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24 Maggio 2023 12:30

Anche il Guardian premia i ristoranti italiani: 5 nei migliori 35 d’Europa

Il noto tabloid britannico The Guardian ha stilato una lista dei migliori 35 ristoranti d'Europa. Folta la presenza italiana, con ben 5 segnalazioni. Da Modena a Pantelleria, i locali che hanno stregato gli inglesi.

A cura di Alessandro Creta
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Anche il prestigioso tabloid britannico The Guardian premia la cucina italiana. O meglio, l'ennesimo importante riconoscimento verso la nostra gastronomia arriva dal noto magazine di oltre Manica, grazie a 5 presenze di casa nostra in una graduatoria dei migliori 35 ristoranti sparsi per tutta Europa. E testati personalmente dai critici britannici.

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Locali non necessariamente stellati o dal nome altisonante, provati direttamente dagli inviati del Guardian e inseriti in una speciale graduatoria che mette insieme i posti migliori in cui mangiare. Includendo ora locali più tradizionali (come quelli italiani), ora ristoranti in cui sperimentazione è la parola d'ordine. Un gruppo di 35 nomi di cui ben 5 italiani, sparsi tra Emilia Romagna, Lazio, Campania e Sicilia. Quali sono, secondo il tabloid inglese, i ristoranti nostrani inseriti tra i best a livello europeo?

Da Modena a Pantelleria: i migliori locali italiani secondo il The Guardian

Detto ciò, insomma, quali sono i locali italiani inseriti dal Guardian nella ristretta lista dei migliori ristoranti d'Europa? Si inizia dalla provincia di Modena dove La Lanterna di Diogene ha così convinto gli esperti britannici da meritarsi l'inserimento in graduatoria. "Le verdure in salamoia vengono coltivate a pochi passi dalla tavola – scrive la giornalista britannica –, la farina per i tortellini in brodo viene macinata nelle vicinanze e le costine provengono dai maiali che allevano. Anche l'aceto balsamico prodotto proprio qui, secondo pratiche secolari. Faccio sempre una deviazione per La Lanterna quando visito la vicina Modena, e mi assicuro di non essere l'autista designato, così posso godermi l'elenco enciclopedico dei Lambruschi secchi, anch'essi prodotti localmente".

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Scendiamo invece a Roma per la storica Da Cesare al Casaletto, nome noto della cucina tradizionale capitolina. Un ristorante che, come descrive la giornalista: "… si trova al piano terra di un edificio residenziale a 30 minuti di tram dal centro storico. La distanza non dissuade i devoti come me, che vengono per versioni impeccabili della cucina romana, con una carta dei vini elevata ma abbordabile". Piatti preferiti? Dopo una sfilza di antipasti fritti arrivano: "… gnocchi cacio e pepe, crocchette di melanzane e polpette di manzo bollite". I mezzi rigatoni con salsa di coda di bue e pecorino e le costolette di agnello fritte tra le migliori pietanze segnalate. Si va a Ponza per il secondo locale laziale dei cinque italiani segnalati dal Guardian. La Marina ha convinto l'inviata del tabloid, con i consigli su cosa mangiare che si dirigono verso: "… una parmigiana fatta con fichi d'India, acciughe all'aceto, linguine con aragosta e fritto misto di pesce".

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La discesa dello Stivale continua in Campania, precisamente a Melito Irpino, dove il Guardian segnala l'Antica Trattoria di Pietro. Qui tra i piatti consigliati, oltre ad abbondanti antipasti con frittate, salame di maiale nero casertano e fiori di zucca fritti, ci sono i cicatelli fatti a mano con salsa di pomodoro e arrosto d'agnello. "Abbino il tutto con un vino bianco longevo come quelli che da quasi due millenni attirano gli intenditori in Irpinia – si legge – oppure un rosso piacevolmente fruttato prodotto dal figlio dei titolari". L'ultima tappa è a Pantelleria, dove il Guardian segnala l‘Osteria Il Principe e il Pirata. Le specialità? "Spaghetti con bottarga di tonno, finocchi e pistacchi, e le busiate con sarde, finocchi, uvetta, pinoli e pangrattato fritto. Incastonata tra i vigneti terrazzati che scendono verso il mare, la sala da pranzo del ristorante in pietra grigia e piastrelle blu è il mio posto preferito dove mangiare il bacio pantesco, il tipico dolce dell'isola di pasta fritta ripiena di ricotta".

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Quello che i piatti non dicono
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