Preparazioni veloci, ricche, gustose servite nei mercati o dai food truck: il cibo di strada è diventata una vera mania globale e ogni Paese ormai ha il suo. Ma nonostante sia una moda recente, in realtà è una pratica che ha radici antichissime, addirittura di migliaia di anni. Scopriamo cos’è lo street food e perché è così amato.
Stai visitando una grande città o passeggiando nella tua, hai un languorino ma non ti va di sederti al ristorante. Cosa fare? La soluzione è lo street food: il cibo di strada, tutta quella serie di pietanze e stuzzichini che puoi mangiare continuando a camminare, senza bisogno nemmeno di fermarti. Oggi lo street food è un fenomeno a livello globale che permette di conoscere l’identità territoriale dei luoghi e ha conquistato festival nazionali e internazionali, ma anche chef prestigiosi che si divertono a creare la loro versione di cibo di strada gourmet.
Lo street food è così tanto amato perché unisce la praticità, il gusto e la tradizione, ma da dove arriva questo fenomeno così diffuso? La risposta ti sorprenderà: non è un’invenzione moderna come potresti pensare, ma una pratica inventata migliaia di anni fa.
Lo street food è esattamente quello che suggerisce il nome: cibo semplice ma sostanzioso e veloce da preparare che puoi acquistare e mangiare in strada, in piedi o addirittura camminando. Quello che forse non sai è che una tradizione davvero molto antica.
Le tracce di cibo preparato e cucinato per strada risalgono a migliaia di anni fa: gli antichi Greci, infatti, hanno descritto in più occasione l’usanza degli egiziani, soprattutto al porto di Alessandria, di friggere il pesce e venderlo per strada. I Greci hanno fatto loro questo costume, passandolo poi a loro volta ai romani. È proprio con l’antica Roma che nasce il vero e proprio concetto di street food come lo intendiamo oggi.
Gli antichi romani, infatti, ampliarono l’usanza del pesce fritto arrivando a proporre innumerevoli varianti di cibo. Una preziosa testimonianza ne sono gli scavi di Ercolano e di Pompei: qui sono stati rivenuti i resti ben conservati dei thermopolia, gli antenati del moderno food truck che conosciamo noi.
Erano una specie di cucinotti affacciati direttamente sulla strada dove venivano cotti e venduti cibi di ogni sorta. Pompei ed Ercolano hanno conservato persino delle tracce di cibo che ci permettono di sapere cosa cucinavano questi banchi di street food: in alcuni recipienti sono stati trovati resti di capretto, lumache e perfino una sorta di paella con pesce e carne.
All’epoca le classi più povere vivevano in case sprovviste di cucina e quindi questi banchi di cibo di strada erano il modo migliore di mangiare, anche perché erano molto economici. Ecco quindi che nasce l’associazione tra cibo di strada e cucina povera, del popolo e per il popolo.
Questo concetto di cucina povera si consolida nel corso del Medioevo, quando il cibo di strada diventa appannaggio di garzoni, facchini e tuttofare che mangiavano in strada, dagli ambulanti. In questo periodo nascono alcune pietanze street food ancora oggi iconiche, come i pâtes francesi, torte farcite con carni e verdure da mangiare con le mani, le famose pie inglesi, torte salate ripiene e il fish and chips.
Nel corso dei secoli e fino all’epoca della Rivoluzione Industriale lo street food si è evoluto e arricchito con decine di ricette che ancora oggi gustiamo in Italia e nel mondo, poi ha vissuto un periodo di calo nel corso del Novecento per poi venire riscoperto.
In epoca più moderna lo street food è tornato sempre più alla ribalta, complice anche il potere dei social, sebbene con una concezione completamente diversa: non è più il cibo delle classi più povere ma è diventato testimonianza dell’identità di un popolo. Oggi è il modo migliore di conoscere la cucina tradizionale e locale del luogo in cui ti trovi, motivo per cui si è ritagliato un suo spazio anche nelle guide gastronomiche, che sempre più spesso indicano indirizzi di street food nei loro suggerimenti.
Dal Sud Est asiatico al Messico, dal Giappone all’Ungheria, lo street food è una vera istituzione sempre più radicata: sono sempre di più i mercati, i baracchini e i food truck che vediamo in giro per il modo dove provare ricette tradizionali da gustare al volo. E anche in questo caso l’Italia non è da meno. Il cibo di strada è molto radicato nella nostra cultura gastronomica ed è sfaccettato e vario: ogni regione ha una o più specialità di street food e secondo una stima ben il 52% della popolazione italiana acquista street food.
Alcune preparazioni sono ormai famosissime e diffuse ben oltre la regione di appartenenza: ti basti pensare agli arancini siciliani, agli arrosticini abruzzesi, alle piadine romagnole, alla focaccia ligure (sia quella di Recco sia quella genovese) e ai supplì romani. Altri, invece, rimangono più strettamente locali, tutti da provare quando ti trovi nella regione di appartenenza. Qualche esempio? Le olive all’ascolana, quelle fatte a mano tipiche delle Marche, la pizza fritta e la pizza a portafoglio napoletane (ma Napoli è una fonte infinita di street food), le panelle siciliane, i panzerotti pugliesi e la torta al testo umbra, solo per citarne alcuni.