Negli anni '20 i produttori d'arance in America avevano problemi a venderle e così hanno ideato una nuova tradizione, viva tutt'oggi in tutto il mondo. L'idea (geniale) ha portato suo malgrado al fiorire dei succhi di frutta zuccherati che si sono poi diffusi in tutto l'Occidente.
Tantissimi nutrizionisti oggi ci consigliano la spremuta d'arancia a colazione perché è un vero toccasana per la salute: rafforza il sistema immunitario, fornisce vitamine C, A e B9, contiene sali minerali e sostanze antiossidanti ma a tutto questo siamo arrivati solo grazie a una furbissima campagna di marketing. Può sorprendere vedendola con gli occhi dei giorni nostri, ma noi beviamo l'aranciata al mattino solo perché negli Stati Uniti si producevano troppe arance e i produttori volevano trovare un modo per guadagnarci. Vediamo tutti i dettagli di questa strana storia.
La ricerca che ha portato a questa scoperta è del The Atlantic che si è chiesto cos'è che abbia portato gli americani a credere che le arance, in qualsiasi forma, fossero meglio degli altri alimenti al mattino. Questo pensiero dobbiamo però spiegarlo: in Italia beviamo per lo più spremute d'arancia, spesso fatte in casa, e queste sono assolutamente genuine e salutari; gli americani a colazione bevono i succhi di frutta zuccherati perché le loro arance non hanno un sapore piacevole. Dal punto di vista nutrizionale questi succhi non sono così distanti dalle bevande gassate. Negli Stati Uniti questi succhi sono visti come sani e ricchi di vitamine grazie a un'ingente campagna di marketing degli Stati del Sud (su tutti Florida e California) che all'inizio del ‘900 si ritrovano con una produzione elevatissima di agrumi a fronte di un mercato non ancora sviluppato.
Oltre alla pubblicità (incentrata sulla famiglia felice che tutta insieme fa colazione col succo) entrano in gioco alcune scoperte molto importanti che cambiano la situazione. Su tutte la scoperta della vitamina C (1921) e dei suoi benefici per la salute: i medici cominciano a consigliare il consumo di agrumi, vegetali a foglia verde, peperoni, pomodori. I produttori vedono in questa scoperta un'opportunità e finanziano intense campagne di promozione con la vitamina C e gli effetti salutari come nucleo della pubblicità. Per puro caso negli anni Venti scoppia anche una psicosi collettiva sull'acidosi, una malattia immaginaria "scoperta" da Elmer McCollum, all'epoca considerato un luminare. La malattia avrebbe portato fiacchezza e affanno in caso di eccessivo consumo di pane e latte, da sostituire con lattuga e arance. Nel corso degli anni questa teoria viene smentita da tutti ma ormai l'idea che le arance non fossero mai abbastanza nella dieta degli americani è germogliata e i produttori sono felici e tranquilli per oltre un decennio.
Lo scoppio della guerra porta a un nuovo stop nella vendita delle arance, ma gli americani non sono secondi a nessuno in quanto a strategie di vendita: nella razione K di Ancel Keys, il fisiologo che ha teorizzato la dieta mediterranea e che ha creato la "schiscetta" per i soldati al fronte, sono presenti degli agrumi ma sono cristalli al limone idrosolubili. Fanno schifo al punto che i soldati li usano per pulire gli scarponi, totalmente immangiabili. Urge qualcosa di buono, facilmente confezionabile e che abbia delle proprietà nutritive: arrivano in soccorso, nuovamente, le arance. I produttori della Florida producono un succo concentrato, senz'acqua, da congelare e spedire. Il trucco funziona alla grande ma la guerra finisce prima delle scorte dei succhi che, quindi, vengono immessi sul mercato: è un successo clamoroso. Questo "fresh-frozen", così lo chiamano, è buono, economico, ha una scadenza lunghissima e ci vuole poco per prepararlo. Per le famiglie americane degli anni '50 è la soluzione a tutti i problemi mattutini.
Dopo alcuni decenni a veleggiare tra i magnati dell'economia anche i produttori di arance si ritrovano davanti a un dilemma generazionale: i giovani degli anni Sessanta si fanno delle domande su ciò che gli viene proposto. I consumatori leggono le etichette e si chiedono se davvero tutto questo zucchero faccia bene al proprio corpo. Tra questi consumatori ci sono anche alcuni ricercatori che dimostrano quanti pochi benefici porti il succo di frutta confezionato.
Purtroppo però la voce di questi scienziati viene soffocata dal capitalismo e negli Stati Uniti il consumo di succo d'arancia, nato inizialmente per smaltire i frutti in eccedenza, supera (e di molto) quello delle arance fresche. Per tutti gli anni '70 aumentano gradualmente le voci fuori dal coro ma non importa assolutamente a nessuno e le vendite continuano a crescere fino agli anni Ottanta, quando una legge nazionale impone un aggiustamento di rotta, portando le aziende a produrre i succhi così come li fanno ancora oggi. Le pubblicità puntano tutto su questa novità mettendo sotto al tappeto le enormi quantità di zuccheri e aromi aggiunti presenti nella bevanda per renderla simile a un'arancia fresca. Tutto questo è possibile a causa della mancata regolamentazione delle etichette alimentari in America, tuttora poco chiare. Questo porta confusione e gli statunitensi sono ancora convinti che i succhi di frutta al mattino facciano bene.
C'è da dire che un cambio reale di questo paradigma lo stiamo vedendo negli ultimi anni: il governo americano ha finanziato molte campagne di sensibilizzazione contro le bibite gassate e zuccherate a favore di una maggior attenzione alla sana alimentazione. Anche le etichette hanno avuto una parvenza di legislazione: oggi è illegale scrivere "all natural" sulle confezioni di bibite che non hanno il 100% di frutta vera all'interno. Può sorprendere ma fino al 2011 non era così.
Tutti questi problemi legati al succo confezionato non hanno minimamente intaccato il mercato italiano. Da noi, in Spagna, Turchia e Grecia soprattutto, la spremuta casalinga è diffusa da sempre perché le arance sono buone, hanno un prezzo contenuto e sono facili da trovare in commercio. Abbiamo storicamente un'attenzione maggiore ai temi dell'alimentazione e una percezione più "sana" di ciò che fa bene e di ciò che fa male.
Le vendite di succhi, in particolare quello d'arancia, sono cresciute nel Dopoguerra e sono calate col nuovo millennio ma senza picchi in alto o in basso. In Italia la tradizione gastronomica è troppo forte per cadere nelle trappole, cosa che non è successa negli altri Paesi occidentali che, proprio come gli Stati Uniti, sono caduti nella mossa di marketing dei produttori di arance americani.
L'unica "concessione" che abbiamo fatto a questa storia è proprio il momento della giornata in cui consumiamo il succo: i tanti turisti americani hanno "costretto" gli albergatori a piegarsi a questa nuova tradizione mattutina e pure gli italiani hanno apprezzato la spremuta d'arancia a colazione. Se fino agli anni '70 era una bevanda da pranzo o merenda, con il tempo si è imposta in questa nuova veste e anche noi abbiamo cominciato a bere il succo d'arancia appena svegli. Abbiamo importato la tradizione americana "migliorandola" con i nostri prodotti.