La storia della cucina è stata scritta (anche) da ricette nate per sbaglio, ma così ghiotte da riuscire ad affermarsi ed essere replicate sino ai nostri giorni. Qualche esempio? I Brownies, la torta caprese o i corn flakes.
Quante volte in cucina alle prese con una preparazione, sbagliando dosi, ingredienti o tempi di cottura, avete di fatto dato vita a una vostra, personalissima, versione di quella ricetta?
Ebbene, sappiate che non siete certamente i soli, gli unici o i primi (e gli ultimi) a “toppare” tra i fornelli. La compagnia infatti è folta e dicendovi che tante ricette sono diventate celebri grazie a delle distrazioni forse riusciamo, in parte, a consolarvi.
Ammettiamolo: abbiamo molta fiducia nelle vostre capacità culinarie, specialmente ora che avete a disposizione anche il nostro libro di ricette, e allo stesso tempo riteniamo difficile l'affermazione a piatto nuovo e condiviso di un vostro ipotetico errore tra i fornelli.
La storia, però, ci insegna a mai dire mai, in quanto il grande libro della cucina in passato è stato anche scritto da clamorosi errori rivelatisi qualcosa di più di semplici sbagli. Attraverso loro, infatti, sono per l’appunto nate ricette ancora oggi replicate nei ristoranti e nelle case del mondo. Il racconto della cucina è evidentemente pieno di sviste, disattenzioni, imprecisioni capaci addirittura di migliorare la ricetta originale.
Qualche esempio? Sappiate che la torta caprese, il gorgonzola o il risotto milanese sono nati per caso, così come d’altronde i ghiaccioli o, sfociando nella mixology, il Negroni Sbagliato (altrimenti non si sarebbe chiamato così). Di alcune preparazioni, come brownies, cookies al cioccolato, tarte tatin (tutte frutto di altre disattenzioni) inoltre ne abbiamo già parlato in passato, illustrando le invenzioni delle donne in cucina.
In questo excursus storico/culinario, andiamo a scoprire quali sono alcune delle ricette più famose nate per sbaglio ma così golose da imporre la propria firma sul grande libro della storia della cucina.
Un racconto, questo così come tanti altri con profonde radici nel tempo, in cui la storia si mescola alla leggenda. Ma vogliamo davvero scindere le due parti, rinunciando a parte del fascino?
Parte delle colazioni di tantissimi di noi: gli amati corn flakes inzuppati nel latte (freddo o caldo, de gustibus) ogni mattina. È grazie a un errore dei fratelli Kellogg (proprietari di una clinica, a fine 1800) che oggi noi mangiamo i nostri cereali soffiati. Cosa avvenne? Dopo aver cotto dei semi di grano i due li lasciarono raffreddare troppo a lungo, accorgendosi tardivamente che erano ormai diventati duri e immangiabili.
Per cercare di recuperare una risorsa apparentemente persa, i Kellogg decisero di “appiattire” con dei rulli il mais raffermo, sperando di ottenere lunghe sfoglie di impasto da poter riutilizzare in altre preparazioni. Ne uscirono invece dei fiocchi, i quali furono tostati e serviti ai pazienti dell’istituto inzuppati nel latte. Un connubio capace ben presto di diventare, da tentativo di rimediare a un errore, la colazione di gran parte degli americani. E non solamente.
Eccoci in Italia per una delle preparazioni più famose dello Stivale: il risotto allo zafferano. Ci troviamo a Milano nella seconda metà del 500, epoca in cui il Duomo era ancora in costruzione. Alla sua realizzazione stavano partecipando anche molti vetrai fiamminghi, e uno di loro era soprannominato “Zafferano” in quanto solito aggiungere la spezia ai colori delle vetrate, per renderle più brillanti.
Leggenda vuole che un giorno, in occasione del matrimonio di un collega, Zafferano convinse il cuoco ad aggiungerne alcuni stigmi a un semplice risotto condito con il burro: ne uscì un piatto del colore dell’oro e dal gusto sensazionale. Quel giorno venne sancito un altro matrimonio, per la storia della cucina ben più importante, quello tra il risotto e lo zafferano … e per merito di un fiammingo.
Anche una delle basi più famose della pasticceria è nata per una (benedetta) svista. Leggenda narra di un apprendista pasticcere particolarmente distratto, il quale per sbaglio fece cadere un po’ di panna bollente (o del latte caldo, ci sono varie versioni della storia) in una ciotola contenente della cioccolata. Il povero ragazzo si beccò, tra gli altri epiteti, del “ganache” (pasticcione, in francese) dal suo Maestro, prima di accorgersi di aver dato vita a una crema squisita. Immaginiamo ne seguirono scuse e complimenti.
Di nuovo in Italia, stavolta nella splendida Capri, per una storia che mixa gastronomia e mala vita organizzata. Si narra infatti che la torta caprese sia nata per “merito” (le virgolette sono d’obbligo), seppur indiretto, di Al Capone, in visita sull’isola. Leggenda parla di alcuni scagnozzi del potente mafioso recati in una pasticceria locale per fare acquisti, e il pasticcere preso forse dalla fretta o forse distratto per timore dei suoi clienti dimenticò di aggiungere farina all’impasto della torta di mandorle richiesta. L’errore sarebbe potuto costare caro, ma si rivelò illuminante: Al Capone sembra sia stato conquistato dal dolce, al punto da richiederne anche la ricetta.
Probabilmente uno degli alimenti più divisivi che esistano. Il gorgonzola o lo si ama o lo si odia, e forse non poteva essere altrimenti per un formaggio che non doveva nemmeno esistere. La sua “creazione” si deve a un oste (originario del paese di Gorgonzola, in Lombardia) particolarmente distratto, il quale lasciò per troppo tempo alcuni stracchini freschi in una cantina eccessivamente umida. Invece di conservarsi i formaggi iniziarono a sviluppare delle muffe verdi, le quali tuttavia non spaventarono l’oste. Nonostante il colore (e il profumo) non certo invitante la prova dell’assaggio fu sorprendente, al punto da convincere l’uomo a iniziare a servire quella prelibatezza nel suo locale. Dove fu particolarmente apprezzata.
Risale invece alla prima metà del 1800 l’invenzione (seppur involontaria) della Worcester sauce o Worcestershire souce. Nel cercare di replicare una salsa indiana, a base di cipolla, aglio, acciughe, scalogno, tamarindi, peperoncini rossi, chiodi di garofano e melassa, due inglesi sbagliarono evidentemente qualcosa nelle dosi, al punto da creare un chutney immangiabile (il margine d'errore, considerati gli ingredienti, era davvero ridotto). Abbandonato e dimenticato in cantina, il barile con la salsa venne rinvenuto qualche anno dopo. Una scoperta sensazionale: la salsa era “invecchiata” come il vino, e il sapore ne aveva decisamente giovato.
Nessun pasticcere particolarmente distratto o “intimorito”, nessun oste con la testa fra le nuvole o vetraio fiammingo inconsapevolmente lungimirante. L’invenzione dei ghiaccioli la si deve infatti a un bambino di nome Frank Epperson. Siamo negli Stati Uniti a inizio 1900 quando il ragazzino dimenticò, di notte, un bicchiere contenente una bevanda gassata sulla veranda di casa. Il drink si congelò all’interno del contenitore, con la stecca (utile inizialmente per mescolare il liquido) rivelatasi un manico perfetto per sorreggere la nuova gelida invenzione. Pochi anni dopo il piccolo Frank brevettò ufficialmente la sua ricetta.
Uno dei drink più amati e replicati nei bar. Il Negroni Sbagliato non è altro che la versione, appunto errata, del classico cocktail nato a Firenze per idea di Camillo Negroni. Una distrazione, nuovamente rivelatrice, del barman Mirko Stocchetto, il quale nel preparare il drink al Bar Basso di Milano utilizzò del prosecco al posto dello gin previsto dalla ricetta originale. Una variante capace di conquistare davvero tutti, data la grande diffusione nel mondo della versione milanese.
Non preoccupatevi insomma se, in cucina, una ricetta non vi dovesse venire come da manuale. Potete sempre pensare che, magari tra qualche anno, questa riesca a diventare famosa in tutto il mondo. Errare dopotutto è umano e, allo stesso tempo, sognare non costa nulla.