L'albicocca pellecchiella è una varietà dell'albicocca vesuviana, prodotto tipico campano coltivato fin dai tempi dei Romani. Vediamo le sue caratteristiche uniche e perché è diventata onnipresente nei dolci della pasticceria campana contemporanea.
L'albicocca "pellecchiella" è uno degli ingredienti più "invadenti" degli ultimi anni: onnipresente in preparazioni dolci o salate che siano, soprattutto nella regione in cui questo frutto nasce, ovvero la Campania. Il sogno proibito di ogni pasticciere a Napoli e dintorni. In realtà questa tipologia non è altro che una variante della tipica albicocca vesuviana, quella che da secoli i napoletani chiamano "crisommola" o "cresommola". Il termine deriva dal greco Chrysomelos, che significa "frutto d’oro", perché in passato la colorazione era più giallognola rispetto alle albicocche contemporanee. L'albicocca pellecchiella, tra l'altro, ha mantenuto questa colorazione tipica ed è più gialla rispetto alle altre albicocche. Andiamo alla scoperta di questo frutto delizioso, un'eccellenza della nostra Italia.
L'albicocca ha origini antichissime e viene dalla Cina. Introdotta in Italia ai tempi dei Romani che piantano gli alberi già nel I secolo sia nel Lazio sia in Campania, si diffonde in tutto il Paese e trova terreno fertile nel Mezzogiorno grazie al clima. Plinio il Vecchio descrive le prime albicocche nel napoletano ma sono solo citate sommariamente, in un elenco di ingredienti. Per avere una descrizione completa dobbiamo aspettare il 1583 e il "Suae Villae Pomarium" di Gian Battista Della Porta, uno degli scienziati più importanti della storia, antesignano di Galileo Galilei. Lo studioso parla di coltivazioni intensive nell'area vesuviana e divide questi frutti in due grandi gruppi: le Bericocche di forma tonda, dalla polpa bianca, molle e aderente al nocciolo e le Chrisomele, più pregiate, colorate e con la polpa non aderente al nocciolo. Ancora oggi questi due grandi gruppi (con nomi diversi) sopravvivono.
L'albicocca pellecchiella è una delle oltre cento antiche varietà, interamente autoctone e frutto di una selezione mendeliana, che si producono nel territorio del Parco Nazionale del Vesuvio.
Questo nome tanto particolare è dato da una caratteristica del frutto: ha la "pelle", ovvero una buccia facilmente separabile dalla polpa, quest'ultima staccata dal nocciolo, molto compatta e ricca. La particolarità delle albicocche pellecchielle sta poi nel profumo molto intenso, nel sapore dolce, nel colore più giallo rispetto all'albicocca classica e nelle dimensioni, molto più grandi rispetto alle "cugine". È considerata una delle migliori varietà di albicocche in Italia e sta trovando ampio utilizzo nel mondo della pasticceria perché è ideale per confetture, sciroppi e succhi.