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11 Aprile 2022 15:00

Avete notato la shrinkflation? La “truffa” delle confezioni più piccole allo stesso prezzo

Secondo Federconsumatori si tratta di una "truffa dal punto di vista etico": prezzi invariati ma confezioni più piccole. Pochi grammi in meno di pasta, qualche centilitro in meno nelle bottiglie: variazioni impercettibili che pesano tantissimo sulle nostre tasche.

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I più attenti a fare la spesa si saranno accorti di un curioso fenomeno, sempre più presente sugli scaffali dei supermercati: prodotti che prima venivano venduti con un peso, oggi sono magicamente "dimagriti". Rassicuriamo chi lo ha notato: non è un abbaglio, è proprio così. Questo fenomeno ha un nome ben preciso ed è "shrinkflation", un termine inglese impronunciabile che unisce la parola "shrink", ovvero "restringere", con il termine "inflation", ovvero "inflazione". Un tema delicato trattato dai più importanti economisti del mondo, in cui, lo diciamo subito, il cliente è l'unica e sola vittima. Ne abbiamo parlato con Roberto Giordano, vice presidente di Federconsumatori, che utilizza un termine forte: "Truffa. Non so precisamente quale vocabolo potremmo usare ma per il fenomeno della contrazione-inflazione la parola ‘truffa' potrebbe essere quella che lo attanaglia meglio. La shrinklfation non è, o non sembra essere, contro la legge ma eticamente è un comportamento molto discutibile. Nasconde a tutti gli effetti l'aumento dei prezzi ai consumatori, che inermi si ritrovano ad acquistare qualcosa a un prezzo maggiorato". Giordano ci dice anche che gli aumenti sono tutt'altro che irrilevanti perché, spesso, "i prezzi salgono fino al 20%. Le aziende nascondono questo aumento. L'inflazione si evidenzia in maniera molto netta e in una misura che pesa sulle tasche dei consumatori".

Purtroppo però il cliente non è solo una vittima ma è pure indifeso perché, come ci ha confermato Federconsumatori, il fenomeno è del tutto legale. Più che fare attenzione e magari evitare le aziende che attuano questa politica, l'utente può fare poco altro anche perché non c'è alcuna legge che vieta la shrinkflation.

Cos'è la shrinkflation: il fenomeno del "restringimento" dei prodotti

Sui social network ci sono tantissime immagini e migliaia di commenti di clienti giustamente indignati, accompagnati dall’hashtag #shrinkflation: in pratica è quel fenomeno in cui una società riduce l'offerta del prodotto ma lascia intatto il prezzo. Questo malcostume è molto comune nel mondo del cibo: confezioni di pasta, bevande, patatine e tanto altro che diventano più piccole o contengono una minore quantità di prodotto ma hanno lo stesso prezzo. Questo processo consente alle aziende di aumentare il proprio margine operativo e la propria redditività, riducendo però i costi e mantenendo il volume di vendite intatto. È una "tecnica" utilizzata come alternativa all'aumento dei prezzi in linea con l'inflazione.

shrinkflation

La shrinklflation è molto comune negli Stati Uniti perché a partire dagli anni '90 diverse aziende hanno trovato questa soluzione per massimizzare il profitto. Il caso più eclatante al mondo è stato quello del Toblerone: la celebre barra di cioccolato svizzero è uno dei prodotti più venduti negli aeroporti americani e, nel 2010, è passata da 200 a 170 grammi riducendo gli spazi tra i "denti" che la compongono. Il gruppo che produce il Toblerone è Mondelez, coinvolto anche in un altro caso simile: le Dairy Milk, delle barrette di cioccolato al latte mai arrivate in Italia, hanno visto il loro peso ridotto del 10%. L'azienda ha ammesso di non poter fare altro: o la shrinkflation o l'aumento del prezzo per "far fronte ai sempre più alti costi di produzione".

Come riconoscere il fenomeno e come provare a difendersi

Il problema principale di tutta questa situazione sta nel modo in cui la "tecnica" viene attuata: i ritocchi al ribasso sono così impercettibili da confondere e "imbrogliare" il cliente. Parliamo di 50 grammi di pasta, una decina di patatine in meno, la riduzione di un cubetto di cioccolato, qualche foglio di carta scomparso dal rotolone dei tovaglioli. Per queste ragioni è così difficile accorgersi delle differenze. Tutto ciò non è illegale perché, come ci dice Roberto Giordano, "andando a leggere le etichette ritroviamo tutte le indicazioni precise. Lì non c'è nulla di truffaldino ma, ripeto, non è etico: se compriamo un prodotto a cui siamo fidelizzati, pensando di comprare sempre la stessa quantità di prodotto, difficilmente andremo a controllare le quantità. Se prendo, ad esempio, una marmellata da tanti anni, sempre nella stessa confezione, sempre della stessa marca, non controllerò mai le etichette e non mi accorgerò della quantità inferiore di prodotto finché non farò caso alla minore durata della marmellata stessa". Secondo Federconsumatori questa è "una guerra impossibile da combattere per gli utenti" e che "l'unica soluzione è l'auspicio di un intervento delle autorità".

L'associazione negli ultimi mesi ha attivato l'Antitrust per vigilare sul corretto comportamento di alcuni marchi molto noti e allertato la Commissione Parlamentare d'Inchiesta sulla tutela dei diritti dei consumatori e degli utenti. C'è un precedente simile, ma non applicabile al 100%, che fa ben sperare in una risoluzione positiva a favore dei consumatori: il caso delle bollette a 28 giorni da parte delle compagnie telefoniche. Anche in questo caso si è trattata di una sorta di shrinkflation perché la riduzione di sole 48 ore per ogni bolletta ha permesso alle aziende di guadagnare molto di più.

Il Consiglio di Stato ha però condannato i quattro colossi della telefonia in Italia, costringendo a risarcire i consumatori. Il caso non è perfettamente trasportabile perché con le bollette ci sono dei numeri precisi di abbonati truffati dalle aziende, con la shrinkflation alimentare il numero è del tutto ipotetico. Per Federconsumatori "questo precedente deve far ben sperare: serve qualcosa per limitare questa pratica, le autorità di vigilanza devono intervenire al più presto, soprattutto in una fase in cui il caro prezzi incide così tanto nella vita di tutti i giorni".

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