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11 Luglio 2024 13:00

Alle origini dello street food, il cibo di strada inventato più di 3.000 anni fa

Preparazioni veloci, ricche, gustose servite nei mercati o dai food truck: il cibo di strada è diventata una vera mania globale e ogni Paese ormai ha il suo. Ma nonostante sia una moda recente, in realtà è una pratica che ha radici antichissime, addirittura di migliaia di anni. Scopriamo cos’è lo street food e perché è così amato.

A cura di Martina De Angelis
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Stai visitando una grande città o passeggiando nella tua, hai un languorino ma non ti va di sederti al ristorante. Cosa fare? La soluzione è lo street food: il cibo di strada, tutta quella serie di pietanze e stuzzichini che puoi mangiare continuando a camminare, senza bisogno nemmeno di fermarti. Oggi lo street food è un fenomeno a livello globale che permette di conoscere l’identità territoriale dei luoghi e ha conquistato festival nazionali e internazionali, ma anche chef prestigiosi che si divertono a creare la loro versione di cibo di strada gourmet.

Lo street food è così tanto amato perché unisce la praticità, il gusto e la tradizione, ma da dove arriva questo fenomeno così diffuso? La risposta ti sorprenderà: non è un’invenzione moderna come potresti pensare, ma una pratica inventata migliaia di anni fa.

Come e dove nasce lo street food

Lo street food è esattamente quello che suggerisce il nome: cibo semplice ma sostanzioso e veloce da preparare che puoi acquistare e mangiare in strada, in piedi o addirittura camminando. Quello che forse non sai è che una tradizione davvero molto antica.

Le tracce di cibo preparato e cucinato per strada risalgono a migliaia di anni fa: gli antichi Greci, infatti, hanno descritto in più occasione l’usanza degli egiziani, soprattutto al porto di Alessandria, di friggere il pesce e venderlo per strada. I Greci hanno fatto loro questo costume, passandolo poi a loro volta ai romani.  È proprio con l’antica Roma che nasce il vero e proprio concetto di street food come lo intendiamo oggi.

Gli antichi romani, infatti, ampliarono l’usanza del pesce fritto arrivando a proporre innumerevoli varianti di cibo. Una preziosa testimonianza ne sono gli scavi di Ercolano e di Pompei: qui sono stati rivenuti i resti ben conservati dei thermopolia, gli antenati del moderno food truck che conosciamo noi.

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Erano una specie di cucinotti affacciati direttamente sulla strada dove venivano cotti e venduti cibi di ogni sorta. Pompei ed Ercolano hanno conservato persino delle tracce di cibo che ci permettono di sapere cosa cucinavano questi banchi di street food: in alcuni recipienti sono stati trovati resti di capretto, lumache e perfino una sorta di paella con pesce e carne.

All’epoca le classi più povere vivevano in case sprovviste di cucina e quindi questi banchi di cibo di strada erano il modo migliore di mangiare, anche perché erano molto economici. Ecco quindi che nasce l’associazione tra cibo di strada e cucina povera, del popolo e per il popolo.

Questo concetto di cucina povera si consolida nel corso del Medioevo, quando il cibo di strada diventa appannaggio di garzoni, facchini e tuttofare che mangiavano in strada, dagli ambulanti. In questo periodo nascono alcune pietanze street food ancora oggi iconiche, come i pâtes francesi, torte farcite con carni e verdure da mangiare con le mani, le famose pie inglesi, torte salate ripiene e il fish and chips.

Nel corso dei secoli e fino all’epoca della Rivoluzione Industriale lo street food si è evoluto e arricchito con decine di ricette che ancora oggi gustiamo in Italia e nel mondo, poi ha vissuto un periodo di calo nel corso del Novecento per poi venire riscoperto.

In epoca più moderna lo street food è tornato sempre più alla ribalta, complice anche il potere dei social, sebbene con una concezione completamente diversa: non è più il cibo delle classi più povere ma è diventato testimonianza dell’identità di un popolo. Oggi è il modo migliore di conoscere la cucina tradizionale e locale del luogo in cui ti trovi, motivo per cui si è ritagliato un suo spazio anche nelle guide gastronomiche, che sempre più spesso indicano indirizzi di street food nei loro suggerimenti.

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Lo street food italiano più famoso

Dal Sud Est asiatico al Messico, dal Giappone all’Ungheria, lo street food è una vera istituzione sempre più radicata: sono sempre di più i mercati, i baracchini e i food truck che vediamo in giro per il modo dove provare ricette tradizionali da gustare al volo. E anche in questo caso l’Italia non è da meno. Il cibo di strada è molto radicato nella nostra cultura gastronomica ed è sfaccettato e vario: ogni regione ha una o più specialità di street food e secondo una stima ben il 52% della popolazione italiana acquista street food.

Alcune preparazioni sono ormai famosissime e diffuse ben oltre la regione di appartenenza: ti basti pensare agli arancini siciliani, agli arrosticini abruzzesi, alle piadine romagnole, alla focaccia ligure (sia quella di Recco sia quella genovese) e ai supplì romani. Altri, invece, rimangono più strettamente locali, tutti da provare quando ti trovi nella regione di appartenenza. Qualche esempio? Le olive all’ascolana, quelle fatte a mano tipiche delle Marche, la pizza fritta e la pizza a portafoglio napoletane (ma Napoli è una fonte infinita di street food), le panelle siciliane, i panzerotti pugliesi e la torta al testo umbra, solo per citarne alcuni.

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Quello che i piatti non dicono
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