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20 Ottobre 2022
15:00

Bar e ristoranti possono vietare l’accesso al bagno senza consumare? Cosa dice la legge

Si può andare al bagno in un bar o un ristorante senza consumazione? Un esercente può vietare l'accesso ai servizi igienici o imporre una tassa a chi non è un cliente? Cosa dice la legge in merito.

A cura di Alessandro Creta
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A ognuno di noi almeno una volta nella vita sarà capitato. Il bisogno impellente di andare in bagno, l'assenza di wc pubblici nelle vicinanze e la sola possibilità di recarsi in un bar o un ristorante lì nei paraggi. Il dubbio che assale tanti è sempre il medesimo: posso usufruire dei servizi igienici pur non essendo cliente del locale? Posso andare in bagno anche senza effettuare una consumazione? Molti di noi hanno tentato la sorte, sperando nella benevolenza del gestore o di chi per lui. Alcuni avranno ricevuto una risposta positiva, ad altri invece sarà stato recapitato un bel: "No, il bagno è solamente per i clienti". Ma tutto ciò è legale? Si può vietare a qualcuno di usufruire del bagno pur non essendo un consumatore? Che cosa dice la legge in merito? Sono previste delle eccezioni?

Posso andare nel bagno di un locale senza consumare?

Di base l'eventuale risposta negativa è legittimata. Il bagno di un locale pubblico non è considerabile un bagno pubblico, per questo solamente un cliente può usufruire dei servizi di quel determinato locale. Il bisognino, insomma, in qualche modo lo dobbiamo pagare. Questo a livello generale, a meno di precise e differenti disposizioni prese eventualmente dai singoli comuni.

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Come si legge anche sul sito consumatori.it a chiarire questo aspetto è stata la sentenza del TAR Toscana, n. 691 del 18/2/2010, frutto del ricorso contro una delibera del Consiglio Comunale di Firenze, n.69 del 24 luglio 2007. Questa imponeva agli esercizi pubblici di non vietare l'utilizzo gratuito del bagno a chiunque ne avesse necessità. La sentenza del TAR regionale ha invece cambiato le carte in tavola, prendendo in considerazione “l’eccessiva gravosità economica” dell’obbligo di fornire gratuitamente l’uso del bagno, e basandosi anche sul fatto per cui l'utilizzo dei bagni messi a disposizione dal Comune fosse onerosa, non gratuita. La cura, la manutenzione, la corrente, l'acqua e il sapone: tutti questi elementi presuppongono infatti da parte dell'esercente un esborso economico che, senza consumazioni di chi usufruisce del servizio igienico, non verrebbe compensato.

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Se, per legge, qualsiasi esercizio pubblico deve avere a disposizione un bagno a norma e funzionante (fatta eccezione per quei locali come pizzerie d'asporto o gelaterie dove c'è un consumo immediato o l'asporto del prodotto), dall'altra parte questo può essere quindi solamente usufruito da chi è cliente pagante di quello stesso locale (salvo diverse disposizioni municipali: a Parma per esempio il Comune consente l’utilizzo gratuito al pubblico dei servizi all'interno dei locali). Detto ciò con la definizione di cliente pagante non si fissa una cifra minima di spesa; quindi di base anche acquistando il prodotto più economico, di pochi centesimi, si diventa automaticamente clienti paganti, assicurandosi il diritto alla toilette.

Gli esercizi commerciali non possono inoltre imporre una tariffa fissa per utilizzare il bagno a chi non è consumatore, poiché non è possibile chiedere un corrispettivo per un servizio che non è l’oggetto della propria attività. Il gestore di un bar o di un ristorante (ma locali pubblici in generale) non è legittimato quindi a istituire una tassa ai non paganti. In passato è capitato che ciò avvenisse, e gli esercenti sono stati multati.

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Di base, in sostanza, il semplice “passante”, non cliente e non consumatore, non può rivendicare alcun diritto al bagno. Questo anche nel caso in cui fosse affetto da particolari patologie. Anche in tale circostanza quindi si dovrà fare affidamento sull'eventuale disponibilità o comprensione dell'esercente, o di chi per lui.

L'esercente può vietare l'utilizzo del bagno a un cliente?

Detto tutto ciò esiste anche un caso per cui l'esercente potrebbe interdire l'utilizzo del bagno anche a un cliente pagante. Il Tulps (Testo unico delle leggi sulla pubblica sicurezza, già citato per esempio nel caso dei ristoranti childfree o del possibile divieto di accesso in un locale per abbigliamento ritenuto inadeguato) dichiara come in caso di "giustificato motivo" pure i servizi igienici possano essere interdetti a un avventore. Nel caso specifico per giustificati motivi si intende, per esempio, l’inagibilità temporanea o il fatto che il bagno sia occupato, sempre temporaneamente, da un altro cliente.

Come in tanti altri casi, poi, è sempre questione di buon senso e di educazione. Sia da parte dell'esercente, sia da parte di chi richiede l'eventuale accesso alla toilette.

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A cura di
Alessandro Creta
Laureato in Scienze della Comunicazione prima, Pubblicità e Marketing poi. Giornalista gastronomico per professione e mangiatore seriale per passione, mi piace navigare tra le pieghe del cibo, perché il food non è solamente cucina, ristoranti e chef. Appassionato di olio evo ma anche di viaggi, sono particolarmente incuriosito da cibi strani e sconosciuti. Mi fate felice con un Verdicchio. Mi trovate su Instagram: @cretalex
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