta di un equilibrio davvero sottilissimo, frutto di calcoli e studi accurati e approfonditi. Basti pensare che, superato il punto di massima beatitudine, il "bliss point", si ottiene l'effetto contrario e quindi una spiacevole sensazione di disgusto.

Si è anche scoperto che questo apice è diverso tra adulti e bambini, poiché differente è la percezione del dolce e del salato, e per tale motivo i prodotti destinati a target differenti verranno calibrati in maniera differente.

A quali conseguenze può portare un consumo eccessivo di questi alimenti? È stato scientificamente provato che un loro abuso sia correlato a sovrappeso, obesità, diabete e malattie cardiovascolari e metaboliche. Ma la soluzione c'è ed è a portata di mano.

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Quali strategie possiamo mettere in atto?

Dobbiamo rieducare il palato e le papille gustative ai sapori semplici, genuini e basici, preferendo cibi "vibranti" e piatti ad alto valore nutritivo, composti principalmente da frutta, vegetali, pesce, carne e uova. Selezionati con cura e secondo stagione, questi alimenti sono non solo più ricchi di vitamine e sali minerali, ma anche un concentrato di sapori e fragranze: questo consentirà di evitare il più possibile esaltatori del gusto e grassi vari.

Se si hanno dei bimbi piccoli, è importante partire proprio da loro e agire sin da subito, cercando di non demonizzare nessun cibo – che avrebbe l'effetto opposto – e dando loro il buon esempio. Facciamo in modo che nell'alimentazione quotidiana non vi siano bevande gassate e zuccherate, succhi di frutta confezionati, dolciumi, caramelle e merendine varie, ma che, piuttosto, si abituino a sapori naturalmente dolci e poco artefatti.

Tutto molto facile a livello teorico, ma cosa può fare un genitore nel concreto? "Possiamo modificarne la frequenza, inserendo per esempio a colazione qualche dolce casalingo semplice e genuino, realizzato con poco zucchero (o magari in sostituzione si può mettere del miele o dello sciroppo d'acero), farine integrali e grassi buoni, unendo anche dei semi oleosi come mandorle, nocciole o pinoli", suggerisce Rossoni.

Nel caso dei dolci il trucco sta proprio nell'aggiungere agli impasti anche della frutta fresca di stagione, come mela, pera o banana in purea, andando magari a dimezzare il quantitativo di zucchero presente in ricetta. Al posto di patatine e merendine, se si ha fame fuori dal pasto principale, proponiamo loro degli spuntini sani e ugualmente golosi: qualche biscottino fatto in casa e della frutta secca, un pezzetto di parmigiano e delle olive, uno yogurt bianco naturale dolcificato con un filo di miele e delle gocce di cioccolato, e così via.

"Coinvolgiamo i più piccoli nella preparazione dei piatti e anche nella scelta, senza vietare alcun alimento: solo in questo modo riusciremo ad avvicinare il bambino ad alternative migliori", conclude l'esperta.

Un altro consiglio valido non solo per i bimbi, ma anche e soprattutto per gli adulti è quello di partire con una colazione saziante ed equilibrata, che mantenga la glicemia stabile e ci faccia sentire sazi e appagati (in questo modo saremo anche portati a spiluccare e "pasticciare" molto meno nel corso della giornata).

Traiamo ispirazione dal piatto sano di Harvard per comporre i nostri pasti quotidiani, che devono essere nutrienti e completi di tutti e tre i principali macronutrienti: carboidrati complessi, proteine da fonti nobili e grassi buoni. A volte basta solo attingere alle ricette della nostra tradizione gastronomica – una buona zuppa di ceci e castagne, un risotto con gamberi e zucchine, filetti di spigola al forno con patate, tanto per citarne alcuni -, evitando così di impazzire tra calcoli e schematismi stressanti e complicati.

Per quanto riguarda gli acquisti al supermercato è fondamentale leggere attentamente le etichette e preferire l'acquisto di quei cibi con una lista di ingredienti il più corta ed essenziale possibile. Evitiamo liste troppo lunghe o al cui interno vi siano ingredienti dal nome impronunciabile, sciroppi di vario tipo, grassi idrogenati e additivi con sigle strane.

Acquistiamo locale e possibilmente da contadini e venditori diretti, abbattendo anche il costo della filiera agroalimentare: in questo modo effettueremo scelte sempre più consapevoli, responsabili e realmente vantaggiose a livello economico.

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A cura di
Emanuela Bianconi
Giornalista professionista dal 2013, sono una grande appassionata di tematiche legate al benessere e promotrice di un'alimentazione sana, naturale e "consapevole". Al punto che ne ho fatto un mestiere. Datemi una vellutata di zucca - ma anche un'ottima pizza napoletana - e mi renderete una donna felice.
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